www.immarock.com
ENGLISH VERSION

 


Claudia Schiavone

Dopo la toccata e fuga estiva della scorsa estate, abbiamo ricontattato gli iMMA, giovane gruppo inglese deciso a raccogliere l’eredità di Skunk Anansie e compagnia. La vocalist Erika ha fatto gli onori di casa e ci ha raccontato qualcosa di loro.

Ciao Erika! Il vostro nome probabilmente suonerà sconosciuto alla maggior parte dei lettori di Slam! Vuoi presentarci gli iMMa e raccontarci come e quando sono nati?
Jonas (il chitarrista) ed io abbiamo cominciato con un gruppo metal chiamato The Finger che proprio noi due avevamo formato dopo esserci conosciuti ad una serata jammante a Guildford. Quando questa band si è sciolta abbiamo continuato a scrivere pezzi e abbiamo deciso di dare vita ad un nuovo gruppo nel 2006, gli iMMa. Poi Jonas ha conosciuto Doug, il nostro batterista, che suonava con Ben Earle e Giacomo è il nostro nuovo bassista. Ci eravamo conosciuti ad un concerto degli Itchy Tits, fin dall’inizio avevo capito che era l’ideale per gli iMMa, ma poi ho perso il suo indirizzo e-mail… è strano come le cose riescano a sistemarsi da sole a volte. Un anno, un batterista e tre bassisti dopo abbiamo raggiunto il quartetto perfetto!

Il vostro sound mi ricorda enormemente gli Skunk Anansie. Come vi definireste a livello di suono e quali sono le vostre maggiori fonti di ispirazione?
Wow!! Che onore….gli Skunk Anansie sono un gruppo eccezionale!! Definirei il nostro sound come heavy rock con una particolare enfasi su forti groove e melodie vivaci. Le nostre fonti di ispirazione sono estremamente varie, ci piacciono parecchi generi musicali, dal jazz, al metal, alla musica classica, anche se le nostre radici si fondano sul rock: è questo ciò per cui viviamo.

Band maschile con cantante femminile: ultimamente sembra essere una formazione che va molto di moda. Non credi che lo stia diventando addirittura troppo, che il pubblico possa stancarsi di questa tipologia di band? È volutamente provocatorio… ?
Andiamo!! Per un sacco di anni hanno dominato le band esclusivamente maschili, perché un gruppo con una cantante donna dovrebbe stufare? Non è mai successo quando cantavano solo gli uomini. È ora che qualcuno porti più estrogeni in mezzo a tutto questo testosterone! Più donne ci saranno nel rock meglio sarà.
Adoro la varietà delle tonalità femminili, dalle voci rauche e sporche come quella di Brody dei Distillers a quelle più pure di Amy Lee degli Evanescence.

Cosa vuol dire essere la voce femminile di un gruppo maschile? Voglio dire, di solito l’attenzione del pubblico è focalizzata sul cantante. Ti senti a tuo agio in questo ruolo? Quali sono i pro e i contro di questa situazione?
Quello del cantante è indubbiamente il ruolo che attira maggiormente l’attenzione di chi ascolta, indipendentemente dal fatto che si tratti di uomo o donna. Se non vuoi essere al centro dell’attenzione allora cantare non fa per te! Non mi sono mai sentita troppo “femminile” da questo punto di vista e sono assolutamente a mio agio quando sia uomini sia donne sono attorno a me. Di solito chi mi vede cantare rimane sempre stupito perché sebbene sia una persona che non passa inosservata, normalmente il mio carattere è abbastanza schivo, ma quando salgo sul palco mi trasformo. Qualcuno lo trova scomodo, si sente parecchio a disagio, ma no, non ho nessun problema a convivere con un gruppo di ragazzi. Non gioco con il fatto di essere donna e faccio girare gli ingranaggi con il resto della band. Anch’io faccio il lavoro sporco.

Quali sono le cantanti che apprezzi maggiormente?
- Hmmm…naturalmente Skin, che è capace di creare suoni potenti con tonalità crude, essenziali. Oltre a lei, sono una grande fan di molte delle voci Motown, Chaka Khan e Aretha Franklin per esempio, e di artiste eccezionali come Shirley Bassey.

So che hai origini giapponesi. Quanto conosci della cultura giapponese in fatto di musica? Quali sono le maggiori differenze che riscontri rispetto all’Europa?
Cerco di tornare in Giappone una volta l’anno almeno, per andare a trovare mia nonna. Ogni volta che sono lì riesco a immergermi nelle novità del pop giapponese, ha un grande seguito da quelle parti. Sono stata al Fuji Rock Festival un paio di anni fa e sono rimasta sbalordita. Ogni singola persona in mezzo alla folla era così educata e gentile…e appena è partita la musica sembrava che tutti fossero impazziti di colpo – l’atmosfera era elettrizzante. Uno dei miei sogni è poter suonare lì un giorno.

Domanda scontata: la scorsa estate avete suonato in Italia. Che tipo di esperienza è stata per voi? Quale impressione vi ha fatto il pubblico italiano? E, soprattutto, cosa è successo durante la vostra permanenza?
Per quanto mi riguarda l’esperienza della scorsa estate è stata positiva. Tutti gli italiani che ho incontrato sono stati così amichevoli, ci hanno accolto calorosamente e hanno mostrato di apprezzare la nostra musica. Confesso di essere stata molto nervosa all’inizio – non sapevo quale impressione avremmo fatto – ma è stato un grande concerto, abbiamo suonato dopo i Virus2000, una band di Milano, e l’attimo in cui partita la prima nota tutte le mie paure sono scomparse e abbiamo cominciato a fare quello che sappiamo fare meglio: suonare e dare tutto mentre suoniamo. Abbiamo avuto un riscontro molto positivo da tutti; il prossimo anno torneremo, sempre con la collaborazione di Underpressure. Episodi divertenti da raccontare…mmmhhh…merda! Probabilmente vedere i ragazzi della band andare su e giù sul bordo della piscina bianchi come dei cenci e passare di fianco agli italiani abbronzati e muscolosi!!! Ah ah!!!


Avete da poco cambiato bassista, da un mesetto circa se non sbaglio, giusto? Raccontateci qualcosa di questa new entry. Siete soddisfatti della scelta?
Assolutamente. Il gruppo va alla grande, Giacomo (yup, un vostro compaesano, un toscano, suona con noi) ha debuttato con noi l’altro giorno dopo una sola prova. Eravamo davvero solidi e compatti, meglio di quanto non fossimo mai stati. Non vediamo l’ora che arrivino il nuovo anno e le nuove date, per poter proporre i nostri nuovi brani.

E adesso dimmi: perchè un italiano dovrebbe venire ad uno dei vostri concerti? Sei libera di farti pubblicità come meglio credi ?
Siamo una sorta di droga, creiamo dipendenza. Dopo un nostro concerto la gente si sente euforica, felice e non vede l’ora di averne ancora. Non c’è pericolo di uno show uguale all’altro: nessuno sa che tipo di concerto vedrà perché nessuno di noi sa che cosa farà e darà al pubblico, è tutto estremamente spontaneo. Ne rimarrete affascinati. Mwah!

Quali sono i vostri programmi futuri?
Il prossimo anno vogliamo cercare di accrescere il nostro profilo, registrare un album e distribuirlo in digitale, on-line e ai concerti. Vogliamo suonare il più possibile, in UK e in Europa, stiamo anche valutando le possibilità di un tour in Giappone e America. Realizzeremo anche un video promozionale a gennaio, continueremo la collaborazione con i ragazzi della linea Underpressure, mentre speriamo di iniziarne una con la JD Sports inglese.

Dove credi che possano arrivare gli iMMa?
Credo che gli iMMa possano raggiungere qualsiasi obiettivo sentano veramente di poter raggiungere. Stiamo lavorando per migliorarci costantemente come musicisti, a livello di spettacolo riusciamo a offrire la stessa qualità di artisti più “stagionati”, anche se abbiamo ancora molto da imparare. Siamo consapevoli dei nostri punti di forza e dei nostri punti deboli. Quello che ci serve è una hit e un bel po’ di fortuna (anche se lavorando duro la fortuna si guadagna!) e, ovviamente il supporto dei fans. Non avete idea di quanta energia ci dia vedere un numero sempre maggiore di facce conosciute ai nostri concerti. Questo vuol dire che la gente apprezza quello che facciamo. Questo è il motivo per cui siamo un gruppo – per entrare in contatto con la gente, con voi, e condividere la nostra passione per la musica e per la vita. Abbiamo bisogno di voi. Non possiamo farcela senza di voi, non avrebbe senso.

---- by Slam! Production® 2001/2008 ----