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Alessandro Lilli

Abbiamo incontrato Stefano Peresson, interessantissimo interlocutore, fondatore di una delle più valide realtà emergenti in ambito heavy rock nazionale: i bolognesi Markonee. Ecco il resoconto di una chiacchierata davvero gradevole.

Markonee: come trae origine il nome che vi siete dati? Da qualche parte leggevo che ha a che fare con la località di Pontecchio Marconi. Ma cosa c’ entra nei credits del vostro album, “The spirit of Radio”, il ringraziamento a Zakk Wylde?
Zao Ale! Zao Moreno! Mi presento,sono Stefano Peresson, suono la chitarra e le tastiere,scrivo la musica ed i testi delle canzoni e se Carlo (Bevilacqua, chitarrista) ed Emiliano (Gurioli, cantante) me lo permettono canto lenti per ragazze gotiche.
A parte gli scherzi! Il nome trae origine da una frase che Zakk mi ha detto nel ’98 uscendo dall’aeroporto di Bologna (intitolato a Marconi): “it’s a good name for a good band”, spiegandomi poi che con quel nome tutti saprebbero da dove vengo. Formato il gruppo ci siamo trasferiti a Pontecchio, ma volevo che usando un motore di ricerca apparissimo solo noi; quindi MARKONEE. Attenzione, non e’ inglese ma una lingua baltica.

Dunque mi pare di capire che non vi è nessun tentativo di imitazione del concept dei Tesla, anzi vi ponete quasi in contrapposizione storica con essi, in difesa dell’ operato del bolognese Guglielmo Marconi…
Esatto, rispettiamo assolutamente i Tesla, grandi musicisti,ma concettualmente siamo la loro nemesi.
Nel mondo occidentale Marconi non va difeso, va solo osannato.

Ad ogni modo, quando andate a suonare nella ex Jugoslavia, dove mi risulta abbiate un ottima notorietà, suppongo che evitiate attacchi alla figura di Tesla…
Per loro e’ una cosa strana,hanno altri miti, se parli con un filo-sovietico l’inventore della radio non e’ neanche Tesla ma Popoff.

Vuoi parlarci brevemente dei Markonee e della loro storia musicale?
Abbiamo iniziato a parlarne alla fine del secolo,a registrare qualcosa nel 2001. La rivista USA Smash Hits faceva una compilation di gruppi non americani: per l’Italia hanno chiamato noi con “Loved Land”, e ci recensivano entusiasticamente. Ho capito che potevamo lavorarci su.

Ma è vero che anni fa vi rubarono tutta la strumentazione?
E’ gia’ la seconda volta che ci capita… quando hai un centinaio di chitarre e’ normale.

Nella vostra biografia ho letto di svariati riconoscimenti, sia alla band che a te personalmente per il brano “Every beat of my heart”, peraltro presente sull’ album. La vittoria del contest indetto dalla RAI quante porte vi ha effettivamente aperto?
Poche, ma siamo anche un gruppo di hard rock che canta in inglese. E’ stato stupefacente vincere cosi’ largamente su gruppi che suonano la Pizzica Salentina o della Wave elettronica in italiano. Del premio SIAE mi ero quasi dimenticato, fino a quando siamo andati in Jugoslavia; negli articoli era la prima cosa che menzionavano. Se devo dire pero’ la RAI ci ha chiamato al Telethon a Padova, ed e’ stato un gran concerto in una piazza che con noi era diventata una bolgia, non lo dimentichero’ mai. Quel live lo hanno trasmesso 3 volte!

Oggi potete contare su un concreto e fattivo supporto da parte dell’ associazione Bologna Rock City, che vi ha inserito in cartellone con parecchi bigs internazionali del calibro di Gotthard, Winger ed House of Shakira. Possiamo dire che BRC si sta dimostrando più efficace della RAI?
Tanta e’ la passione di Emiliano (Nanni, BRC) che a volte mi sembra uno scherzo. Un giorno viene in sala da noi e ci dice “dal 29 Aprile al 15 Maggio suonate tutte le sere e saremo la prima band di Metal italiana ad andare nella ex Jugoslavia”… non scherzava!
In piu' riesce a collaborare con altri management importanti vedi la Eagle e la Secondo Avvento, io non mi sono mai occupato di queste cose, di solito rompo le palle ai fotografi, chiedete ad Alex Ruffini, sono il suo incubo.
Volevo ricordare che ci saranno anche i White Lion e Soul Doctor. Credo che per il suo compleanno BRC si regalera’ le Vixen… Emy scusa mi lasci una sorella Pedersen?

Passiamo a parlare un po’ del nuovo album, “The Spirit Of Radio”, che si contraddistingue per l’idea, davvero inusuale in una band al debut album, del concept sulla vita e l’ opera di Marconi. Per caso vi ha spinto l’aspirazione al contatto con l’America, che già nutrivi una quindicina di anni fa, quando militavi negli sfortunati Danger Zone?
Infatti quando Emiliano Nanni mi parla degli USA mi vengono i brividi…era l’88.La sera che i Danger Zone suonavamo al Whisky a GoGo io e Priori eravamo a Venice in spiaggia nel pomeriggio: una settimana prima eravamo a suonare a Padova… Per quanto riguarda il concept mi sembra un buon mezzo per raccontare una storia se non sei uno scrittore. A Oderso (Rubini,produttore) l’idea piaceva e Carlo ha incanalato il torrente delle idee. In realta’ dovevano esserci 20 canzoni, ma la casa discografica si e’ rifiutata di stampare un doppio per un gruppo esordiente. Comunque la vita di Marconi mi aveva affascinato sin da bambino: emigrante, reietto dalla cultura dell’epoca, volontario sul Carso nel Prima Guerra Mondiale,poi definito Mago dell’Infinito e premio Nobel per la Fisica. Pensate che lo schernivano chiamandolo “l’ELETTRICISTA”!

Ritengo che nel caso di “The Spirit Of Radio” non si possa parlare di semplice incisione discografica, ma di una autentica espressione culturale di considerevole spessore.Lo stesso booklet è assolutamente inusuale per la sua corposità e denso di contenuti documentali, che caratterizzano il prodotto come qualcosa di ben più sostanzioso di un semplice tentativo discografico da parte di una band esordiente…
Grazie! Non ci ripaga di un anno di brain stormin’ ma tutti ci dicono che e’ un prodotto ben fatto.
Il picco delle emozioni e’ stato quando ho conosciuto la figlia di Marconi, Elettra. Mi ha stretto la mano e mi ha detto: “Lei e’ quello che ha fatto un disco sul babbo? Bravo!!”
Avevo visto cosi’ tante fotografie di Marconi ed ascoltato tanti dei suoi discorsi che era emozionante sentire una persona con la stessa voce e vedere che aveva gli stessi occhi.

Quanto difficoltoso è stato reperire tutte le foto e i documenti d’epoca pubblicati nel ricchissimo booklet del compact disc?
Abbiamo aspettato la foto di copertina 3 mesi, veniva dal Canada, ed il disco era pronto.
Per le altre foto ed alcuni documenti il merito e’ di Oderso e di Carlo che e’ riuscito ad allacciare rapporti con la Fondazione Marconi.

A parte la già citata “Every beat of my heart”, quali altre canzoni delle ben 17 presenti sull’ album hanno per te un particolare sapore?
Loved Land perche’ e la prima canzone che ho scritto con i Markonee.Poi Colors ed I Know That You Know That He Knows perche’ e’ stata scritta e registrata di getto.Carlo direbbe Discovery e Modern Time Clockwork. Emiliano I Would Die For You e I Don’t Remeber Well: e’ l’unica canzone che canto io, ma dice che ha un grande solo! A JJ (Frati, bassista) piace Black’n’Grey ed a Ivano (Zanotti, batterista) non puoi non lasciare il martellato di Burning. Officer & Gentleman era il favorito della nostra corista, Susanna Minghetti, mentre lo registravamo.
Tutte le volte prima di salire sul palco Nanni arriva e controlla che ci sia Moving To America in scaletta.

E’ vero che tutti i testi sono stati riadattati al tema del concept, che canzone dopo canzone ripercorre con dovizia di particolari la vita e l’opera di Guglielmo Marconi?
Si’ e quello e’ stato un lavoro tremendo,l’unica che non e’ mai cambiata e’ Would I Lie To You, anche perche’ e’ un argomento un po’ particolare, anzi direi che e’ il testo piu’ spinto che abbia mai fatto, un sogno erotico su una persona a me molto vicina…

Durante la nostra conversazione, ho avuto modo di apprezzare la tua minuziosa cognizione di fatti storici anche di dettaglio, ed in generale un vivo interesse verso la cultura. Dunque convieni con me quando scrivo che certo rock è tutt’altro che sottocultura?
Vero! Pero’ non ho idea se alla gente interessa o no.Vedo che alle persone rimane piu’ impresso se guidi ubriaco ed uccidi il batterista di un altro gruppo o cosa combini nel backstage con le groupies. Il rock italiano non e’ fatto con bottiglie di Champagne, ma con lacrime, sudore e sangue.

A proposito di storia, facciamo un tuffo nel tuo passato di musicista: quali sono i tuoi più bei ricordi collegati all’avventura americana con i Danger Zone?
Fanno ancora male… preferisco non parlarne…

Cosa ne è stato del disco che incideste negli USA per il mercato americano?
Perche’ non lo chiedete a Stephen Galphas (produttore di Saxon, Stryper, Motorhead, John Waite, EZO).

Secondo te era maggiore il potenziale di successo dei Danger Zone 15 anni fa, oppure quello dei Markonee oggi, considerando le tendenze musicali nelle ripettive epoche?
15 anni fa eravamo i primi “Charvel nel JCM800 con il Flanger”. Oggi il discorso e’ molto piu’ complesso ed articolato. Si suonava di meno ma era piu’ facile fare concerti in posti grandi. E se avevi la fortuna di capitare in mano ad un grande manager…

Pensi con i Markonee di poter riprendere la via del successo dal punto in cui si interruppe l’ ascesa dei Danger Zone, o ti ritieni meno ambizioso in relazione al tuo attuale progetto?
Non lo penso, lo spero. Un gruppo senza ambizione e’ un esercito disarmato.

Nella tua biografia personale sul sito (www.markonee.com) mi ha fatto sorridere la citazione a Gabrielle Drake della serie tv “UFO” (anche per me fonte di…”ispirazione” in gioventù…) e mi hanno colpite alcune tue dichiarazioni di matrice cattolica: non è che la tua Jackson gialla e nera sia un tributo agli Stryper? E poi cosa c’ è che non va nelle Stratocaster?
Sia io che Oderso siamo fanatici della fantascienza,e quella serie colpì moltissimo tutti. Gli alieni erano cattivissimi ed usavano gli umani come parti di ricambio. Poi c’erano droghe,sesso,rapporti interrazziali, i telefoni cellulari, erano in UK ma guidavano a sinistra… Pensa che era solo il ’69,infatti durarono solo 2 stagioni, rimpiazzati dal piu’ blando Spazio1999.
Per quanto riguarda la matrice cattolica ti dico che e’ presente e fortissima, ma la Bengal non e’ un tributo a gli Stryper di Oz Fox. E’ solo una scelta casuale che sta’ diventando il mio trade mark :“Pera quello con la chitarra tigrata!”. Siamo stati grandi fans di Kiss, Boston, Zeppelin, gruppi non Stratocaster sound, tutto quà.

C’è qualche altra band in Italia che propone come voi un eccellente heavy rock impregnato delle sonorità tipicamente americane degli anni ’80, e che riscuote un’ ammirazione particolare da parte tua?
Ci sono ottime bands ovunque,i Magdalenas di Pacino, LLadies della Lara,Hollywood Vampires a Reggio, Rockstar a Lucca, Cellulite Star a Padova, Brightness a Roma, Shattered, Six Killers, Jany James, Sex For Cash, Streets Of Fire, Small Jackets… Potrei andare avanti ore, suonano tutti meglio di molte band europee. Un discorso a parte lo meritano i RAIN: per anni sono stati i veri Defenders Of The Faith del metal italiano, e loro sono una spanna sopra, fidatevi.

Che aspettative di vendita nutri per il “The Spirit Of Radio”? Nel vostro ultimo show salutasti il pubblico con un eloquente: “Comprate il nostro disco e non fate gli stronzi!!!”, riferito ovviamente al malcostume della pirateria…
Poche, anche se ti devo dire che il vinile lo stiamo gia’ ristampando.Viste le vendite allo stand di BRC direi che la frase ha avuto effetto, ma non parlavo di pirateria. La gente fa fatica a comprare una pin di un gruppo italico e spende 50 euro per un picture di qualche biondo stonato di qualche paese freddo. Mi rivolgo a tutti : ci sono gruppi italiani che sono fantastici, supportateli ! E lasciamo un po’ di “Gruppi Aiutati Dallo Stato” a casina loro… sono stato chiaro?

Hai qualche messaggio o dichiarazione ulteriori che vorresti rendere noti attraverso il nostro sito?
Siate fieri di Marconi, era italiano e comprate i dischi dei gruppi italiani…
Chiudo con un aforisma di una poetessa bresciana :
Cosa state a fare nelle discoteche? Andate a concerti… STRONZI!!!

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