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Wrathchild “Stakk Attakk 2”

Se penso a Stakk Attakk mi viene in mente una vacanza a Lloret de Mar nei primi anni 90. Faceva troppo caldo per andare in spiaggia e decidemmo di smaltire il pranzo e le birre facendo un giro in centro per vedere com’era alle luci del giorno. A parte qualche sguardo assonnato non presentò un granché se non un bel negozietto di musica, pieno di dischi. Fu così che da una parete di questo negozio i miei occhi vennero catturati da questo picture disc che cercavo da tempo. Il prezzo in peseta era ottimo e così mi portai a casa, oltre a memorabili ricordi di bagordi adolescenziali, anche un po’ di glam metal in vinile.

Sono passati vent’anni da quella vacanza (minchia se sono vecchio!) e 28 dalla sua uscita, ed ora rieccoli qui per la Perris Records nel cercare di far capire alle nuove generazioni che tra quelli che hanno contribuito a far crescere questo genere, c’erano anche loro.
Non so se sia stata una mossa opportunistica, visto il nuovo interesse delle nuove generazioni per il rock and roll o semplicemente la voglia di tornare a suonare, ma sta di fatto che questo come-back è più che positivo, il gruppo inglese fa bene il suo compitino proponendoci undici tracce  che non brillano per originalità, ma che sono sicuramente suonate con grande perizia e sudore, ed invogliano l’ascoltatore a muoversi e canticchiare.

La frenata di un’auto e il conseguente schianto ci sbattono in faccia il travolgente hard’n’roll di “Goin’ Down”, inseguita dal glam metal di “All About U” dove compaiono i tasti d’avorio e il loro amore per il glitter inglese degli anni 70, influenza che ritroveremo più avanti in “Bad Billy”.
Molto americane invece sono “Cherie Cherie”, la Kiss-iana “Trikk or Treat” e la solare “Hollywood or Bust”, mentre mi sono sembrate un pò sottotono “Nice ‘N’ Eazy” e “White Hot Fever”, ma è solo una piccola pausa perché si ritorna a fare sul serio con l’arena rock di “I’ll Be Your Rokk ‘N’ Roll”, che sembra ripescata dal repertorio ottantiano del gruppo e con il party metal di “I Luv the Night”.
Il “compito” non sarebbe completo senza una lenta e così ecco in chiusura la ballata “Psychophantic Suicide” che ci dimostra che i Wrathchild non sono per nulla morti.
Un ritorno assai gradito.

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