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THE YOYOS
"Given up Given Up"
Undergroove – 2005

Speravo di poter ascoltare un giorno questo cd, e allo stesso tempo temevo quel giorno. In un certo senso, il fatto che gli Yoyos avessero concluso la loro carriera dopo “Uppers and Downers” significava la certezza di non dover subire l’estrema delusione da uno dei tuoi vecchi idoli che cercano di raccimolare un paio di sterline con quattordici pezzi mediocri privi d’ispirazione. Fortunatamente non e’ sempre cosi, c’e’ gente come i Social Distortion che aspettano anche otto anni ma ti danno esattamente quello che ti aspetti. Casi rari, vero. Ma gli Yoyos sono, fortunatamente, uno di questi casi.

Given Up Giving Up” e’ un EP, sette pezzi registrati in tre giorni, con la collaborazione tra gli altri degli Antiproduct, che fanno le back vocals in tre brani. Tre giorni... Mi sovviene, non era lo stesso tempo che Gesu’ impiego per resuscitare? Un tempo standard per i miracoli, si direbbe.
Si apre con la title-track, e il titolo la dice tutta. “Given up giving up again, now I’m up again...”: thank God dico io. Tipici Yoyos, rocknroll onesto, sincero, semplice e geniale. Segue “Omega male”, piu’ tranquilla, non ti prende subito ma cresce all’ascolto; “Round the world”, scanzonata, allegra, ballabile, radiofonica; “Sunglasses”, un po’ piu’ “moderna”, non la mia preferita, ma con potenziale di vendita nell’anno di Nostro Signore 2005; “AA Holiday”, la mia preferita, solare, felice, rnr, coretti scemi e ballerecci, estremamente “catchy; “Tattoos dont last forever” inizia lenta e aumenta il ritmo, probabilmente quanto di piu’ vicino ad una ballad puo’ uscire dagli Yoyos, dedicata a Danny Frye, bella anche se un po’ scontata; e infine “The rocknroll commandments”, “totally inspired by Prince Buster” recita la sleeve, i Dieci Comandamenti rivisti in versione Madness e una strizzata d’occhio a “Rules to rock’n’roll by” degli Antiproduct, presenti nei cori, una figata di pezzo secondo me, un potenziale classico!

Formazione: Danny McCormack e Tom Spencer confermati, con l’aggiunta di Rich Jones (chitarra e voce) ex Amen. La batteria sull’intero EP e’ opera di Gaff; ci sono due guests alla chitarra, Vince Hay e Louis Ville, e Big Lou Koozie alla voce, sulla track finale, piu’ Baron per i “claps”; Antiproduct sulla terza, sesta e settima.
Che dire... Rocksound gli da 8/10, io gli darei un 10 ma mi sembra una mancanza di rispetto verso “Uppers and Downers” che e’ un album completo, essendo questo solo un EP. Pertanto gli do’ 9, e invito Danny & Co a iniziare a lavorare su un album per accaparrarsi quell’ultimo punto (chiamalo ricatto se vuoi, ma mi vorrai mica lasciare con sti 7 pezzi per i prossimi 5 anni vero???).

Per un pre-ascolto, www.myspace.com/theyoyosofficial; per le news, foto etc www.theyoyos.net; la nuova etichetta ha anche un suo sito, www.undergroove.co.uk ; infine, con tanto preavviso e una paurosa coincidenza con l’Immacolata Concezione, cosi non vi serve neanche il giorno di malattia, per i biglietti del gig dell’8 Dicembre a Londra, Yoyos headliners e Antiproduct di supporto, www.wayahead.com.
Buongiorno a tutti, gli Yoyos sono tornati. W gli Yoyos!
Cristina Massei

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www.nakedbeggars.net
booking@nakedbeggars
 

NAKED BEGGARS
"Spit it Out"
Naked beggars - 2005

Difficile giudicare un promo con tre pezzi. Questo dischetto veniva distribuito durante i concerti dei Cinderella al Rock Never Stops tour di quest’anno per far conoscere i Naked Beggars, la band fondata da Eric Brittingham con la moglie Inga ed alla quale si è unito anche Jeff La Bar. Il precedente disco omonimo convinceva solo a tratti e a brani carichi e grintosi ne seguivano altri mosci e di scarsa presa.

Quanto ci è dato di sentire qui, come assaggio del prossimo full lengh “Spit it out” è invece decisamente positivo: tre pezzi in linea con lo stile hard rock/blues del duo La Bar – Brittingham, con un buon tiro e riff potenti. Tre tracce che se fossero cantate da Tom Kiefer potrebbero tranquillamente finire in un lavoro dei Cinderella… ma anche cantate da Inga funzionano.
Matteo Pinton

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pierpaolo@buzzi.it
 

BORGOGNA
"Outbound"
Self Produced - 2005

Soli 5 lampi per il ritorno dei melodic rocker Borgogna, ma sufficienti a far capire subito di quale sostanza sono fatti! Nessun compromesso con modernità di sorta, ma belle melodie inserite in un contesto prettamente hard rock di chiaro stampo Eighties.
L'inizio è segnato dalla trascinante "Too Much Love" che convince subito dopo il primo ascolto, caratterizzata dal buon lavoro alle 6 corse di Pierpaolo Buzzi e dalla voce del singer Tomas Borgogna. La carica scema un pò con "Power", sempre ottimamente suonata ma meno incisiva della precedente, poi è il turno della ballatona "Two Times Is Tough" sicuramente uno dei pezzi meglio usciti di questo "Outbound".

Nei 2 pezzi conclusivi vediamo il quartetto lombardo prima alle prese con l'hard rock FIREHOUSE oriented di "Leave Me Alone" e poi con una ballata acustica intitolata "Angel" che si merita di ottenere giusto riconoscimento da tutti gli estimatori di questo genere di musica quindi, se avete nostalgia di gruppi come Firehouse o Tyketto, avete trovato chi può riempire tale vuoto. Insieme ai Pythons una delle migliori promesse italiane.
Moreno Lissoni

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SPIRITUAL BEGGARS
"Demons"
InsideOut Music/Audioglobe – 2005

Ecco un altro album, e un’altra band, che meritano quantomeno il mio piu’ assoluto rispetto. Mi spiego. Cio’ che secondo me rende una band “classica”, quello che consacra un gruppo di strimpellatori all’Olimpo musicale dell’eternita’, e’ principalmente il fatto di avere un suono proprio, un “timbro”. E’ il fatto che anche se non hai mai ascoltato un intero album dei Led Zeppelin ma conosci un singolo pezzo, puoi ascoltarne un altro per la prima volta e riconoscerli immediatamente. E questo e’ il principale merito musicale che personalmente attribuisco agli Spiritual Beggars.

Formati nel 1992, esplosi a livello internazionale nel 1999 con “Ad Astra”, confermati nel 2002 con “On Fire”, gli Spiritual Beggars non hanno mai cercato di produrre un album fotocopia, anzi, sono sempre stati aperti a sperimentazioni, dai suoni piu’ pesanti ad atmosfere piu’ soft, e aggiungi a questo il cambio di voce con l’ingresso nella band dell’attuale vocalist JB su “On Fire”. Eppure, il giudizio di pubblico e critica e’ sempre lo stesso: il tipico Spiritual Beggars sound!
Oltre a JB, con “Demons” si aggiunge un nuovo membro ai fondatori Amott, Witt e Wiberg, il bassista Sharlee D’Angelo, ex Arch Enemy. L’album presenta 13 tracce vitali e appassionate, ogni nota creata jammando insieme vecchia maniera, no computers, per creare quello che secondo Amott e’ “the ultimate, super heavy, melodic, 70s style, rock album”. Sicuramente cresciuti musicalmente da “On Fire”, non cambiati, e se posso fare un pronostico lo stesso si potra’ dire del prossimo album.

I pezzi sono duri, infuocati, vibranti, basta leggere alcuni titoli: “Salt In Your wounds”, “One Man Army”, “Born To Die”, “Sleeping With One Eye Open”. Un lavoro che fara’ felice sicuramente la fan base degli Spiritual Beggars dalla prima all’ultima nota, e che sara’ comunque gradito a chiunque ami il rock genuino, puro e soprattutto vivo.
Cristina Massei

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7th HEAVEN
"Live at Durty Nellies"
NTD Records - 2005

In attesa di un nuovo lavoro in studio, e dopo l'ottimo "Silver" e l'album di cover "Sampler - Volume 1", il quartetto di Chicago esce con un doppio CD/DVD con le canzoni registrate dal vivo lo scorso aprile al Durty Nellies.
I 14 brani proposti in doppia veste (audio/video), mostrano un gruppo affiatato che regala quasi un'oretta di piacevole concerto.

L'esibizione non presenta grossi spunti, i 4 suonano il loro repertorio senza troppi fronzoli con vette di intensità che si possono individuare in "Gravity", "Cellophane", "Undone" e "Ghost Of Me", il resto del disco scorre via senza alti e bassi, peccato solo per l'assenza di canzoni come "Everlasting Love", "Invisible" e "Misunderstood", che ben mi avevano impressionato.
Moreno Lissoni

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BRET MICHAELS
"Freedom of Sound"
Poor boy records - 2005

"Freedom of Sound": la nuova fatica di Bret Michaels, l’uomo più bello dell’universo. Dopo lunghi annunci ecco finalmente il disco country che tutti i fans aspettavano con ansia. Strano il concetto di country del cantante dei Poison: un banjo, qualche violino, l’armonica ed è convinto di aver suonato un disco country. In realtà i pezzi sono i soliti rock ‘n’ roll divertenti di Michaels, certo, c’è qualche arrangiamento country oriented ma alla fine poco ci si discosta dal precedente “Songs of life”.

“Rock 'n My Country” seppur con un banjo di sottofondo e “Driver” stanno a metà fra “Hollyweird” e “Songs of life”, “Open Road” è un mid tempo carino e “All I Ever Needed” una ballatona in stile “Every rose”. Il singolo “New Breed of American Cowboy” è cowboy solo nel titolo, “Right Now, Right Here” e “Lookin' for a Good Time” sono forse i brani più country del disco, la prima ha un incedere trascinante, probabilmente il brano migliore, ma assomiglia un pò troppo a “Centerfold” della J. Jeils band. “Every rose – Country version” sarebbe anche ben fatta se non fosse la milionesima volta che Michaels ce la ripropone, d’altra parte stiamo parlando di un uomo che si è fatto un tributo da solo… mi riferisco a “A salute to Poison”.

Il resto del disco è assolutamente inutile: come bonus tracks vengono inseriti nove brani estratti dai precedenti “Songs of life”, “Ballads, blues & Stories”, “Country Demos” e “A Letter From Death Row”.
Un commento a parte merita il booket: sua santità Bret Michaels bello come una divinità, ritratto in tutte le pose più cool del rock ‘n’ roll ed una parata delle sue proprietà: qualche Harley, le Mercedes ed un cagnolino meraviglioso fotografato, guardacaso, davanti ad una Ferrari.
Cosa ci volete fare? Lui è Bret Michaels, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, per la gioia di fans, detrattori e di TUTTE le donne.
Matteo Pinton

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BIG COCK
"Year of the Cock"
Driver Wild Music - 2005

Appena mi arrivò il pacchetto contenente questo CD non mi aspettavo di trovarmi di fronte a un così bel lavoro perchè il gallo di copertina con bandana e la completa assenza di note biografiche sulla band non erano di buon auspicio.
Parte la prima traccia "Bad Motherfucker", e la mia attenzione viene subito catturata da un sound molto settantiano e dalla timbrica vocale del singer che mi ricorda qualcuno... ma non so chi... Con il successivo hard'n'roll di "I Want it All" che mi viene l'illuminizione: "questo qui è identico a Robert Mason!!!!" ...continuo l'ascolto del CD e alla fine la curiosità mi spinge ad accendere il pc e a cercare su internet qualche informazione sul gruppo e finalmente capisco perchè la voce del cantante è così simile a quella dell'ex-Lynch Mob... è lui!!

Avevo perso le sue tracce dopo la parentesi Silent Witness, ma rieccolo qui più in forma che mai con una nuova band che vede nella formazione anche l'ex chitarra dei King Kobra David Michael Phillips.
Mi hanno lasciano sbalordito, perchè, pur non proponendo assolutamente nulla di nuovo, "Year of the Cock" è una delle migliori cose che mi sia capitato di ascoltare da un mese a questa parte.
Si passa da episodi a-là AC/DC come "King of Cool" o la title-track ad altri che riprendono il discorso lasciato troppo presto in sospeso con i LYNCH MOB come "Mean Street Machine" o "Take it Off". Non mancano le ballate interpretate alla grande dalla bella voce di Mason e prendono il nome di "Carrie's in Love" e "Hard to Swallow" e altri piccoli gioiellini hard rock come "Dynamite" e "You Suck the Love Out".
Moreno Lissoni

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MIDNIGHT CIRCUS
"Money Shot"
Perris Records - 2005

Combo americano originalmente formato 13 anni or sono, ma stabilmente sulla scena con questa line-up dal 2001, ci sforna dal 6 settembre questo full-lenght sprizzante di energia che coglie a piene mani dalla gloriosa scena hard rock di due decenni fa.
Il classico intro inquietante dal flavour un po' circense introduce l'ottantiana "Psychedelic trippin", già presente sull'ultima compilation "Hollywood Hairspray", che con il suo riff granitico, la voce alla Accept ed una sezione ritmica in perfetto stile hard rock, ci fa capire senza fronzoli quale spettacolo ci offrirà il circo di mezzanotte.

Una continua alternanza di richiami più o meno chiari a bands quali Ratt e Poison, fanno da perfetto condimento al sound comunque riconoscibile ed imprevedibile, senza esagerare, che i nostri quattro rockers continuano a sfornare dalle casse dei propri amplificatori corrosi dal tempo e dai decibel.
Dovreste provare ad ascoltare "Only one" e "Forever came day", chiudere gli occhi, e tentare di immaginare se state ascoltando "Money Shot", un "Invasion of your Privacy" rivisitato nel 2005 o "Look what the cat dragged in" cantanto da un Bret Michales che gioca a fare Vince Neil!
Menzione particolare la vorrei fare alla spettacolare "Dirty Rithym", introdotta da un sensuale gemito femminile che ci accompagna fino alla fine del pezzo, con il suo riff alla Def Leppard (vi ricordate "Pour some sugar on me"?) e le sue trovate ritmiche, semplici ma clamorosamente efficaci, con quel groove che ultimamente sembra essere un aspetto di scarso conto, ma che probabilmente è l'elemento fondamentale per la buona riuscita di un album rock.

Bella anche la finale "S.M.D.", condotta da un riffone che più metal non si può, supportata da gang vocals femminili perfettamente riuscite, che mantengono quel non so chè di ironico e scanzonato che si intuisce sin dalle prime note del cd.
Da non sottovalutare la produzione corposa e pompata al punto giusto, amenità in casa Perris Records, ma in questo caso probabilmente bisogna solamente pagare tributo al talento del chitarrista Greg Gill, produttore e direttore artistico del progetto.
Da acquistare!
Paolo Pirola

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THE PYTHONS
"Never: Enough"
Valery Records - 2005

Il quintetto milanese è fenomenale. Insieme da 5 anni, hanno già pubblicato un mini dal titolo "Four Stones" ottimamente recensito da tutte le riviste e webzine del settore, suonato nei principali locali del nord-italia e vantano anche delle apparizioni di spalla al tour italiano degli ex Whitesnake Mickey Moody e Bernie Marsden e l'esibizione al Summer Attakk 2005 insieme ad Alice Cooper.
Dopo un lungo periodo passato in sala di registrazione ecco finalmente il loro primo full-lenght CD per Valery Records (etichetta che ha nella sua scuderia anche i FIRE TRAILS di Pino Scotto) e prodotto da Niky Lou Rosh che conferisce al disco un sound pulito e potente. Il risultato è più che ottimo, i Pythons si confermano una delle punte di diamante dell'hard rock melodico made in Italy e ce lo dimostrano con i 12 brani che compongono questo disco perchè "Never: Enough" non solo convince musicalmente, ma mette in evidenza la bravura del gruppo nello scrivere bei pezzi.

Caratterizzato da corposi e massicci riff di chitarra e da una sezione ritmica sempre in prima linea, i Pitoni ci offrono un melodic hard rock americano di stampo moderno con una certa dose di personalità e freschezza, peculiarità non sempre facili da riscontrare in questo genere.
"Up To U" e "My Shelter" sono i brani che aprono l'album, 2 irruenti hard rock ottantiani rivestiti da 2005, alla traccia numero 3 arriva la già nota "Shadows" e poi via con il tris composto da "Back To Life", "Inner Words" e "Burnin' Fever" che ci conducono direttamente verso "No More Answers", che parte lenta per poi aprirsi a atmosfere più... tormentate.
Dal vecchio repertorio ecco arrivare il class-hard rock di "Black Stone" e la ballata "Texas Queen", quest'ultima ha più cromosomi Bon Jovi-iani di quanti ne possa avere "Have A Nice Day", dove spicca il cantato di Frank Law.
"Away" è senza dubbio la canzone più atipica della band, si parte con un colpo di pistola e poi si prosegue con gli inserti vocali del singer dei Bloody Mary che danno quel tocco gothicheggiante ad un pezzo tipicamente rock. Sul finire troviamo quello che secondo me potrebbe essere l'hit del gruppo, "In The Rain", un rock melodico rabbioso e romantico e, come spesso mi capita di dire, se fosse uscito 15 anni fa e in un'altro continente, avrebbe riscosso il successo che si merita.
L'ultima song è una dolce ballata acustica intitolata "Just A Song" che suggella l'ottima prova del combo lombardo!
Moreno Lissoni

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THE TEA PARTY
"Seven Circles "
InsideOut Music/Audioglobe – 2005

Il terzetto canadese capitanato da Jeff Martin torna in Europa dopo quasi quattro anni dalla pubblicazione del sesto lavoro da studio “The Interzone Mantras”, e ancora una volta fa centro. “Seven circles” denota un ritorno alle radici, ma certo non un passo indietro. Coraggiosamente, la band lascia da parte le tastiere e i suoni orientaleggianti che sono stati loro trademark in anni costellati di platinati successi, e ci regala un mix piu’ “essenziale”, melodico e vario.

L’opener “Writing’s On The Wall” ricorda i Led Zeppelin di “Black Dog”, grazie in particolare al basso, mentre “Wishing You Would Stay”, con Holly McNarland guest vocalist, e’ uno degli episodi piu’ vellutati e melodici di questo album; “Oceans”, mia personale preferita, e’ dedicata al compianto ex manager, e secondo Martin il pezzo piu’ “aperto e onesto” che abbia mai composto; se le power ballads sono il vostro forte, “The Watcher” vi conquistera’ di certo, perfetto mix di romanticismo e chitarre pesanti per strappare il cuore di qualunque rocker all’ascolto; c’e’ ancora un pezzo, “Luxoria”, che chiaramente denota le influenze orientali della band, ed era originariamente stato scritto per il videogame “Prince of Persia”; infine, ovviamente, la title track con uno spettacolare solo di chitarra di Martin.

Il titolo dell’album si presta a tre interpretazioni, tutte corrette: e’ il settimo album della band, Jeff e compagnia ritengono di aver “chiuso il cerchio” musicalmente, e infine il riferimento e’ alla teoria musicale di Pitagora, fondata sui corpi celesti e fondamento della scala musicale occidentale.
Stiamo a vedere se questo “Seven Circles” puo’ regalare ai Tea Party ancora una volta il platino, magari stavolta anche in Europa, e soprattutto teniamo gli occhi aperti per il prossimo tour, considerata l’ottima reputazione live dei canadesi. Cristina Massei

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ENUFF Z' NUFF
"One more forthe road"
Cargo Records - 2005

Cos'è sta roba? Gli Enuff z' Nuff mi sono sempre piaciuti ma questo "One more for the road" puzza terribilmente di presa per il culo. Si tratta del concerto tenuto al Cat Club di Los Angeles il 31 agosto 2003, come recitano le note di copertina, con la formazione originale riunita per la prima volta dopo 10 anni. Si, va bene, riunita. ma Chip Z' Nuff dov'è?
Già la durata lascia dubbiosi: 44 minuti inclusa "Mary Jane" un' insulsa bonus track di studio che da sola di minuti ne dura quasi 4. Ma il vero scandalo è quando parte il disco: la registrazione, presa da videocamere probabilmente amatoriali è da bootleg ed il suono ne risente in maniera pesante.

I brani sono quelli famosi, da "Rock 'n world" a "Fly high Michelle", c'è anche la cover di "Revolution" dei Beatles ma ascoltati così possono accontentare solo i superfans più accaniti. Donnie Vie ce lo spiega nel booklet: lui lo sa, è registrato da schifo ma volevano rendere omaggio alla (quasi) reunion e testimoniare uno degli ultimi show di Derek Frigo.
Encomiabile l'intento ma in questo modo mi sembra che riescano solo a farsi ridere dietro nel tentativo di raccattare qualche dollaro. Non si fanno queste cose signor Vie, e dire che "?" mi era piaciuto così tanto.
Matteo Pinton

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GREEN DOLLAR COLOUR
"Green Dollar Colour"
Bad Reputation - 2005

Album di pregevolissima fattura quello realizzato dai francesi Green Dollar Colour che si sono avvalsi del mixaggio di Mike Fraser (AC/DC, METALLICA, VAN HALEN, AEROSMITH, THE CULT) agli Armoury Studios di Vancouver e di George Marino (Metallica, Guns'n'Roses, Velvet Revolver e AC/DC) per la masterizzazione ai celebri Sterling Sound di New York.
Il trio composto da Lex Koritni, Anthony De Lemos e Chris Brown mostra delle ottime potenzialità e il risultato è veramente interessante, soprattutto con la prima song "Dirty Letter", un hard'n'roll che fonda le sue radici in Australia e ti esalta come una serpentina di Zidane - detto da un'interista, assume ancora più valore - e in "Mess With Love", altro brano di robusto rock scuotichiappe.

Il disco prosegue con due sanguigni hard rock dal titolo "Emotional Audit" e "Let It Go" per poi arrivare a "Foot To The Floor" che per via dell'interpretazione vocale mi ha ricordato vagamente gli inglesi THUNDER, nome che salta fuori anche ascoltando "Expectations".
"I Wanna Know " è più lenta e delicata dello stardard, di francese non ha veramente nulla, come del resto anche la successiva "No Regrets" altro ottimo e rozzo hard rock che viaggia spedito sulla sei corde di De Lemos e ben interpretato dalla calda voce di Koritni.
Se avete qualche dollaro, ops... qualche euro da buttare, con questo CD sarà sicuramente speso bene!
Moreno Lissoni

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SCARLET AND THE SPOOKY SPIDERS
"Pop Up Your Eyes And... Thrill!"
Cavity Records - 2005

Dalla biografia degli Scarlet And The Spooky Spiders vengo a sapere che la band nasce nell'ottobre del 2003 e suonano un "selvaggio e grezzo mix di 50's e 60's R'n'R con un 'attitudine punk '77 e una lieve vena di 70's glam rock". Niente di più vero!
E' sorprendente come dall’underground italiano escano fuori delle realtà così valide come questi Scarlet And The Spooky Spiders che hanno prodotto un disco pervaso da un mood da B-Movie dell'orrore, un pò Rocky Horror per l'ironia e molto Cramps per le sonorità, infatti il gruppo Toscano riprende dal repertorio di Lux Interior "Garbageman" da "Songs The Lord Taught Us" del 1980.

Tuoni e ululati introducono la prima traccia, "Zombie Werewolf", movimentato e divertente "splatter glam" anni 70 che, insieme alla spassosa "The Lizard", sono a mio avviso i pezzi di punta di "Pop Up Your Eyes And... Thrill!", quest'ultima con un "uhh uhh uhhh" che ti si attacca addosso come una tarantola e non ti molla più!

Il lavoro comprende altri 2 brani "Alien In My Head!" e "Party Dress" dall'incedere più punkeggiante e che ci lascia ottimamente sperare per il loro album sulla lunga distanza previsto per il 2006 e senza alcun dubbio, riusciranno nuovamente ad intrappolarmi nella loro raniatela sonora!
Moreno Lissoni

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BADMASH
"Badmash"
Self Produced - 2005

Recensiti tempo fa con un demo dal titolo "Back To The Sleazy" e sotto il nome NO.WAY.OUT, riecco qui i 5 romani con un nuovo monicker e nuove sonorità che fanno decisamente guadagnare punti al combo capitolino. Dimenticate lo street rock mal registrato del vecchio demo perchè ora i Badmash fanno sul serio, infatti hanno lavorato i 5 pezzi di questo Ep ai Kamikaze Hit Farm Studios di Padova e si sono avvicinati a sonorità più moderne anche se di hard rock sempre si parla.

Il prodotto è decisamente buono anche se in alcuni casi sembra mancare di qualcosina per far si che possano distinguersi dalla "massa", ma sono sicuramente sulla strada giusta e lo possiamo notare subito con la prima traccia "Look At My Lips", introdotta dalla potente sezione ritmica composta da Giusto Libidine e Funboy e ben supportata dalle chitarre di Adriano Vega e Malibu e dalla voce di Max L, e con la successiva "In My Brain" (il pezzo che preferisco), modern hard rock che vedo molto bene in veste live.

Il CD continua con "Horny Dogs" che parte bene, ma si smorza un pò nella parte centrale della canzone e così anche le successive "Peep Show" e "What I Like" pur essendo song molto godibili, mancano di incisività. Alla fine prova più che positiva che mi lascia ben sperare per un ipotetico full length CD.
Moreno Lissoni

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