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Il vento gelido da nord est spazza l’ampio viale di Sveavägen, l’arteria più lunga di Stoccolma: pizzica la faccia ma la gente che chiacchiera tranquillamente fuori il Pub Anchor non se ne preoccupa. E’ il locale più rock’n roll di tutta la Svezia (…qua, su questo piccolo palco, ci hanno suonato veramente tutti!) il Pub Anchor, ma si presenta come un tipico pub inglese in legno con in fondo ad esso lo stage che si sta già riempiendo di fans un’ora abbondante prima che lo show abbia inizio.

Questa sera i Sweet Creature presentano dal vivo il disco d’esordio “The Devil Knows my Name” e quindi la curiosità è tanta per vedere all’opera una vera e propria super band dello sleaze nordico fare i suoi primi passi. La nuova band è stata creata dal chitarrista e leader dei Crashdiet Martin Sweet insieme al fratello Michael TxR (drummer dei Toxic Rose) con l’aggiunta dell’ex leader dei Gemini Five Tin Star (che qua si limita a suonare il basso) e la chitarra ritmica imbracciata da Linus Nirbrant (già con la band di death metal melodico This Ending e noto produttore).

Concerto breve (…solamente tre quarti d’ora!) ma ricco di spunti interessanti… pur non conoscendo le canzoni, infatti il pubblico li accoglie con partecipazione “da stadio” e i brani – a dir la verità – hanno il pregio di restare stampati in mente dalle prime note, complici dei ritornelli semplici ma vincenti. Martin Sweet si destreggia in modo sciolto tra il microfono, la chitarra e le pose da vecchia rockstar impenitente, per la gioia del pubblico femminile presente in prima fila, e pronto ad ululare per lui ad ogni sua moina (…ah il fascino del buon vecchio rock’n roll !!!).

Burning Midnight Oil”, “The Devil Knows My Name” e “Away From You” …canzoni trascinanti in puro stile primi Crashdiet, mescolate però ad una vena più dark che riporta proprio, guarda caso, ai Gemini Five di Tin Star. Gran Finale con il meraviglioso “triplete” formato dalla anthemica “Fifteen Minutes”, cantata con l’aiuto del pubblico, la cattiva “Perfect Day” per finire poi in gloria con il loro primo singolo “Not Like Others” dove Martin, preso dall’enfasi, stecca un po’ …ma va bene così: le fondamenta sono state tracciate ed il seme interrato… se questa band resterà o sarà solo un project estemporaneo senza futuro non ci è dato sapere ma i pezzi ci sono e la band anche …fateli vostri!

MATTEO TREVISINI

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