Cristina Massei

Finalmente, con circa 4 ore di ritardo, Michael Monroe e Andy McCoy fanno il lor ingresso al Transilvania, gremito di giornalisti e addetti ai lavori in fremente attesa. Ecco, le solite rockstar... Ma no, questo non e’ sicuramente il caso di questi due eterni ragazzi del rock’n’roll, che ieri sono andati a letto presto per dare il massimo al pubblico italiano a cui si presentano per la prima volta.
Purtroppo, e dico purtroppo, c’e’ una giustificazione legittima a questo ritardo: Michael ha una brutta influenza, ma soprattutto Andy sembra conciato male, anche con una stampella stenta a camminare, speriamo bene.
Non ne approfittano tuttavia per snobbare i giornalisti, e col poco tempo ancora disponibile si mette insieme un’informale conferenza stampa. Tutti seduti intorno ai due vecchi marinai delle sette note, orecchie tese e registratori accesi, “c’era una volta in Finlandia, in Europa, nel mondo...”

Come e’ nata l’idea di questa riunione?
M. Non si tratta di una riunione ma di una rinascita vera e propria. Io e Andy ci siamo ritrovati a suonare insieme ed e’ nata l’idea di Hanoi Rocks Revisited, una serie di concerti dove suonavamo i vecchi pezzi degli Hanoi. Da li abbiamo ritrovato quel feeling e iniziato a scrivere musica nuova, e ascoltandola ci e’ sembrata decisamente “Hanoi Rocks”. Cosi la band e’ nata di nuovo.

Parlateci dei nuovi musicisti, Costello, Timpa e Lacu...
M. Li ho portati dalla mia band solista, e ritengo non ci siano musicisti migliori in giro! Ne abbiamo sentito qualcuno, ma loro sono davvero il massimo.

Quindi niente piu’ progetti solisti?
M. No, al momento siamo cosi soddisfatti e contenti di essere insieme che tutto il nostro tempo e la musica che scriviamo e’ per gli Hanoi Rocks.

Andy, che succede alla tua gamba?
A. Colpa di un vecchio incidente che continua a darmi problemi. Stasera saro’ costretto a suonare da seduto purtroppo...

Ho sentito voci che questo e’ un “one-off”, un tour unico che non si ripetera’, l’ultima occasione per vedervi live...
M. Ma stai scherzando? Chi mette in giro certe voci? Ci siamo appena rimessi insieme, questo e’ solo l’inizio! Ti ho detto quanto siamo felici di aver fatto questo passo e aver riformato la band. Abbiamo anche un nuovo album...

Gia, “12 shots on the rocks”, stiamo tutti aspettando! Ce ne volete parlare?
M. Con piacere! Secondo me si tratta del materiale migliore che abbiamo mai scritto. E’ ancora totalmente Hanoi Rocks come vi ho detto all’inizio, ma gli anni e l’esperienza ci hanno maturato, e la crescita ha arricchito il nostro lavoro.

Alla luce della recente biografia dei Motley Crue che ha certamente riapaerto per voi una vecchia ferita, pensi che Vince neil abbia capito cio’ che ha fatto e sviluppato un benche’ minimo senso di colpa?
M. Personalmente non ho letto quel libro, ma mi e’ stato detto che si riferisce alla morte di Razzle come “l’incidente del finlandese”: Razzle era inglese, e se non sa neanche di che nazionalita’ era la persona che ha ucciso dubito gliene freghi qualcosa.

Sai che si e’ anche lamentato di essere stato mandato in una “vera” comunita’ di recupero...
M. Non voglio neanche commentare, era un incidente, ma quello che e’ morto era il mio migliore amico e lui non sa neanche da che Paese viene...

Avete mai pensato di scrivere una vostra biografia?
A. Io ci ho provato (The Real McCoy, ndr), pensavo sarebbe stato divertente ma si e’ rivelato piu’ difficile e noioso di quanto credessi. Non mi sono reso conto che ci sarebbero stati tanti problemi su come scriverlo, parole da usare, da non ripetere...

Vi ha sorpreso l’affluenza di massa ai vostri concerti e il grande entusiasmo dopo tutti questi anni?
M. Sorpreso proprio no, sapevamo che il nome Hanoi Rocks avrebbe richiamato tanta gente, ma sicuramente ci ha fatto piacere.

Quando gli Hanoi si sono divisi hanno creato un vuoto che molte band hanno cercato di colmare. Cosa pensate di questi gruppi che vi citano come loro primaria influenza, ritenete abbiano in un certo senso “approfittato” della vostra prematura scomparsa per “fregarvi il posto”?
M. (ridendo) Non ci interessa piu’ di tanto... Vi racconto un aneddoto: un giorno durante un award il produttore del primo album dei Poison viene da me e mi fa, “Michael, volevo chiederti scusa”; “e per cosa?” dico io, e lui: “Vedi io sono un produttore, e quando voi vi siete divisi sono nati i Poison con l’idea di rimpiazzarvi, e io sono quello che ha prodotto il loro primo album con questo intento...”. Gli ho riso in faccia: “Tutto qui? Cosi era questo che stavate cercando di fare? Beh, non ti preoccupare allora, non ci siete andati neppure vicino!”

Il manager viene a chiamare Michael e Andy, ora di prepararsi per lo show. Qualcuno scatta qualche foto volante, altri gli danno dischi da autografare. Non capita tutti i giorni di incontrare una leggenda, e anche il professionismo giornalistico per una volta si pu’ lasciare da parte.
Auguro loro in bocca al lupo e li lascio andare, tenendo stretto il mio registratore e il ricordo degli occhi magnetici di Michael fissi nei miei mentre parla di Razzle e rinascita. E alla fine, confesso, stavolta la cassetta non l’ho neanche risentita, ho usato il ricordo e il cuore per raccontarvi questa storia. Perche’ a volte, cercare di registrare un’emozione sembra quasi possa spezzare la magia...

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