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WE ARE THE FURY
"Venus"
One Big Spark/East West 2007

Pochi cazzi, questo album non solo si e' fatto strada tra pigne di CD da recensire, ma ha mantenuto le aspettative... con una copertina cosi' e con il loro look tra emo e "culandra", dovevano per forza avere qualcosa di più rispetto ai soliti gruppi che escono in questo periodo.
Quel qualcosa in più, non va inteso come qualcosa di originale, ma come qualcosa di fresco, solare, che ti mette di buon umore e ti fa scodinzolare felice per strada, mentre la gente ti guarda e si chiede "cazzo ha da ridere questo!?!".

Spensierato come un adolescente ai primi amori, leggero come un aquilone, più ruffiano di un gatto, ammicca l'ascoltatore sin dalle prime note con un glitter rock nato da un'attrazione - fatale - per David Bowie, T-Rex, Queen e non date troppo peso alla loro rassegna stampa che li presenta come una sorta di Guns N' Roses meets Bowie meets Reckless Abandon, i We Are The Fury sono puro glitter rock suonato nel 2007.

Con all'attivo un EP datato 2005 per la East West, hanno dato alle stampe da qualche mese questo "Venus", 12 tracce che si fanno tutte ascoltare senza incertezze, partendo con la title-track e raggiungendo le vette con "Now You Know", "Still Don't Know You're Name", "Hey Love", "Blue Coat, Black Hair" per quanto riguarda i pezzi piu' danzerecci e nelle due lente: "Close Your Eyes" e "Don't Need A Thing".
Un esordio fulminate, debordante di - vecchie - idee che prende a schiaffi i trend musicali di oggi, ridefinendo in chiave personale il glam rock degli anni 70.
Moreno Lissoni

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STEEL DAWN
"(R)EXcuse me!"
RMB Records 2007

Sono passati 13 anni dal loro esordio "Mirror Images", album che hai tempi consumai e che vedeva il contributo di un giovane Michael Bormann, gia' celebre ai tempi per aver prestato la voce a Bonfire, Letter X, J.R. Blackmore e pronto ad iniziare la sua avventura con i Jaded Heart insieme a Michael Muller, all'epoca chitarrista degli Steel Dawn.

Dopo i buoni consensi avuti soprattutto in Giappone e Korea, la band si scioglie ufficialmente nel 1997, ma 3 anni piu' tardi il chitarrista Ralf Bethke riprende in mano la situazione. Compone nuovo materiale e si mette alla ricerca di nuovi componenti e trova in Conny Beck un nuovo cantante. La formazione e' completata da Torsten Weber alla chitarra, Vasilios Zois alla batteria e dal bassista originario Iggo Gunzelmann.

"(R)EXcuse me!" perde un po' la vena Bon Jovi-iana di "Mirror Images" e questa volta la produzione di Michael Bormann e il sound sono leggermente piu' duretti. Sempre grande spazio alla melodia, anche se si tende a premere sull'accelleratore come in "397" o "Headbangers Ball", per il resto del canonico crauti melodic rock con l'unica eccezione per la power ballad "Burning Bridges".
Moreno Lissoni

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BON JOVI
"Lost Highway"
Island Records/Universal Italia 2007

Per il sottoscritto, avvicinarsi ad un disco dei BonJovi, è sempre stata parte di un’intimità che è legata, storicamente, all’evoluzione stessa della band, quindi un cammino emotivo senza fine che perdura ormai dal 1986 (anno in cui li ascoltai per la prima volta!).
Ogni loro album, ogni loro live, ogni concerto, ogni dvd, ogni bootleg, ogni cosa che ha il simbolo dei BJ stampato sopra, è custodito gelosamente nella mia fonoteca (ma non nascondo che ho acquistato proprio qualche mese fa giacca, cappellino e maglia della band!). Anche questo nuovo disco, non poteva mancare ed eccolo lì, ormai lasciato sulla mensola, osservato tristemente dai miei occhi perplessi e senza più speranza…

Che i tempi siano cambiati, lo avevamo capito, che Jon fosse uno dei più abili manager di se stessi, lo avevamo capito, che il gruppo avesse avuto una grande carriera, anche! Ma, se c’è una cosa che non ho compreso molto bene, è la “sterzata improvvisa” intrapresa in quest’ultimo Lp. Forse, tanto “improvvisa” ed inattesa non era… già dal 2003 (“This Left Feels Right”) avevo inteso che, a breve, ci sarebbe stata un’inversione di marcia più marcata ma, l’album successivo, lo scialbo ma comunque rockettaro “Have a Nice Day”, mi aveva fatto sperare in un ritorno a sonorità più colorite, distese ma energiche come erano stati capaci di fare in “Bounce”. E invece? E invece mi ritrovo ad ascoltare un album insipido, delirante, privo di mordente e senza alcun tipo di momento che culmini in grandi melodie alla “bonjovi”… nulla.

Canzonette. Questo è il vero e meritato aggettivo per quello che andrete ad ascoltare su questo disco; canzonette senza capo ne coda, già sentite e, là dove poteva esserci un momento di novità, via con subdole manipolazioni modern-country o vicine al pop commerciale più lassativo fatto dagli U2.
Tuttavia, nel lotto, mi sento di salvare giusto un paio di canzoni di cui però, non mi sono nemmeno entrati in testa ne ritornello ne titolo e questo la dice lunga per chi, come me, li ha portati sempre nel cuore.
Capisco l’attuale momento in cui viviamo, capisco le esigenze della band che vuole stare al passo coi tempi e comprendo benissimo anche il dover fare quattrini per mantenere ormai uno staff aziendale ma, cari miei, qui non ci siamo proprio. I Bon Jovi sono stati una grande Rock Band, inusuale quindi ricercare emozioni e melodie così distanti dal “marchio di fabbrica”. Avrei potuto capirlo e giustificarlo in un’impresa solista ma qui, e lo dico con rabbia ed amarezza, le canzoni si fermano e si volatilizzano nel vento di un paio di ascolti…
Nella speranza che suonino ancora qualche pezzo con chitarre elettriche e batterie dirompenti (qui assenti nel 99% del lotto…) Vi consiglio caldamente di prenderne ascolto prima dell’acquisto. A mio avviso non aggiunge nulla ma toglie molto a quanto fatto sino ad ora.
Bocciati senza esitazione.
Marco Paracchini

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TOMMY FIAMMENGHI
"Songs From A Year"
Primula Records 2007

Disco solista per Tommy Fiammenghi, già chitarrista degli Scomunica che arriva con un album di 9 tracce in cui il musicista pavese da libero sfogo al suo amore per l'hard rock dei Seventies e il blues con le sue varie contaminazioni.
In "Songs Fron A Year" è proprio la sua chitarra a farla da padrone che ci riporta alle radici della musica americana come nel caso della country/bluegrass "Mr. Render".
Per chi invece ama le cose più rockeggianti, consiglio l'ascolto di "Big Organization", ma si fanno ben sentire anche "Goin´Down" e "M.L. Song". Ad accompagnarlo in questa avventura D.C. Rizzo alla chitarra ritmica, Tony J.P. al basso e Steve Lion alla batteria, gruppo che lo sta aiutando a portare a spasso i suoi concerti per il nord Italia.
Moreno Lissoni

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americanangelrocks.com
www.chavisrecords.net
 

AMERICAN ANGEL
"Vanity"
Chavis Records 2007

Chi, come me, ha iniziato ad ascoltare hard rock una quindicina di anni fa (hmmm, forse un po' di piu'), questo nome non gli giungera' di certo nuovo, infatti gli AA nascono nel lontano 1987 in pieno hair metal mania che li porta a firmare 2 anni piu' tardi un contratto per Grudge Records con conseguente stampa dell'esordio discografico e il passaggio del video "How Can I Miss You" su MTV. Nel 1992 tornarono sul mercato con "Ep '92"... "ep" si fa per dire, dal momento che contenie 9 pezzi, ma da lì in poi persi le loro tracce.
Solo di recente, grazie alle newsletter della Chavis Records (etichetta che pubblica il nuovo lavoro), sono venuto a conoscenza che la band e' sempre stata attiva e nel mentre ha messo sul mercato "Archives" nel 1998 (un doppio CD con registrazioni inedite del gruppo) e un paio di singoli: "Turns to Grey" e "Christmas All the Time".

Per la cronaca, nella band troviamo il singer Rocco Fury, sentito in "A Matter Of Time" nel progetto Arcara, in "Stiff Competition" (Tributo ai CHEAP TRICK) e nei Trippin on Dolls ("Moment of Sanity") e alcuni nuovi innesti come il chitarrista Dennis Zehrer, Mike Bisulca (Tommy Zvoncheck, Carmine Appice, Michael Angelo, Shotgun Symphony, ecc.) e Eric Ragno, tastierista dal lungo curriculum che vanta collaborazini con MacAlpine, Jeff Scott Soto, Gregg Bissonette, Seven Witches, Takara, Vox Tempus, ecc.
Completano la line-up da Jay Druzsba e Marc Ambrosy.

"Vanity" segna il ritorno definitivo della band del New Jersey con il produttore Stevie D. Keyboard. Sono 14 i brani proposti se si conta che "Don't Wait Up" viene proposta 2 volte in 2 versioni differenti, con la seconda parte del lavoro piu 'convincete, e nel complesso risaltano "Don't Wait Up" (che sa molto di RATT), "While I'm Away", "Warm Inside", "In Perfection", "End of the Night", "Another Day" e "Turns to Grey".
Non mi resta che dare il bentornato a Fury e compagni.
Moreno Lissoni

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BLUESTONE COMPANY
"Bluestone Company"
Big Stone Records 2006

Nati dagli The Savoy Truffle, inedita southern blues band giapponese, i Bluestone Co. presentano una formazione pressochè invariata ma con l'innesto del celebre chitarrista blues texano Chris Duarte.
I Bluestone Company sono una classica Jam Band che fonde per l'appunto blues, rock sudista con il furore soul degli anni 70.
Fa un po' strano vedere un gruppo di Osaka alle prese con questo sound, dove sono evidenti i riflessi sonori degli Allman Brothers, Gov't Mule, e Stevie Ray Vaughan, ma se sono stati in tour con Sister Hazel, Black Crowes, Marvelous 3 e nei maggiori festival del pianeta, un motivo ci sara'.
I Bluestone Company non si inalzeranno certo per originalità, ma e' un nome che dovete segnarvi se amate il roots rock!
Moreno Lissoni

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nikki.dick@tiscali.it
 

CREAM PIE
"Live Crime"
Demo 2007

Nuova band sleaze metal partorita dalla nostra penisola, nata nel 2004 e alle prese con il primo demo.
I Cream Pie propongono un hard rock dalle forti tinte ottantiane dove volontà ed entusiasmo si contrappongono ad idee non proprio originali che prendono spunto da chi ha fatto la storia del genere, ma senza rielaborarli in maniere troppo pensonale.
Le quattro tracce presenti sono ben strutturate e suonate, ma risultano un pò scontate. Al contrario, chi ha l'abitudine di svegliarsi con "Appetite..." o "Too Fast For Love" nello stereo, apprezzerà senza indugi la bella "Long Loader", ma per il momento il mio giudizio complessivo fa raggiungere senza problemi si, la sufficienza, ma mi piacerebbe che i 4 rocker baresi osassero di più in futuro, o c'è il solito rischio di infilarsi in quella schiera di gruppi tutti uguali.
Moreno Lissoni

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www.thesonicx.com
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SONIC X
"Thirteen"
Chavis Records 2007

Dopo il mezzo fiasco con il disco degli Snake Eyes Seven, la Chavis Records riprende punti con la pubblicazione del secondo album dei Sonic X, gruppo di Toronto, che si era fatto conoscere nel 2004 con l'omonino disco dove troviamo alla chitarra Lawrence Falcomer, già visto con Triumph, Frozen Ghost, Final Frontier e il bastterista Michael Marquez, anche lui un veterano della scena nord americana.

Vi segnalo da subito l'ottima interpretazione del vocalsit Adam Troy che a tratti mi ha ricordato il piu' celebre Johnny Gioeli e la presenza di ottimi pezzi che gli amanti dell'hard rock sicuramente apprezzeranno. Non mi è chiaro ancora il fatto perche' il disco si intitoli "Thirteen" e consta invece di 12 pezzi, ma salvo queste piccolezze, c'e' da dire che i 4 sono riusciti a creare un buon lavoro che si rifà al classico sound americano degli anni 80 con qualche cenno 'modernista' e ne possiamo apprezzare la vivacita' in brani come "Crawl", un cocktail di Von Groove, Hardline e Lynch Mob, nelle mainstream "Carried Away" e "If Only", ma troviamo note positive anche in "Shine" (rockettino di chitarre acustiche che sa di gia' sentito), nella dinamica "Disgrace" e nella ballatona "Breathe".
Il resto delle composizioni scorre via liscio, ma secondo il mio giudizio, le canzoni citate hanno una marcia in piu'.
Moreno Lissoni

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FRESH FABRIK
"Finest"
Red Pony Records 2006

Dopo il tour italiano di qualche settimana fa, è apparso sulla mia scrivania il loro ultimo CD dal titolo "Finest", una raccolta di brani con l'aggiunta di due inediti che copre la carriera di questo gruppo ungherese nato nel 1994 e con alle spalle diversi album usciti per la Warner Music Hungary. Il loro successo in madrepatria è contrassegnato inoltre dalle esibizioni come headliner al Budapest’s Pepsi Island Festival e vantano una collaborazione con il produttore Mr.Colson (Smashing Pumpkins, Skunk Anansie, Nirvana) che ha tra l'altro, prodotto la loro ultima release.

Il disco alterna pezzi dal cantato Manson-iano, con altri di derivazione Nu metal, non mancano però atmosfere goticheggianti e pop, per un bel pour-purrì di sonorità. Se il genere vi piace, fateci un pensierino, se no passate tranquillamente oltre, in questo settore forse siamo anche più bravi in Italia.
Moreno Lissoni

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bwm.band@yahoo.it
 

THE BRAIN WASHING MACHINE
"ROCKet on MUSIC"
Demo 2007

Nuovo interessante combo veneto nato nel dalle ceneri di Hu:t e Traccia Mnestica che, dopo qualche problema di formazione lo scorso febbraio hanno dato alle stampe “ROCKet on MUSIC”, primo demo del gruppo in cui si possono sentire le diverse influenze stoner, crossover e hard rock.
Nonostante non sia un appassionato del genere, devo ammettere che la loro miscela di Monster Magnet, Black Label Society e Tool è molto ben riuscita: "Ritual", "Trust In You" e "TV The Brain Washing Machine" sono delle potenti sassate sonore e riescono a convincere anche il sottoscritto che a sentire la parola "alternative" di solito storce il naso...
Moreno Lissoni

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www.milanpolak.com
www.lionmusic.com
 

MILAN POLAK
"Straight"
Lion Music 2007

Terzo album in studio per il chitarrista austriaco Milan Polak. Dopo i dischi strumentali “Dreamscapes” e “Guitar Odyssey”, lascia leggermente da parte virtuosismi per cimentarsi anche come vocalist e i risultati sono più che soddisfacenti. Le buone parole spese dalla critica musicale per la sua abilità vengono confermate con "Straigth" dove il guitar hero si avvale della collaborazione di John Macaluso già sentito dietro lel pelli di Ark, Malmsteen, Alex Masi, Jorn Lande, Starbreaker e TNT e Randy Coven anche lui con un passato negli Ark e al basso nel gruppo di Blues Saraceno, Jeff Watson e CPR. Ad alternarsi al basso un pò di Italia con Fabio Trentini conosciuto per aver co-prodotto gruppi come Guano Apes, Donots, ecc.. e forte di questa formazione da alle stampe un album di 13 tracce in cui si alternano pezzi più hard rock oriented a brani dal groove settantiano.
Dall'opener "Differenze", passando per "Psychobitch" e per la bella ballata "Hero" le atmosfere si fanno differenti, più festanti ora ("Favorite Vice") e ora più rilassate ("All I Want", "Happy Now?") non focalizzandosi così su canzoni fatte con lo stampino.
Prova superata anche come cantante, un bel 7+ per Mr. Polak!
Moreno Lissoni

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PHIL HONEY JONES
"Naked And Naive"
Bananacastle 2006

Album solista per questo musicista inglese che ebbi modo di conoscere grazie al suo progetto chiamato Nurotica e ora alle prese con chitarre acustiche. "The Alchemist" apre i battenti, un suono rilassato tipicamente English con l'arpeggio iniziale vagamente alla "Hotel California", si prosegue con "Train To Nowhere" e "Under My Hat" quest'ultima dall'incere cupo e 'drammatico'.
A questo punto la carellata di canzoni prosegue sulla stessa linea, ammetto di fare un pò di fatica ad arrivare alla fine perche' un po' la palpebra inizia a calare, ma questo è solo un mio conflitto con gli album acustici, cio' non toglie che questa release possa essere tranquillamente apprezzata da chi ama tali sonorità e non ha problemi di sonno.
Moreno Lissoni

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GOTTHARD
"Domino Effect"
Nuclear Blast Records 2007

Ho letto diverse recensioni prima di acquistare questo album e ho letto anche alcune interviste fatte a Steve Lee e soci. Non che questo avrebbe potuto fermare la mia intenzione nell’acquistare l’ultimo loro sforzo discografico (posseggo la loro intera discografia e seguo, ove possibile, i loro live) ma devo ammettere che hanno influenzato negativamente il mio umore.
Già, quando ho comprato il disco ero perplesso su ciò che avrei ascoltato. C’era chi diceva di una brutale sferzata del loro genere, chi ha scritto che nell’appesantirsi avevano dimenticato le loro radici chi, addirittura, che esclamava a gran voce che questo “effetto domino” avrebbe fatto crollare la fiducia dei vecchi fan…

Beh, nulla di più falso. Non voglio sembrarVi presuntuoso, ogni recensione è a sé e sta di diritto ai gusti di chi la scrive ma delle note cupe, violente, strane e dark di cui si accennava, in sincerità, non ne ho vista neanche l’ombra! E’ vero, questo disco è diverso e forse meno colorato del brillante “Lipservice” ma è sicuramente più decisivo, diretto, al passo coi tempi e mai distante da quanto fatto in precedenza, anzi. A mio avviso hanno saputo mantenere salda e ferma la loro radice hard rock 70/80 inserendo, ma in sparuti casi, suoni e/o atmosfere in sintonia coi tempi che viviamo.

Insomma, non ascolterete un disco cupo e pesante come quelli degli ultimi Europe e nemmeno un disco ripetitivo e senza midollo come l’ultimo dei Bon Jovi (speriamo in quello di giugno…) ma Vi troverete di fronte ad un disco vero, sincero e pesante quanto basta per non rimpiangere i primi due album… bello o brutto che lo troviate, non si può certo dire che i Gotthard siano cambiati totalmente; sono più maturi forse ma in perfetta sintonia con quanto fatto sino ad ora. Forse è il caso che non Vi facciate influenzare troppo da ciò che scriviamo… badate solo al Vostro cuore. In questo caso io l’ho fatto e ne sono stato travolto solo positivamente!
Marco Paracchini

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SWITCHBLADE
"Rock’n’Roll 4ever"
Perris Records 2007

Secondo album per il quintetto danese guidato da quella vecchia volpe che risponde al nome di Ken Anthony, che i meno giovani di voi ricorderanno come vera icona del giornalismo rock’n’roll all’epoca di Metal Force, a quei tempi una delle pochissime fonti a cui abbeverarsi per placare la propria sete di rock’n’roll.
Ora il mondo è cambiato, internet ha di fatto azzerato un certo tipo di giornalismo e allora ecco il tatuatissimo guru dall’altra parte della barricata, con una band che ha tratto giovamento dall’innesto dei due nuovi chitarristi Martin Steene e Henning Nielsen.
Il genere è comunque rimasto quello dell’esordio, cazzutissimo sleazy mutuato da grandi bands come Junkyard, Four Horsemen e ovviamente AC/DC.

Sapete dunque cosa aspettarvi da bordate come l’opener “Cocksuckin’ Suzie”, “Rocker” e dalla debordante “Desert Train”, un tris di adrenalina allo stato puro con la viziatissima voce di Anthony a guidare l’assalto.
Altri pezzi degni di nota la titletrack, vero anthem che mi ha ricordato alcune cose dei Lordi, “Man on The Run” con un riff alla Quireboys e la southern-oriented “Show me all Your Stuff”, sei minuti e mezzo di divagazioni alla Laidlaw molto convincenti.
Che dire, giù il cappello di fronte a uno dei dischi più divertenti degli ultimi tempi, questo è rock’n’roll... niente di più e niente di meno, e a noi piace così…
Federico Martinelli

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DOGMA
"A Good Day To Die"
Drakkar Records 2007

No, non sono un metallaro. No, non sono neanche uno che impazzisce per le atmosfere gotiche... ma tutti i miei pregiudizi sono stati mandati a puttane da questa band anconetana che all'inizio faticavo pure a credere fossero italiani.
Dopo il promettente esordio "Black Roses", ottimamente recensito dalla critica e prodotto da Siggi Bemm (Tiamat, Angel Dust, Sodom, Kovenant) dove vedeva un certo Mike Terrana alla batteria, rieccoli qui alla prova del 9 con il nuovo cd dal titolo "A Good Day To Die" che non solo conferma le buone impressioni avute con il primo album, ma gia' da l'impressione che il gruppo abbia raggiunto la completa maturità, riuscendo a trovare un suono particolare contraddistinto da atmosfere gothicheggianti e da un sound metal, dando molto importanza a melodie e parti vocali.
Il quintetto marchigiano ci sbatte in faccia 13 tracce dove troviamo anche la presenza della vocalist Lisa Middelhauve degli Xandria su "A good Day To Die" e "Angel In Cage" che non fanno altro che accrescere la qualita' di questa release.
Se un ipotetico connubio tra gli HIM e il metal vi incuriosisce, non esitate un istante a procurarvi una copia di "A Good Day To Die".
Moreno Lissoni

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band@286music.com
 

286
"286"
286 Music 2007

Tornano i 286 dopo l'ep "Profiled" con il primo full length CD, un album di puro e cattivo hard rock che vede tra i suoi principali ispiratori Black Label Society, AC/DC e Pantera. Posso subito dirvi che se state cercando qualcosa di particolarmente originale, in questo disco non lo troverete di sicuro, se invece siete alla ricerca di un sound classico e robusto, allora fatevi sotto perche' nelle 10 tracce che compongono il loro esordio dicografico, i 286 ci offrono un'indiavolato susseguirsi di song ruggenti e anche se qua e la' si avverte un certo senso di déja'vu apprezzerete il loro approccio in bilico tra southern e metal e quella voce tanto sguaiata che non avrebbe mal sfigurato in un gruppaccio sleaze del Sunset Boulevard.
"Rock Is Not Dead" e "Emo Sucks!" sono i loro motti... poi fate un po' voi...
Moreno Lissoni

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MAV (Magni Animi Viri)
"Heroes Temporis"
Magni Animi Viri 2006

Nonostante non ami dischi progressivi di estrazione classica, devo rincredermi ascoltando "Heroes Temporis" che si presenta con un lussuoso promo kit e un digipack che richiamano il concept dell'album.
Sono abituato ad ascolti più diretti e meno 'importanti', ma ribadisco la buona riuscita di questo progetto che narra "la storia di un uomo che, in uno spazio e tempo non determinati, incontrando figure maschili e femminili, riflette sugli avvenimenti della propria vita. Ogni piccola tappa, ovvero ogni canzone, rappresenta un progresso che porterà, in conclusione, alla decisione di cambiare la sua vita. In realtà, egli sta dormendo e, alla fine della storia, svegliandosi capisce di essere stato "vittima" di un sogno. Il sogno rappresenta la veste simbolica del suo vissuto. In esso si proiettano tutte le emozioni della vita diurna e, in questo caso, i sentimenti ed i desideri del "protagonista-uomo". Il sogno si propone come palingenesi, cioé maturazione catartica, ovvero stimolo per una vita nuova (il "personaggio-uomo" rinasce)."

Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo, non nascondono il proprio amore per atmosfere sinfoniche, in un quadro sonoro che miscela i colori del rock, metal, prog e della musica classica, tutto supportato da un'orchestra e da numerosi ospiti di prestigio.
"Heroes Temporis"
è dunque un disco che va ascoltato attentamente per cogliere a pieno tutte le sue sfumature, e chi è un appassionato di rock sinfonico non deve assolutamente lasciarsi sfuggire questa opera, mentre punk rockers e glamsters, possono tranquillamente sorvolare.
Moreno Lissoni

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BLACKBOARD JUNGLE
"Welcome to the Blackboard Jungle"
Suncity Records 2007

Ripescaggio di vecchi demo per costruire "Welcome to the Blackboard Jungle" ad opera della Suncity Records che questa volta prende di mira i Blackboard Jungle, gruppo che fece parlare molto di sè nei primi anni 90 con l'album "I Like It Alot" prodotto da Brent Muscat (Faster Pussycat).
Dopo la realizzazione dell’album conclusero un contratto con la Marlboro Music in Germania con conseguente tour. In seguito il batterista Joel Faith lasciò il gruppo e venne sostituito da Brett Bradshaw (Faster Pussycat) e dopo poco tempo la band si sciolse e i membri si dedicarono ad altri progetti: Joel Faith entrò a far parte del gruppo di Zoe Bonham (figlia di John Bonham), Britt Pennella ha formato i Substitutes, Kenny Price è entrò nei Jet 68 mentre Dave Zink mise su famiglia.
Sin dai tempi di "I Like It Alot" mi è sempre stato difficile catalogare il loro suono, ma queste 16 tracce riusciranno senza ombra di dubbio a saziare i palati di chi, nel 1992, aveva consumato quell'album. Per chi ancora non li conoscesse, è d'obbligo una capatina sul loro sito.
Moreno Lissoni

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www.fateband.dk
www.mtm-music.com
 

FATE
"Cruisin For A Bruisin"
MTM Classix 2007

Album uscito originariamente nel 1988 e ristampato già nel 2001 dalla Metal Rendez-Vous ed ora anche nel catologo MTM Classix per questa band di Copenhagen nata nel 1985 e composta dal chitarrista Hank Sherman (MERCYFUL FATE), dal singer Jeff Lox Limbo (MAXIM), dal bassista Pete Steiner e dal drummer Bob Lance. Descritti dalla stampa di quel periodo come la versione danese dei Van Halen ("Dead boy, cold meat") ebbe in seguito qualche cambio di formazione ed è tutt'ora in pista con l'ultima release datata 2006.

"Cruisin For A Bruisin" non è altro il terzo album della band, preceduto da "A Matter Of Attitude" del 1986 e ristampato nel 2004 e dall'esordio omonimo del 1984, prodotto da Simon Hanhart (Bryan Adams, Asia, 21 Guns, Yngwie Malmsteen, Marillion) e che ebbe una certa visibilità con il singolo "Lovers", aor super melodico di estrazione scandinava, si, perchè è proprio dal nord Europa che derivano i riferimenti musicali maggiori, vedi ad esempio i primi Europe, Treat e così via.
Chi si è fatto scappare l'edizione della Metal Rendez-Vous, ora non dovrà preoccuparsi, la MTM ha fatto un favore a tutti gli Aor-fanatics!
Moreno Lissoni

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WARNIPPLES
"Promo 2007"
Promo 2007

Attivi solo dal 2006 il quintentto piemontese non ha aspettamo molto per stampare il loro primo promo e per stupirmi (in positivo) con il loro sound che non solo guarda ai gruppi storici dell'hard rock (Guns N' Roses, Motley Crue, Cult, Motorhead) ma anche alle nuova ondata scandinava (Hellacopters).
Tre pezzi, poco più di 10 minuti di musica, un suono diretto, quadrato, potente, melodico quanto basta, sono gli attributi che compongono questa release che con "Ashes On Ice" ammicca sin dal primo ascolto e sembra volermi chiedere di premere il tasto previus per farsi riascoltare.
Anche se soli 3 pezzi sono pochi per dare un giudizio complessivo, posso sbilanciarmi nel dire che i Warnipples non faranno nessuna fatica a far parlare si sè nel panorama r'n'r italiano, quindi non resta che attendere loro news. Bravi!
Moreno Lissoni

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