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UNDERRIDE
'Distorted Nation'
Self Produced - 2011

Dalla città del grunge arrivano questi 5 ragazzotti con il loro secondo album che segue quel One Of Us (dove riprendono “Candy Girl” e “Road To Nowhere”) di qualche anno fa che mi fece scrivere “14 tracce di hard rock moderno, ben suonato e orecchiabile al punto giusto“.
Bene o male potrei dire le stesse cose, ma aggiungerei che la band formata da Rev, Suzuki Sixx, Princess,  El Barto, e Double A, è riuscita a fare un’altro passo in avanti, scrollandosi di dosso un pò certi arrangiamenti tipici degli Stone Temple Pilots per rimanere più su territori cari ai lettori di Slam!, pur mantenendo un approccio moderno.

Ad un primo ascolto di Distorted Nation, salta subito all’orecchio la cover di Lady Gaga di “Paparazzi”, pezzo stravolto e fatto loro, ma che forse ne avremo fatto volentieri a meno, per il resto signalo la buona performance del cantante Rev, soprattutto in brani come “Love Is Like Dying” e “Blinded By You”.
“Another Way Out”, “Don’t Walk Away”, “Inside Out” e “Blinded By You” sono degli ottimi esempi di come il vecchio si mescola con il nuovo,  se dovessi quindi taggare questa release con nomi di gruppi penso ci metterei cose tipo Velvet Revolver, Jet Black Stare, Buckcherry o un elenco con la nuova generazione di gruppi hard rock americani.
Moreno Lissoni

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The Sickle
'Hung Up To Dry'
Secondo Avvento - 2011

Nuovo progetto per Dave Farciglia, conosciuto nel 2009 con un mini di 3 pezzi e in precedenza per essere stato nei class cocker padovani Pink Lizard.
Visti nell’ultima festa in barca a Venezia di spalla agli scandinavi Reckless Love, i The Sickle confermano su disco le buone impressioni avute durante l’esibizione “navale”, con il loro power-punk-pop-rock registrato nei Kamikaze Hit Farm di Padova sotto l’ala protettrice dell’ex Bastet, Mahatma Pacino.
Orecchiabile, fresco, spensierato, solare e… “americano”, sono tutti aggettivi che si addicono benissimo al sound profuso da Hung Up To Dry, perché ascoltandolo non si ha proprio l’impressione che il prodotto sia italiano e questo credo sia il pregio più grande di questo disco.Per quanto riguarda le tracce, scorrono via lisce, con picchi che prendono il nome di “Hung up to dry”, “Don’T You Fail To Try”, “Reruns And Remakes”  e alcune forse un pò troppo scontate (“The One Key To Happiness”), per il resto una release che sarà apprezzata da chi apprezza gruppi come Goo Goo Dolls, Bowling for Soup e cresciuta con i film di American Pie.


Moreno Lissoni

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GERSON
'Il fondo del barile'
IndieBox/Venus 2011

Col precedente album “Reimparare a strisciare” i Gerson si erano ufficialmente rivelati come la migliore punk band italiana, anche se l'etichetta “punk band” va loro decisamente stretta. Fino allo scorso album infatti il loro punk-rock era fortemente influenzato dal rock, dal rock'n'roll, dall'hard rock e in misura minore dall'hardcore...”Il fondo del barile” a un primo ascolto ti spiazza, sembra un semplice disco punkrock, le influenze di gente come Ac/Dc e Nashville Pussy sembrano sparite; in realtà ci sono, inglobate in un suono che la band ha personalizzato, senza più prendere spunto da altre bands ma creandone uno proprio.
Non c'è nessun altro gruppo in attività al momento in Italia che mischia così bene l'energia del punk, il rock'n'roll, e la capacità sublime di mischiare ignoranza e commozione...nessun'altra band italiana infatti riesce a mettere sullo stesso disco un pezzo ignorante come “Ieri sera non dovevo bere” e la commovente “Radio” coi suoi cori antemici da urlare a squarciagola. Paolo e Steve Gerson ricreano in piccolo la loro versione milanese e alcolizzata delle grandi coppie del rock'n'roll come Mick & Keith, Brian e Angus, Mike Monroe e Andy mcCoy, Steven Tyler e Joe Perry, creando testi geniali (che in questo album grondano disilluisione, vedi “Physique du role”) e riff all'altezza proiettando i Gerson nell'olimpo di quelle band che se non cantassero in Italiano non sarebbero obbligate ad avere come orizzonte il confine italiano.
Tra i pezzi migliori “Triste” ha sicuramente qualcosa di più dal punto di vista musicale, “Il morso del cane” è cattivissima e ha un inizio che omaggia i Rancid, e “Grilli per la testa” con uno dei ritornelli più bastardi degli ultimi anni.
Questo disco e un incidente al ginocchio di Paolo Gerson hanno fermato l'attività live della band per qualche mese, ma sono attualmente in giro, andate a vederveli e procuratevi una copia di questo ennesimo capolavoro.
Gabriele Squillace

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  LESTER AND THE LANDSLIDE LADIES / KEVIN K
“Frantic Tales For The Fast Living”
2011 –Tornado Ride Records

Rieccolo Lester, con le sue Ragazze Valanga! Puntuale come un orologio svizzero, prolifico come una pantegana e schietto come il vino nostrano, il nostro glampunk hero preferito torna alla carica con questo split CD, che delizia i nostri fini palati con 12 abrasive rock’n’roll songs, metà delle quali firmate dal rocker newyorkese Kevin K. Riesce sempre a stupirmi il ragazzone modenese, passano gli anni, cambiano i componenti della band, cambia il look e financo il modo di proporsi, oggi più punk e diretto rispetto al passato, ma una cosa rimane inesorabilmente costante: la sua mostruosa attitudine, coadiuvata da una vena compositiva che sembra infinita.

Non si arresta e non delude mai, questo figlio degenere di Bators e Monroe, Johansen e Knox, cresciuto a tigelle e Glitter Rock, mortadella e Ramones e posseduto dal demone del miglior Power pop, per l’ennesima volta troviamo pane per i nostri denti in questi 6 brani nuovi di zecca, taglienti ed incisivi quanto ruffiani ed accattivanti, almeno un paio dei quali, “Fuck Me Mommy” e “Cherry Stitches”, paiono destinati a lasciare un segno indelebile e diventare piccoli, grandi classici del suo repertorio. Semmai ce ne fosse bisogno, questa ennesima creatura conferma che il sodalizio con il chitarrista e co-autore Vinn risulta vincente e proficuo, nella miglior tradizione delle grandi coppie del rock'n'roll circus, GlamPunk Twins all'ombra della Ghirlandina! La scelta della partnership per lo split non è certo dettata dal caso, Kevin K appartiene infatti a quella schiera di rockers della Grande Mela consegnati ormai alla leggenda, nati sotto l'ala di Johnny Thunders ed i suoi Heartbreakers, di cui continuano a perpetrare suoni ed attitudine, disagi ed illusioni, da più di tre decadi.

Ne ha fatta di strada Kevin, da quel lontano 1978 con gli Aunt Helen, passando per i (New)Toys, i Lone Cowboys, i Road Vultures, affrontando vicissitudini che nel bene e nel male ne hanno segnato la carriera da autentico looser, la più dolorosa delle quali fu la prematura scomparsa del fratello Alan, avvenuta nel 1996. Da allora Kevin ha corretto il tiro della propria esistenza, concedendo sempre meno allo stereotipo del rocker maledetto e concentrandosi sulla musica, ha prodotto una quantità impressionante di album e collaborazioni (ricordo con affetto quelle con Freddy Lynxx nei tardi 90's) regalandoci momenti particolarmente ispirati, tradizione ampiamente rispettata anche con questi 6 nuovi brani. Da avere.
Gaetano “Trash69” Fezza

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 FAZ WAZ
“Life On The Moon”
2011 – Rocket Man Records

Ad un anno esatto dal meraviglioso omonimo debutto, tornano i lariani Faz Waltz con l’atteso come-back “Life On The Moon”, presentato con un artwork che pare uscito da un romanzo di Jules Verne. Mentre il primo album abbracciava tout-cort gli stilemi del British Glam rock dei 70’s e spaziava all’interno del movimento con grande libertà, richiamando Silverhead e Sweet ma anche primi Queen e Sparks, il come-back si focalizza su innegabili influenze T.Rex e melodie squisitamente pop, ma è anche caratterizzato da una forte dose di personalità, evidente soprattutto nei momenti più riflessivi e romantici dell’album.

La magia di Marc Bolan rivive in tutto il suo splendore mentre scorrono “Love Limousine”, “Get On Down” e “Life On The Moon”, brani che provocano più di un brivido grazie al timbro caldo ed all’impostazione vocale di Faz La Rocca. Eccellente compositore ed arrangiatore di tutti i brani del disco, Faz è l’autentico Deus ex-machina della band e quando siede al pianoforte diventa superbo interprete di struggenti ballate, difficile rimanere indifferenti a “Lucky Man”, “Mr.Sorrow” e “Marble Eyes”, dolci, romantiche e suadenti. Ma i suoi Waltz dimostrano anche d’essere una band vera, Dario e Diego formano una sezione ritmica precisa e compatta, Omar è un chitarrista incisivo ed elegante, insieme creano un sound ben definito e completo in ogni singolo dettaglio, tappeto sonoro ideale per le performance del carismatico frontman.

Con “Friend Of A Nightmare” la fa da padrone un pop-rock di lusso, elegante e ruffiano, “Long For Your Love” è la “Buick MacKane” del 2000 mentre con “Nice Bomb” e “Teenage Monkey”, due rock’n’roll ad alto voltaggio, esce prepotente il personalissimo estro della band, che riesce a fondere un songwriting di chiara ispirazione vintage a sonorità moderne e taglienti. In definitiva “Life On The Moon” è un lavoro maturo ed ispirato, degno successore e seguito ideale di quello d’esordio, l’evoluzione dei ragazzi è evidente e la band si conferma tra le migliori del panorama rock odierno.
Gaetano “Trash69” Fezza

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 The PLOD
“Neo City”
2011 – Rave Up Records

La Rave Up records, che dal lontano 1999 ci delizia con i vinili della serie “American Lost Punk Rock Nuggets” dedita alla riscoperta di Punk band “minori” di fine 70’s, ha lanciato in tempi più recenti la “Euro Glam Serie”, a quanto pare destinata a diventare acquisto obbligato per gli appassionati del genere. Le radici di questa apertura al Glam rock risalgono al 2003, anno di pubblicazione del bellissimo (ed ora pressoché introvabile) LP “Raving Mad” dei prime-movers statunitensi Shady Lady, mentre la nuova serie espressamente dedicata alla scena del vecchio continente è stata inaugurata con l’ormai sold-out “Iron Virgin” dell’omonima band scozzese autrice di due singoli tra il 1973 ed il 1974, e propone una seconda uscita tanto inaspettata quanto eccezionale, dedicata ai Plod di Colchester.

I fan più attenti ricorderanno “Neo City”, uno dei brani più belli ed incisivi tra i 20 inclusi nella seminale compilation “Velvet Tinmine” (2003 – RPM records), fino ad allora completamente inedito poiché i Plod nei loro giorni di gloria non riuscirono a pubblicare nulla di ufficiale. Agli inizi del 1975 furono infatti scritturati dalla piccola label londinese Banjul records, che di li a poco si trovò invischiata in problemi contrattuali e finanziari e la band si ritrovò di fatto con un pugno di mosche e si sciolse nell’arco di pochi mesi, fortunatamente le poche sessions in studio consentirono loro di incidere i sei brani che troviamo raccolti in questo provvidenziale LP. Nonostante siano perfettamente calati nel contesto dell’epoca, come testimoniano look ed attitudine, il loro stile non è affatto scontato e paga dazio all’imperante Glitter rock solo con “The Only Way To Go”, richiamando in modo palese gli Slade di “Gudbuy T’Jane”.

Il sound è eclettico e versatile in più di un frangente, sterza verso un caldo Hard Blues con “Long Gone” e “Lost In Crowd” e sperimenta ritmi reggae a tinte glamour con “Space Boy” ben prima dei Girl di “Passing Clouds”. La title-track svetta su tutte con un sound fresco e potente, per certi versi innovativo e precursore dello Street Glam di fine 80’s e la conclusiva “Phil The Cleaner” è boogie-glam sguaiato ed urbano con la chitarra sugli scudi a tessere trame infuocate. Signore e signori, questi erano “The Mighty Plod”, band superiore ad altre più blasonate, cui è mancato solo un pizzico di fortuna e ci ha lasciato una manciata di brani che, a distanza di 35 anni, fanno ancora la loro sporca figura. Ordinatelo velocemente, dischi come questo non restano sugli scaffali a lungo. Amen.
Gaetano “Trash69” Fezza

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 ROGER MIRET AND THE DISASTERS
'Gotta get up now'
People like you records

Esule cubano trapiantato a New York, la città più rognosa degli States. Skinhead, frontman della leggenda Hardcore Agnostic Front. Calci, pugni, risse, spaccio e la galera. Un car club contro corrente, hot rod mozzafiato ed un solo comandamento: old school. Amici e famiglia. Tutto questo è Roger Miret, personaggio vero, verissimo. I Disasters sono il suo side project da qualche anno, quando si stanca di menar botte con l'hardcore, non essendo una mammoletta, mette insieme questo combo di ragazzotti e via: street punk a tutta manetta. I nomi di riferimento potrebbero essere Bombshell Rocks, Us Bombs ma anche tutto quel bel punk hooligano di matrice inglese, roba tipo Sham69 e mille altri gruppi "Oi" per intenderci.

In "Gotta get up" non c'è niente di raffinato, niente di innovativo, solo una bella collezione di pezzi di ruvido e salutare punk rock con corettoni spacca culo dove gli "ohi, ohi, ohi" e gli "ooh ooh ooh" si sprecano. Ottima qualità, ma che dico? Ottimissima. A chiudere il cd uno sgangherato pezzo country in stile Hank III dedicato alla famiglia, uno dei capisaldi della filosofia Miretiana. Che dire? Volume a palla, Viva Roger Miret, Viva Los Rumblers, Viva el Punk mas rockero.
Matteo "ZioTeo" Pinton

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 DELEEDERS
“Ouch”
2011 – Tornado Ride Records

Avere molti interessi ed impegni m’induce alle volte ad essere distratto, tanto che, nonostante avessero esordito a fine 2009 con un promo EP di 3 pezzi, mi sono accorto dell’esistenza dei Deleeders solo da qualche mese, all’indomani della segnalazione sul forum di Slam del video ufficiale di “Ouch”. La mia sorpresa è stata totale, il brano innesta su un massiccio riff di chitarra una melodia accattivante e ruffiana in perfetto stile Power Pop, le immagini sono di quelle che lasciano il segno, semplici ma ben girate e tremendamente efficaci, la band ha personalità ed è guidata da una frontgirl, Titty, che in quanto a carisma, voce e presenza non è seconda a nessuno.

Con queste premesse era inevitabile che mettessi le mani sul CD d’esordio da poco uscito per l’intraprendente indie modenese Tornado Ride records, che i più attenti sapranno essere l’etichetta del nostro glampunk-hero Le$ter. L’occasione si è presentata un paio di settimane fa ad un concerto dei torinesi Hollywood Killerz, che mi ha dato modo sia di apprezzare le doti di Blackie, il bassista dei Deleeders ospitato on stage per la data, che d’incontrare il chitarrista Teo, presente tra il pubblico (e con la sana abitudine di tenersi CD e T-shirt della band in auto).

L’impressione iniziale viene confermata fin dai primi ascolti, il suono è corposo e ben strutturato nonostante si regga sulla sola chitarra di Teo, che sfodera riff tanto semplici quanto diretti ed efficaci, Titty è in possesso di doti vocali non comuni e le sfrutta al meglio, passando con naturalezza e disinvoltura da un’impostazione carica e grintosa ad una più sensuale e sussurrata. I 10 brani proposti hanno uno stile piuttosto vario, è sguaiato rock’n’roll in “Killer Diller”, costruito su un riffing ispirato alla classica “Something Else”, ha reminiscenze dei miei amati Crazyhead in “Stay The Hell Away”, è power pop sanguigno ed ipnotico con la bellissima title-track e l’incantevole “Whoo Ah Pah”, mentre nella conclusiva “The Way I Am” qualcosa mi ricorda gli Evanescence.
Tutte le canzoni sono all’insegna di chitarre potenti e melodie efficaci, lo possiamo definire Power Pop, Pop-Punk e probabilmente in tanti altri modi, ma in definitiva stiamo ascoltando del caro, vecchio, efficace e diretto rock’n’roll, dall’ennesima piccola grande band partorita dalla nostra penisola con buona pace degli esterofili ad ogni costo. Lunga vita ai Deleeders.
Gaetano “Trash69” Fezza

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 BERLIN BRATS
'Believe It Or Rot (1973-1976)'
Ratchet Blade Records 2010

Finalmente è giunto il momento di presentare in pompa magna i miei adorati Berlin Brats che, sono pronto a scommettere, ai più suoneranno ad oggi come emeriti sconosciuti. Non che abbiano tramandato molto ai posteri, ufficialmente rimasero infatti solo 3 tracce della loro breve ma intensa epopea, consumatasi in circa tre anni nei dintorni del Sunset Strip. La prima traccia è una chimera per collezionisti, il fantomatico singolo “Psychotic/Tropically Hot”, sostanzialmente un 7” demo auto-prodotto in pochissime copie e stampato col moniker “Brats”, cui in seguito venne aggiunto “Berlin” causa omonimia con la band newyorkese di Rick Rivets.

La seconda traccia è la versione di “Tropically Hot” incisa sulla compilation “Saturday Night Pogo” della Rhino Records nel 1978, la terza (di cui onestamente nemmeno io conoscevo l’esistenza, ringrazio l’ex frontman dei Pouty Lips Sweetmauro per la segnalazione) è un breve cameo della band, on stage alle prese con “Psychotic” nello sballatissimo film “Cheech and Chong’s Up In Smoke” sempre del 1978. Si potrebbe obiettare che due soli brani in circolazione siano pochi per creare un piccolo mito del rock’n’roll, in realtà basta un solo ascolto a “Tropically Hot”, anthem sguaiato e selvaggio, per innamorarsene follemente e chiedersi dove e come si possa ascoltare altro della band.
Il desiderio viene esaudito dalla Ratchet Blade Records, piccola label Californiana che per la prima volta stampa ufficialmente (anche in Vinile) 13 tracce comprensive tratte dal demo del 1976, dal fantomatico singolo e da un live registrato nel 1976 al Cabaret di L.A. ed introdotto dal leggendario DJ Rodney Bingenheimer, che presentò anche in radio il loro singolo definendoli: “The West Coast's first Punk Band”. Forse non erano musicisti eccelsi e di certo non inventarono nulla di nuovo, ma sfido qualunque rocker a rimanere indifferente al loro rock’n’roll carico di rabbia, energia e ribellione, glamour e decadenza, che parte dai Rolling Stones e li spinge all’ennesima potenza con una carica trasgressiva degna delle New York Dolls.

Il frontman Rick Wilder, animale da palco sfrontato e perverso, pazzoide ed oltraggioso come il miglior Mick Jagger, del quale ricorda parecchio anche il timbro vocale, conclusa l’esperienza Brats formò con il drummer Rick Sherman la punk band Mau Maus, con cui raggiunse una discreta notorietà. Purtroppo la fortuna non arrise alla manciata di band che in qualche modo fecero da ponte tra la morente scena Glam rock e l’astro nascente del Punk (oltre ai Berlin Brats doveroso citare almeno i Dogs di Loren Molinare), ma in qualche modo si rivelarono seminali per tutto il rock losangelino a divenire, gettando le basi anche per quel fortunato movimento che una decade più tardi prese il nome di L.A. Street Scene. La mia copia in Vinile è già in volo.
Gaetano “Trash69” Fezza

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 Licks
'Northbound'
Self Produced 2009

Il nostro bellissimo sud negli ultimi anni ci ha regalato alcune delle migliori realtà del panorama rock contemporaneo, penso in particolare ai tarantini The Shoes e Sovran ed ai partenopei Internal Disfunction, cui possiamo aggiungere senza alcuna remora i palermitani Licks, che dall’assolata trinacria esordiscono con uno splendido CD di 5 pezzi che profuma di Rolling Stones, Dogtown Balladeers, Jezebelles (qualcuno si ricorda dei loro due meravigliosi 7” dei mid-90’s?) e Quireboys.
Rock’n’roll ad alto voltaggio quindi, che lascia il segno e rapisce, creando una calda e meravigliosa atmosfera da pub, tipica di quelle serate passate tra fiumi d’alcool, sigarette autocombuste e ragazze discinte, ballando fronte-palco, persi e bagnati fradici di sudore. Il brano d'apertura “Busy Job” pare uscito dal miglior songbook degli Stones, “Nite Shot” esplora territori a stelle e strisce, non distanti da quelli battuti nei primi 90’s dai Company Of Wolves; “You Think You Are Cool” torna a rielaborare temi cari a Jagger & Co. con un riff in qualche modo debitore di “Satisfation”, “Feeling Back Home” inizia come una malinconica ballad per evolversi in un crescendo elettrico trascinante, chiude “Sillian Hotel” che cita in modo quasi commovente Spike e soci.
I ragazzi hanno un’attitudine mostruosa e sanno scrivere belle canzoni, arrangiate e suonate in modo impeccabile, i ritornelli sono accattivanti e le chitarre ruggiscono incessantemente, il tempo scorre in fretta mentre le ascolti, rimani troppo presto a bocca asciutta e ti rendi conto che ne vuoi ancora, quindi via daccapo sperando di stringer quanto prima tra le mani un benedetto full-lenght. Contattateli assolutamente e fate vostra una copia di questo gioiellino.
Gaetano “Trash69” Fezza

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 WARRANT
'ROCKAHOLIC'
Frontiers Records 2011

Se dovessimo ascoltare questo album facendo finta di non sapere chi lo abbia concepito e suonato probabilmente avremmo meno soggezione psicologica o almeno minore possibilità di paragoni forse inutili e superflui. 

Rockaholic è un gran bel disco rock, ottimamente suonato e prodotto e il lead singer attuale Robert Mason (Lynch Mob, Big Cock, Ozzy Osbourne (si, era quello che cantava dietro a Ozzy nei live 95/96)) svolge ottimamente il ruolo di domatore al centro della gabbia sonora creata dai membri originali Joey Allen, Erik Turner, Jerry Dixon e Steven Sweet. Prodotto piuttosto distante da Born Again (e anche dal cantato di Jamie St. James) con accentuati spunti e reminiscenze ottantiane molto ben volute dal sottoscritto che si rifanno a sonorità alla Dirty Rotten Fifthy Rich, infatti anche il missaggio di Pat Regan e la produzione di Keith Olsen sono in contro tendenza alle mode di compressione dei mastering attuali.

Togliendoci il sassolino dalla scarpa, o dallo stivale in questo caso, il "confronto" con l'era Jani Lane è impraticabile: quei tempi sono e saranno irripetibili e anche l'amalgama del songwriting non è giudicabile con gli ascolti di oggi. La cosa inconfutabile però è che gli Warrant versione 2011 riescono a convincere l'ascoltatore con un risultato hard rock melodico solido e compatto. Il cantato di Mason si adatta perfettamente ad ogni brano, dall'opener Sex Ain't Love tirata e stridente, alle seguenti uptempo Innocence Gone, alla riffettona ottantiana Snake, a Dusty's Revenge, probabilmente una delle migliori del disco in qualità e feeling. Qui Mason cambia marcia e ci fa capire come si lavora con la voce e che i cantanti dotati si riescono a far valere e ad "indossare" ogni canzone come un abito su misura. Home è la prima ballad, interessante e melodica. What Love Can Do, Life's A Song continuano l'ascolto con un melodic rock più moderno, Show Must Go On vede un bel riff di chitarra e un chorus ripetitivo e martellante, Cocaine Freight Train vira sull' old style veloce con intermezzo di armoniche che apre le porte a Found Forever, l'altra ballad perfettamente riuscita con chorus unico. Si prosegue con Candy Man, chitarra in faccia per una hard rock track granitica e ancora una interpretazione di Mason eccellente così come pure nella moderna Sunshine. Tears in The City è di sapore Bon Joviano, cosa che fa sicuramente piacere all'ascoltatore visto il risultato che sfocia in un ritornello arioso piuttosto west coast. The Last Straw chiude in maniera perfetta il disco, incalzante e decisamente hard rock.

In definitiva Rockaholic è un disco che non può mancare nella discografia di chi ascolta hard rock melodico. Il consiglio è un ascolto senza preconcetti e con una giusta dose di curiosità: è necessario giudicare esclusivamente con le proprie orecchie.
Mauro Guarnieri

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 Transex
'The Heart Of The State'
White Zoo Records 2011

Esce per l’attiva Indie leccese White Zoo Records il nuovo lavoro dei Punk rockers capitolini Transex, già apprezzati con l’omonimo disco d’esordio ed ancor più con il successivo “Domino”,  un 7” EP di quattro pezzi, in vinile di un bellissimo color Rosa Shocking, che ricorda il fantastico 12” ”Whatever Happened To” dei Soho Roses, uscito nel 1987. Molto curata ed accattivante anche la cover, decisamente oltraggiosa e provocatoria: 3 belle Trans (embeh ovvio no?) una delle quali indossa un elmetto sovietico, sfogliano un quotidiano che titola sull’assassinio di Aldo Moro!

Apre le danze l’irriverente “Cops Are Gay”, rozza e volgare, cruda e diretta in puro KBD style, seguita dalla riuscitissima cover dei Cortinas “Fascist Dictator”, che personalmente preferisco all'originale. Il primo brano della b-side, “Gotta Go”, mostra reminiscenze del N.Y. sound, tra Heartbreakers e Dictators mentre la conclusiva “Red Brigades”, che inizia con la telefonata che annunciò al mondo l'avvenuta esecuzione di Aldo Moro, grazie soprattutto ad un riff di chitarra rallentato ed iper-distorto, si rivela la più oscura ed inquietante del lotto. Non per fighetti, certo, ma per quanto mi riguarda assolutamente da avere.
Gaetano “Trash69” Fezza

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 Giuda
'Get It Over/ Kidz Are Back'
White Zoo Records 2011

Una sera, mentre mi gustavo su YouTube alcuni vecchi video JunkShopGlam, sono letteralmente inciampato in questa band che, a discapito di un nome che non passa certo inosservato, mi risultava assolutamente sconosciuta. In realtà, come ben sa chi frequenta siti come “Pure Pop”, “Crazee Kids” o “70’s Invasion”, i gruppi minori che hanno costellato l’universo Glam Rock/Proto Punk sono tali e tanti che è una vera impresa arrivare a conoscerli tutti, per cui li per li mi son limitato ad ascoltare questo bel pezzo ed a prender nota.

Immaginatevi la mia sorpresa quando mi sono reso conto che il singolo in questione (un classico 7” o 45 giri che dir si voglia, rigorosamente in vinile, of course) è stato pubblicato nell'anno del signore 2010, roba da ribaltarsi dalla poltrona! A parte la genialata di ricalcare la cover sul modello di una vecchie serie di singoli dei 70’s (ne ho uno originale degli Angel scozzesi, anno di grazia 1974), questi si sono conciati e suonano come un gruppo Glam Rock di quegli anni, pensate agli Slade ed ai Jook e non sarete molto distanti, regalandoci due ottimi ed energici stomper: piedino che batte, handclaps selvaggio e tutti in pista a far casino! Ma chi sono sti cialtroni?
Difficilmente gente di “primo pelo” abbraccia certi suoni con la giusta attitudine (anche se non mancano meravigliose eccezioni come i Faz Walz), infatti... dietro questo progetto ci sono alcuni membri della mitica Punk rock band capitolina Taxi. Io vi consiglio caldamente di ordinarne una copia, la tiratura è limitata a 300 pezzi e credo proprio voleranno rapidamente, con tanti complimenti alla White Zoo Records.

Gaetano “Trash69” Fezza

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 THE STP
'Success Through Propaganda'
Ghoul Records 2010

Confesso di nutrire una sorta di timore reverenziale nei confronti degli STP, non tanto a livello umano (sono simpatici e sempre disponibili a fare quattro chiacchiere davanti ad una bella birra), quanto a livello “artistico”: che potrebbe mai aggiungere una penna amatoriale come la mia, per quanto sincera ed appassionata, su una band del genere? Qui siamo ben oltre il livello medio della maggior parte dei gruppi di cui normalmente una ‘zine si occupa e ben oltre una qualsiasi band “rodata, esperta ed efficace”, il parametro è fuori scala e ritengo gli STP a buon diritto la miglior rock’n’roll band Italiana e sicuramente tra le più grandi del panorama internazionale. “Success Through Propaganda”, quinto capitolo discografico in circa 15 anni di attività (Best, singoli e Compilations esclusi) raggiunge vette di assoluta eccellenza sotto tutti i punti di vista: qualità e quantità delle idee, arrangiamenti, suono, produzione, booklet, non c’è una virgola fuori posto!!

Il precedente “Paradise & Saints” mi entusiasmò, convincendomi che fosse il disco della maturità, il capolavoro che difficilmente una band riesce ad eguagliare, dopo circa 5 anni invece mi ritrovo tra le mani un CD che non solo ne è il degno successore, ma se possibile rincara la dose ed a tratti lo supera Un lustro non è certo un lasso di tempo trascurabile tra un lavoro e l’altro, ma va considerato che ad un certo punto il chitarrista storico e co-fondatore del gruppo, Stiv, decise di interrompere il sodalizio, provocando un comprensibile disagio ed una pausa di riflessione che fece addirittura temere per le sorti della band. Pare proprio che questo tempo sia stato sfruttato al meglio dai ragazzi, che hanno trovato nel nuovo chitarrista Billy un innesto vincente ed inserito nell’album una quantità di brani sopra la media (ben 14 e parecchi altri ne sono stati forzatamente esclusi…) con una varietà stilistica che ne evita ripetizioni e ridondanze, riuscendo nella non comune impresa di farli brillare tutti di luce propria senza proporre fill-in, mantenendo una forte personalità e suonando sempre e comunque, maledettamente STP. Gli intenti sono chiari fin dalle prime note, “Sister Illusion” sembra perfetta e colpisce come un bulldozer, poi arriva “Heartbreak Collector” introdotta da un improbabile quanto efficace “Ciucciucciurù” (che solo un performer di spessore come il Metius può permettersi di cantare) e ti abbatte con un ritornello semplicemente irresistibile, veramente difficile ascoltare di meglio in giro.

La baldoria prosegue con “Doin’ The Booga Ooga” che, oltre a precorrere i tempi con il suo tema diventato – ahimè – attualissimo, ti proietta in un jungle-party d’altri tempi, in piena frenesia 70’s, dove rimaniamo per l’appassionante “It Ain’t New York” che citando i mitici club CBGB’s e Max Kansas City tributa i giusti onori alla Grande Mela del Rock’n’Roll, ospita ai cori il DJ Andrea Rock di Virgin Radio e si conclude con una citazione di “New York, New York” da parte del bravissimo chitarrista Casey Cooper. Ancora, in ordine sparso e saltandone alcuni per mere questioni di spazio: “Why Don't You Ever Smile?” con le lead vocals di Urrke T. degli svedesi Midlife Crisis, “Help Me Johnny” che coniuga un altro grande ritornello alla STP KickAss Attitude, “Up And Down Babylon” che ci porta alla puttanesca corte di Johansen e Co., la motorhediana “Motorcycle Girl” con Olly dei The Fire alle lead vocals e “King Of Rock”, sparata a 1000 e con un coretto tutto pepe da parte di Claudia delle Great Dolls Of Fire, in conclusione invece un tributo con gli attributi al RHPS a titolo (ovviamente) “Don’t Dream It”.
Gli STP sono di un altro pianeta, non ce n’è per nessuno, se comprate un solo disco all’anno sapete cosa fare.

Gaetano “Trash69” Fezza

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BACKSTAGE HEROES
'Too Rude To Be Cool'
Self Produced 2010

Con tremendo ritardo rispetto all'uscita del disco e all'intervista fatta qualche mese fa, mi appresto a recensire il debut album di questi 4 rocker torinesi, già sentiti con l'ep "Stone Cold Cruel" qualche anno fa.
Come nella precedente release, il sound rimane ancorato a strutture sonore tipicamente hard rock/sleaze che mette uno stivale a Los Angeles e uno in Scandinavia: ritmiche poderose e sculettanti, attitudine stradaiola e vocals corrosive che non trascurano una certa attenzione per le melodie più tradizionali.
Il risultato è un lavoro energico, aggressivo ed orecchiabile allo tempo stesso, ben suonato, ma che pecca un pò in prevedibilità, niente di male, alla fine è solo rock and roll, ma forse ci vorrebbe qualcosina in più per spuntarla sull'agguerrita concorrezza nel settore.
Gli episodi migliori li ho individuati nelle sguaiate "Anybody" e "New Hero", nella polverosa "I Joke(he)r", nella seducente "Scent Of a Woman", al contrario avrei tolto qualche minuto a "So far From Home"...
Moreno Lissoni

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 THE SOVRAN
'No Song For A Non-Generation'
Logic(Il)logic Records 2011

Fa bene alla salute ed al morale mettere nel lettore dischetti come questo, riconcilia con il mondo ed inietta una sana dose di entusiasmo....davvero una bella sorpresa questi 4 rockers Tarantini, ed ancora una volta complimenti alla logic(il)logic che sembra avere l'invidiabile capacità di scritturare gruppi di grande caratura. I Sovran sono attivi dal lontano 1997, non c'è quindi da stupirsi della loro bravura, evidentemente affinata in anni di esperienza, che li ha portati ad incidere un disco maturo, suonato e prodotto molto bene, che ha nella composizione dei brani un punto di forza indiscusso, cosa non sempre scontata in un paese in cui troppi sono bravi a suonare ma trascurano l'oggetto “canzone”.
“No Song for A Non-Generation” ti sbatte in faccia 11 tracce di puro e viscerale Rock'n'Roll, trascinante e veloce, brutto sporco e cattivo, un'esplosiva ed azzeccata miscela di Motorhead (la band nacque come tributo a Lemmy & Co.) e Turbonegro, cui si aggiunge una forte dose di personalità. I ragazzi si rivelano un'autentica “Killing Machine” senza soluzione di continuità, nessuna tregua ne un calo di tensione durante l'ascolto, Sgt.LSD e Simon (batteria e basso) saturano il suono con ritmiche martellanti, Uncle Frank e Cpt.T (rispettivamente chitarra e chitarra/voce) cesellano riffs, melodie e ritornelli vincenti. Non importa se ascoltiamo autentici schiaffi in faccia come l'opener “Revolution N#10”, che con un impertinente “C'mon, right now” diviene un autentico inno alla ribellione, “Rock'n'Roll Robber” o “The Sovran Is Dead”, oppure se danno un attimo di respiro come “Generation”, che nel refrain contiene la bella frase che titola il CD ripetuta in modo quasi ipnotico, tutti ti entrano dentro e non te li scrolli più di dosso.
Sugli scudi anche “Machine”, brano che personalmente mi ricorda lo stile degli STP di “Paradise & Saints” (il che riempie d'orgoglio la mia Italo-filia, ormai abbiamo il meglio, ragazzi!),  “Looking For” che mi riporta alla mente Iggy Pop periodo Berlinese e “One Million Horses”  impreziosita da uno stacco di chitarra che riprende in modo geniale il “Godfather Theme”. Voglio spendere due parole in più per il brano di chiusura, “Europa”, forse il marchio di fabbrica più distintivo dei ragazzi, un gioiellino oscuro, ipnotico ed inquietante, sospeso tra certa New Wave darkeggiante, i Krafwerk ed i miei amatissimi Fishfaces, complice anche la timbrica molto particolare del cantante che si discosta dagli stereotipi imperanti nel genere ed assume toni più caldi, bassi e viscerali. Bravi, un altra piccola gemma da custodire con gelosia ed ascoltare assiduamente. 
Gaetano “Trash69” Fezza

 

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HELL IN THE CLUB
'Let The Game Begin'
Red Pony Records 2010

Una delle migliori produzioni italiane che mi sia capitata di ascoltare negli ultimi anni, gli Hell In the Club con Let The Game Begin si pongono come uno dei gruppi di punta nel genere: hair metal moderno che non ha nulla da invidiare alle produzioni straniere.
Nati da membri di Elvenking (Damna, Dave) e Secret Sphere (Andy, Fede), il four pieces, pur collocandosi in un panorama dove non esistono grandi spazi, riesce grazie a una buona verve compositiva e l’ottima tecnica messa in campo, a giocarsi le proprie carte vincenti regalando agli estimatori del genere delle vere e proprie chicche.
La superba “Never Turn My Back ” apre i battenti per condurci a “Rock Down This Place”, brano che potrebbe essere accostato agli americani Hinder e “On The Road” dove emergono tutte le influenze Eighties della band.
Il CD prosegue senza cali di tono, al contrario troviamo pezzi sopra la media come le sculettanti “Another Saturday Night” e “Raise Your Drinkin' Glass”, la ballata “Star” e “Daydream Boulevard” che ci riporta nuovamente indietro nel tempo, a cavallo tra ‘80 e ‘90.
Pocchi cazzi, un disco fatto con tutti i crismi, obbligatorio l’acquisto!
Moreno Lissoni

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HOLLYWOOD KILLERZ
'Dead On Arrival'
Logic(Il)logic Records 2010

Grazie all'intraprendente etichetta nostrana Logic(Il)logic/Street Symphonies e dopo un lunga gestazione, esce il primo full-lenght CD della GlamPunk Gang più famosa della MotorCity torinese, traguardo raggiunto dopo anni di gavetta (il primo demo risale infatti al 1999) che ne hanno forgiato il carattere e codificato il suono, mai come oggi incisivo, tagliente ed efficace. In passato non sono stato particolarmente tenero nei loro confronti, più per una questione di gusti personali che di merito, erano troppo “scandinavi” per un vecchio trombone come me innamorato di suoni Vintage e Newyorkesi, poi negli ultimi 2/3 anni la loro evoluzione mi ha lentamente ma inesorabilmente conquistato, ed al cospetto di questo lavoro mi inchino e mi cospargo il capo di cenere.

Harry KK, singer dal Phisique Du Role invidiabile, interpreta i brani superbamente, Dome e Roby garantiscono una sezione ritmica che per precisione ed impatto non è seconda a nessuno, Juri e Simo alle chitarre sono perfettamente complementari, picchiano duro e veloce ma cesellano anche parti di squisita raffinatezza... Last but not least, grazie ai Killerz l'Italia può vantare il Glam Attakk, evento annuale imperdibile per ogni rocker che si rispetti, giunto quest'anno alla 13ma edizione (che avrà Mr. Michael Monroe come headliner !?!), non è propriamente da tutti versare “lacrime e sangue” per la causa in questo modo...

“700.000” vale da sola l'acquisto del CD, non solo perché ti prende a calci in culo fin dai primi secondi, ma perché lo fa con classe, unendo un riffing GlamPunk cattivissimo ad una parte vocale che sembra urlarti “cantami, fottuto bastardo”... davvero una sensazione esaltante nota dopo nota, fino all'esplosione del refrain... roba pericolosa, NON ascoltatela mentre siete alla guida, stronzetti... Non c'è tempo di rifiatare, perché ”Grey Celebrations” prosegue il massacro, altro riff imponente ed azzeccato, altro refrain da ribadire a squarciagola con il medio alzato, e 'fanculo anche a questa giornata dimm...
Se per caso ti stavi rialzando, arriva “Luxury Depression” e ti sferra un calcio nelle costole quasi a dire ”stai giù stronzo...”, e siamo a tre-brani-tre decisamente sopra le righe, sono completamente rapito. “Girls R Dead” è un'altro gioiellino, impreziosito da eccellenti trame delle chitarre, l'anticamera perfetta di “How (Could I)” che si rivela essere il mio brano preferito, sposando esattamente il mio concetto di canzone: intro sognante e vagamente ipnotica, complice un arrangiamento da pelle d'oca con il piano, chitarroni massicci ed IL ritornello, IL (non UN) ritornello... Forse non ve l'ho detto, ma i ragazzi hanno una GRAN classe!

Probabilmente sto scrivendo una recensione troppo ridondante, ma è pur vero che mi capita solo in un caso: quando mi esalto, per cui chiedo venia e cerco di stringere, ma escludere qualche titolo mi sembra un torto enorme nei confronti di un lavoro che ritengo pressoché perfetto. Rapidamente allora: ”Going Down” è un'altra piccola gemma da cantare a squarciagola, mentre “Somewhere Out Of This Mind” e “All Tomorrow's Parties” pur meno ruffiane mantengono un ritmo incalzante e spianano la strada a “Over And Over” che si contende la palma di brano migliore del CD, non se ne andrà più dalla testa, garantito! Non colgo segni di cedimento in questa perfetta sintesi GlamPunk, sospesa da qualche parte tra Demolition 23 e Shake The Faith, Backyard Babies e Social Distortion. Dopo “Through The Land” e “Our Memories May Be Right” tocca ad un loro vecchio cavallo di battaglia, quella “Lovecrash” che per prima fece intuire le potenzialità del “nuovo corso” e che mantiene intatto tutto il suo fascino al cospetto dei brani più recenti. Chiude la ballad “More Than It Hurts You”, in parte Monroe, in parte Bators, molto Killerz... Bravi? No, meravigliosi... Tra l'altro un libretto così se lo sogna un buon 90% delle uscite discografiche... Da avere e consumare!
Gaetano “Trash69” Fezza

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LESTER AND THE LANDSLIDE LADIES
'Estranged In Ladyland'
Tornado Ride Records 2009

Con Lester e le Signorine Valanga mi succede che non faccio in tempo ad assimilare i brani di un disco che quando assisto ad un loro show me ne propongono almeno 9 nuovi su 10... e parlo di gente che suona un concerto un giorno si e uno no, che ha girato e rigirato i locali più infimi d’Italia, portando un pò d’allegria e sano e scanzonato glitter punk.
L’ultima volta che li vidi se ne erano adirittura usciti con una versione acustica di “Hysteria” dei Def Leppard, una gran bella versione a dirla tutta, annunciando l’uscita di un’album di cover in versione rivista e... acustica.
Ma come al solito, eccoli che mi sorprendono perchè nella casella della posta non trovo tale disco, ma il promo di questo Estranged In Ladyland già recensito lo scorso anno e che ritrova i miei consensi.
Senza ombra di dubbio ritengo che sia il disco più “maturo” mai cagato fuori dal repertorio della band modenese, con 14 tracce che rielaborano in maniera personale le marcate influenze di Lester & Co.
Gira nel mio stereo da qualche giorno e non vedo l’ora di rivedermeli dal vivo per canticchiarmi “ohhh margaritaaa”.
Moreno Lissoni

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SCREAM BABY SCREAM
"U & ME, 3 Meters UnderGround"
Self Produced 2010

C’erano una volta i Maniac Spider Trash, qualche cambio di formazione ed ecco i Frankenstein Drag Queens From Planet 13 che con qualche altro cambiamento diedero vita ai Murderdolls. La band di Wednesday 13 dopo il recente album e tour continua a mietere vittime nel nostro paese, facendo uscire dalle tombe i nostri zombi nostrani, prima i Superhorrorfuck e ora con i milanesi Scream Baby Scream, gruppo formato da Becky Delirious (basso), Rendih Ironscraps (chitarra), Damien Die (voce), David BenjiRotten (batteria) e Ryan Darklin (synth e tastiere).

Come i Superhorrorfuck hanno stravolto un pezzo di Katy Perry, anche Scream Baby Scream rivoltano come un calzino “Necromance” di Lady Gaga, ma dando a mio avviso il meglio con “Hangman Song”. Questi giovani morti viventi sono pronti per uscire dalle bare, ancora un po’ d’esperienza in giro per Milano e se saranno forti e abili, poi saranno in grado di invadere tutto l’Italia.
Moreno Lissoni

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Paisli Ken
'Guns N' Roses - The Truth (La verità)'
Chinaski Edizioni 2010

Alti e bassi per questo libro di pubblicato dalla brava Chinaski Edizioni che regala ai fan italiani dei Guns N' Roses il libro scritto da Ken Paisli, giornalista neo zelandese già autore di altre biografie non ufficiali nell'ambiente musicale.
Come dicevo, l'edizione italiana di The Truth ha dei pro e dei contro. Partiamo da quest'ultmi: una traduzione non impeccabile e a volte poco fluida non aggevolano la lettura, a volte resa noiosa dallo stesso scrittore quando elenca dischi, formazioni, date dei tour, ecc. e una grafica poco curata, ma è anche vero che è solo un libro...
Al contrario, in questo libro ci sono diversi momenti succulenti, aneddoti che non conoscevo (tipo una festa a Sanremo) e parecchie buone intuizioni di Paisli, su cui mi trovo d'accordo su parecchi punti di vista e aggiungerei anche l'ottimo lavoro di ricerca e archiviazione delle informazioni.
Grazie a questo libro poi, mi sono andato a recuperare alcuni album degli membri di Guns che in questi anni avevo lasciato un pò a prendere polvere, dagli Ju Ju Hounds di Izzy Stradlin a The Hangover di Gilby Clarke, da Believe in Me di Duff a... Chinese Democracy, uscito postumo all'uscita del libro.
Un libro per i fan.
Moreno Lissoni

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BITCH QUEENS
'Female Shotgun'
Lux Noise, 2010

Mentre la Svizzera piange la scomparsa di Steve Lee, ci pensano i 4 rocker elvetici a cercare di tirare su il morale con il loro tirato rock  and roll.
Conosciuti con l’ep "High Strung" tornano nel mio lettore con il tanto sospirato full length dal titolo Female Shotgun, 11 colpi sparati in serie da una Uzi e caricati con polvere da sparo estratta tritando i cd di Backyard Babies, Hellacopters e Turbonegro.
Non si può certo lanciare proclami, per quanto valido ed interessante sia il CD, ma la sensazione è che il quartetto sia sulla strada giusta.
Moreno Lissoni

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SCHIZOPHONIC
'Different Shapes For The Same Letter'
Seld produced 2010

Schizophonic… la prima cosa che mi viene in mente è il disco Nuno Bettencourt (chissà se il nome viene prorio da li...), ma mi è venuto tutt’altro alla mente guardando la copertina, perchè più che di un gruppo hard rock, mi sembra che l’artwork in questione, seppur ben fatto, sembra più adatto ad un gruppo dalla radici punk, ma questa è un’altra storia...
Sarà che non mi aspettavo questo tipo di proposta sonora e che oggi è una bella giornata, ma Different Shapes For The Same Letter mi piace, suona bene, ha delle belle soluzioni, benchè rinchiuse nei soliti canoni e il gruppo di Verona sembra saperci fare.
Alla base del sound del quartetto c’è il classic rock (con le giuste proporzioni, azzarderei facendo il nome di Mr. Big), a cui va aggiunta una componente funky, che in questo caso potrebbe prendere il nome di Extreme o Living Colour, una bella sorpresa quindi e un piacevole ascolto.
Moreno Lissoni

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CAPTAIN ZAPPED
'Captain Zapped'
Hallucinati Twenty Two/Lone Gator 2010

Alex Mitchell è un pazzo! Se non ci credete andate a vedere le sue foto con il mantello sulla pagina Myspace del gruppo... Per chi non lo conoscesse, sto parlando dell’ex cantante Circus Of Power, gruppo street metal di fine anni 80, che recentemente si è rifatto vivo con il progetto Fat Nancy ed ora in compagnia di Billy Tsounis pubblica questo Captain Zapped, un disco che ha come filo conduttore i Seventies, ma stranisce l’ascoltatore per la sua varietà di sonorità, passando dalla psichedelia al glam (“Hot Rod Girl” potrebbe benissimo essere un pezzo dei T-Rex).
Il disco ha bisogno di diversi ascolti per essere assimilato, anche se preferisco ricordarmelo con i Circus Of Power.
Moreno Lissoni

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SONYA KAHN
'New Beginning'
Seld produced 2009

Attualmente impegnata nella stesura del nuvo album dal titolo “Stripped Ballads” previsto per la prossima primavera, la bella Sonya Kahn ci ha fatto pervenire questo CD che risente di influenze ottantiane miscelate a suoni pop, ma dallo stampo decisamente rock.
Nel suo background cita Aerosmith, Pink Floyd e Madonna, un mix strano che alla resa dei conti non delude: le chitarre sono ben presenti, così come non mancano parti di piano e melodie dal buon potenziale radiofonico.
Ballate, pezzi più rockeggianti e pop tunes si alternano nelle 13 composizioni di New Beginning, se non siete avvezzi a sonorità più leggere, andate oltre.
Moreno Lissoni

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JESSIE GALANTE
'Spitfire'
Greedy Songbird Music 2009

Un presenza scenica che non passa inosservata, una carriera iniziata negli anni 80 e una gran voce, sono alcune peculiarità che descrivono la bionda singer di New York di origine siciliana che in un’intervista affermava che molti cantanti italiani sono stati tra le sue maggiori influenze, ma non lasciatevi spaventare perchè si sente che sono ben altre le contanimazioni che giungono all’orecchio sentendo Spitfire: Beatles, Humble Pie, Led Zeppelin, Rolling Stones, Stevie Wonder, Aretha Franklin, Etta James, James Brown, Janis Joplin

Solo citando questi artisti è già possible inquadrare le sonorità del disco, un rock blueseggiante condito di soul e funky, supportato dalla calda voce di Jessie, difficile commentare una canzone piuttosto che un’altra, perchè è un lavoro che va ascoltato tutto al giusto volume e con l’atmosfera adatta... scoperto con un anno di ritardo, ma gradita sopresa!
Moreno Lissoni

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DOIN’ JUST FINE
'5 lovesick punk rock songs'
Feeling Fine Music 2010

Robert Myer, voce e chitarra, Vlad Junkers, basso e Philip Catt, batteria, sono un trio francese che senza troppi problemi ha pubblicato un Ep di cinque song spudoratamente influenzate da Social Distorsion e Supersuckers, per quello che riguarda la parte più “punk”, mentre spuntano i nomi di Hank Williams e Johnny Cash (“Go Go Go”) per quella più country.

Tranne “Send Me Back Home” dall’incedere stoner, il resto delle composizioni miscela rock and roll, punk e country come da tradizione, un bel passatempo nell’attesa del ritorno della band di Mike Ness...
Moreno Lissoni

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Mr. Bopp & The S. Matt Family
'Still The Same…'
Self Produced 2010

L’ex voce dei JackyJail sembra voler dire che anche se gli anni passano il buon vecchio e sano rock and roll è “sempre lo stesso”, così il sound che ci propone con questo disco d’esordio è figlio del rock sudista e di quelle atmosfere blues, country e classic rock dei Seventies.

Look a-là Bret Michaels, Mr. Boop con la sua famiglia ci propongono quindi un genere “datato”, che ha i suoi maggiori esponenti, come ovvio che sia, dall’altra parte dell’Oceano, ma nonostante questo, ci dimostra che anche nella nostra Italia si può fare del buon southern rock. Se per un attimo, si facesse finta che il calcio fosse solo uno sport praticato a scuola, che al posto delle pizzerie ci fossero catene di Denny’s e che i nostri genitori al posto dei 45 giri di Raul Casadei avessero quelli di Hank Williams, allora non sarebbe difficile pensare che anche Still The Same sia stato fatto dai dei nostri connazionali.

Qualche dipendenza a schemi già sfruttati non cambia il mio giudizio positivo sulla release, anche perchè chi si aspetta altro, allora è meglio che legga altrove, un disco caldo come il collo di un redneck esposto al sole, ma fresco come il six pack beer che lo aspetta in frigorifero.
Moreno Lissoni

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THULIUM
'69'
Aka Music 2010

Gruppo di alternative rock proveniente da Londra, ma formato da quattro ragazzi di nazionalità diversa e capitanati dal chitarrista e cantante francese Boubou.
Solo tre pezzi in questo Ep, si parte con “Running” per proseguire con la radiofonica “Craving” e la lenta “90 Days of Sorrow”, brani riconducibili verso sonorità care a NickelbackBreaking Benjamin o Three Days Grace.
Niente di nuovo sotto il sole, ma un’altro gruppo da aggiungere alla lista già zeppa di nomi più o meno validi che fanno questo genere.
Moreno Lissoni

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kidneythieves.com
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KIDNEYTHIEVES
'Trypt0fanatic'
Crooked Wood Music (2010)

Voce femminile per questo progetto formato dalla bella Free Dominguez e da Bruce Somers con il loro industrial rock alternativo caratterizzato da delle belle melodie che fanno rendere questo Trypt0fanatic un CD molto mainstream e appetibile anche per chi come me, non si nutre di certe sonorità.
Nei ¾ d’ora di musica, saltano subito all’orecchie  le buone capacità dei  Kidneythieves già in apertura con “Jude (Be Somebody)”, “Beg” e “Freeky People”, ma il disco rimane su livelli più che buoni per tutta la sua durata, tra chitarroni grassi ed inserti elettronici, ma pur sempre con la bella voce di Free.
Se non sbaglio Trypt0fanatic è la terza release del duo californiano, per chi ama le loro sonoronità, potrà sbizzarrirsi.
Moreno Lissoni

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AESTHESIA
'Shattered Idols'
Self Produced 2010

E’ una grigia domenica di novembre. Piove. Voglia di mettere il culo fuori dalla porta è pari a quella di un gatto ad entrare in un canile.
Metto su un pò di musica, mi casca l’occhio sui “Use Your Illusion” e penso che sia un’ascolto adatto visto che sto anche leggendo un libro che parla della band, ma poi arriva “November Rain”, gran pezzo vero, ma messo oggi proprio mi mette tristezza. Cambio al volo il CD, prendo il primo della colonna dei CD da recensire... Aesthesia... brutto nome per un gruppo hard rock, ma le foto e l’artwork mi invogliano all’ascolto.
Scopro che sono di Parigi, che nel 2005 sono usciti con un demo di 5 tracce, che questo Shattered Idols è il loro esordio discografico e che nel CD ci sono come ospiti Thomas Silver degli Hardcore Superstar e Kenny Hakansson degli Hellacopters.
Neanche a farlo apposta il sound dei 5 francesini attinge molto dal repertorio di chi ha scritto la canzone sulla pioggia di novembre, il vocalist Nico Marlyn ha una timbrica vocale che scimmiotta Axl Rose, Mats Leven e Jocke Berg, facendoli risultare una sorta di Guns N’ Roses scandinavi. Ovvio, non siamo di fronte al nuovo “Appetite For Distruction” e neanche ad un nuovo “Bad Sneakers and a Piña Colada”, ma lo sleaze scan proposto dagli Aesthesia è piacevole e anche se si pone in un settore ormai saturo, merita un’ascoltatina.
Moreno Lissoni

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THE EROTICS
'Today The Devil Tomorrow The World'
TrashPit Records 2010

Sono uno dei gruppi che negli ultimi 10 anni ha tenuto alta la bandiera del glam del East Coast, pezzi come “21st. Century S.O.B.”, “Space Age Mafia”  e “Drop The Bomb” entrano spesso a far parte delle mie compilation da viaggio, ed ora rieccoli con il loro settimo album, il secondo per l’inglese TrashPit.
Prodotto da Don Fury (Agnostic Front, GG Allin, Warrior Soul),  Today The Devil Tomorrow The World esplora il lato più “oscuro” della band di Mike Trash lasciandosi trascinare da quell’horror metal/nu glam, chiamatelo come cazzo volete, portato in auge da Murderdolls/Wednesday 13, con suoni un pò meno “glammy”, ma con la stessa attitudine sleaze.
Dopo svariati ascolti non sono ancora riuscito a capire se questa leggera deviazione sonora mi piaccia o meno, sto notando infatti che con una decina di anni di ritardo molti ex gruppi glam si stanno dando a queste sonorità, ma non sono del tutto convinto che sia la scelta più opportuna.
Gli Erotics in ogni caso ci sanno fare, magari non sarà il primo album che consiglierei di acquistare nella loro discografia, ma alla fine hanno sempre il loro perchè!
Moreno Lissoni

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TORPEDOHEAD
'Let’s Go For A Ride'
Eat Music 2010

Era dai tempi dei Revolvers, che la Germania non sfornava un gruppo sleaze punk di un certo livello e se in futuro non verrò smentito, i Torpedohead sono certo che ci regaleranno delle belle soddisfazioni.
Già con il debut  Lovesick Avenue dello scorso anno, avevo speso buone parole nonostante il prodotto fosse molto derivativo, a questo giro invece, ci mettono quel pizzico di personalità in più che gioca molto a loro favore.

Frizione, prima e accellatore tutto giù, ecco che parte l’opener “Brave New World”, pezzo tirato che ammicca a Dregen e soci, seconda, si corre sempre di più  con la Wildhearts-iana “Cadillac Beach”,  si sale, terza, “Black Rain” tiene stabile l’assetto e senza nessuno sbandamento, infiliamo la quarta per sfrecciare a tutta velocità sul rettilineo di “Moonshine Highway”. Poi la band mette la quinta e si assetta ad un andatura da viaggio con  “Paintrain”, per una corsa che li ha visti vincitori in questo gran premio del rock n roll teutonico!
Moreno Lissoni

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RAIMUND BURKE
'Christmas Classics'
Self Produced 2010

Inizio a capire che sta arrivando il Natale quando vado in un Centro Commerciale e trovo più giocattoli che cibo, quando le mie nipotine vogliono sfogliare insieme a me il catologo della Toys e soprattutto quando iniziano ad uscire compilation o dischi dedicati alla nascita di Gesù. Se ripenso però a qualche cover natalizia, le prime che mi vengono in mente sono quelle di Brian Setzer e dei Twister Sister, insieme a quelle di Ramones, Bon Jovi, Billy Idol,... la lista sarebbe interminabile visto che ormai quasi tutti almeno una volta ci hanno provato con la “canzone panettone” e questo è il turno del virtuoso chitarrista tedesco che rinterpreta in maniera strumentale alcune delle più celebri composizioni di questa festa.
Burke guida la sua sei corde con la stessa maestria con cui Babbo Natale si fa fare strada dalle renne, senza mai lasciarsi troppo andare a “sbrodolate sonore” e facendo risultare Christmas Classics un buon ascolto di sottofondo, mentre perdiamo i sensi sul divano dopo il pranzo del 25 dicembre.
Moreno Lissoni

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SUPERHORROFUCK
'Livingdeadstars'
logic(il)logic/Street Symphonies Records 2010

Nuova band messa sotto contratto dalla logic(il)logic, questi Superhorrorfuck nati nel 2005 con il nome di Morphina, dopo un’incidente stradale dove il gruppo perse la vita per poi “rinascere” sotto forma di zombi.

Curiosi ed ironici fanno dell’immagine eccessiva ed ispirata ai film horror e al glam più estremo, una delle loro carte vincenti, perchè oltre a shockare visivamente l’audience, ci sanno anche fare con i propri strumenti proponendo un velenoso intruglio fatto di hard rock, horror punk e ovviamente glam metal.

Per definire Livingdeadstars  si sono tirati in ballo Motley Crue, Murderdolls/Wednesday 13, Rob Zombie, Wasp, Zio Alice e per il tiro ci aggiungerei anche i “nostri” Hollywood Killerz (“Touch Your Soul”), dunque, quello shock metal divertente, ruffiano ed energico caratterizzato da buoni brani come “Pissing On Heaven’s Door”, “You Can Leave Your Head On”, “Lick You To Death”, “Horrorchy –Part II– The Prophets”, “The Texas Chainsaw Ranger” e dalla  cover di Katy Perry “Hot N’ Cold”.
Moreno Lissoni

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DUSTINEYES
'Bullet For My Generation'
logic(il)logic/Street Symphonies Records 2010

Lasciati con “Next Stop Hell”, ritornano ora con la loro terza release per la neonata logic(il)logic.  Con Bullet For My Generation si prosegue il percorso verso l’inferno intrapreso con il precedente album e se da una parte ho sempre elogiato il tiro della band sia dal vivo che su disco, dall’altra devo dire che non sono mai stato un fan dei cantanti “urlatori”.

Chi invece non è talebano come me su queste cose, saprà sicuramente che pezzi come “Wild N' Alone”, la Motorhead-iana “This Is My Ring” o “Sick Of You” vanno sentiti con il volume dello stereo al massimo, così anche, quelli che hanno nel loro background WASP, Motley Crue e Black Label Society, troveranno nei momenti di soddisfazione nel sound dei Dustineyes.
Moreno Lissoni

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SKIN
'Breaking The Silence'
Self Produced 2010

Che figata, gli Skin! Nel grigiore degli anni 90 erano uno dei pochi gruppi inglesi a proporre un certo tipo di sound regalandoci ottimi dischi come l’album omonimo e Lucky, per congedarsi poi nel 1998 con il live Hasta la Vista, Baby!.
Ricordo le loro versioni di “Unbelievable” degli INXS ed “Espress Yourself” di Madonna, ma in generale ho un ricordo molto positivo del gruppo formato dagli ex-Jagged Edge Myke Gray e Andy Robbins (sentiti anche con Tokyo Blade e Shogun) dal  vocalist Neville MacDonald (Kooga) e del drummer Dicki Fliszar (Bruce Dickinson, Vamp) che è tornato nel 2009, dopo un’undici anni, con uno show acustico diventato poi il disco dal titolo Up Close And Personal.
Breaking The Silence regalerà dei momenti piacevoli agli estimatori del quartetto anglosassone e non rimarrà affatto deluso dopo il suo ascolto.
Chi li vide dal vivo in Italia, mi ha parlato di un gruppo straordinario, spero che con la scusa del nuovo disco, rifacciano una capatina promozionale ancora dalle nostre parti, perchè questa volta non me li voglio perdere!
Moreno Lissoni

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SERGEANT STEEL
'Lovers & Maniacs'
Self Produced 2010

In ritardo di almeno 20 anni sulla scena, gli austriaci (?) Sergeant Steel riassumo in Lovers & Maniacs la parola “derivativo” che - sottolineo – per il sottoscritto non è sempre indice di negatività.
A dirla tutta, non so sia questo il caso perchè i cinque rocker ce la mettono tutta per creare un disco professionale, avvalendosi anche de supporto di un’icona come Beau Hill, ma troppo frequentemente capita di dire: “questo riff sembra...”, “cazzo, ma suona come i...” e via dicendo.
Quindi siete avvertiti, inutile proseguire a leggere se l’Hard&Heavy ottantiano vi sta uscendo dalle orecchie, mentre viceversa, se un mix tra party metal e pomp rock potrebbe incuriorsi, dategli una possibilità, ci troverete ballate a-là Queen (“Still In Love”), schitarrate Van Halen-iane, accellerazioni tipiche dei Judas Priest conditi da Rainbow, TNT e Ratt.
Moreno Lissoni

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THE SEA
'Get It Back'
Popup Records 2010

I The Sea sono costituiti dai due fratellini  inglesi Peter e Alex D’Chrisholme che, con il produttore John Cornfield (Muse, Superglass, Razorlight) hanno realizzato un disco che mischia indie rock, power pop, cenni psichedelici e sonorità tipiche di Detroit.
Si potrebbero elencare diversi nomi in sede di paragone, ma penso che "Get It Back" paghi il proprio tributo principalmente a gruppi come White Stripes e Black Keys.
Non sono un grande estimatore del genere, ma da ignorante in materia reputo il lavoro ottimamente suonato con con brani come l’opener “Don’t You Want Me” o la ballata Beatles-iana “By Myself” sopra la media.
Per me che non ho ancora fatto indigestione di queste sonorità e che ogni tanto non disdegna ascoltare qualcosa che vada al di là dei soliti gruppi di “cappelloni”, l’ho trovato molto piacevole. Non entrerà sicuramente nella mia top-ten di fine anno, ma non passerà neanche nel dimeticatio.
Moreno Lissoni

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PETER BLAST
'Straight Up No Ice'
Big Bang 2010

Come il buon vino, Peter Blast più invecchia e più migliora. Si, perchè il rocker americano non è più un pischello e lo dimostra il curriculum di tutto rispetto, che lo ha visto suonare e collaborare insieme a nomi altisonanti per la scena glam punk come New York Dolls, Johnny Thunders, Steve Conte, Kenny Harck e di quella più hair metal, con Tracii Guns, Desi Rexx,... si potrebbe andare avanti, ma si corre il rischio di far diventare questa recensione l'elenco telefonico della Cina.
Tanto per cambiare, il nuovo Ep Straight Up No Ice vede la presenza di numerosi ospiti a partire da Sami Yaffa (Hanoi Rocks, Jetboy, New York Dolls), Rick Richards (Izzy Stradlin & the Ju Ju Hounds e The Georgia Satellites), Ian " Mac" McLagan (Rod Stewart, Faces, Rolling Stones), Rick Price (Georgia Satellites) fino a Chip Znuff (Enuff Znuff), Spyder Darling (The Detox Darlings) e Dan Curry (Hi-Fi, the Roadburnner).
Certamente nel panorama musicale in cui si collocano i Straight Up No Ice non esistono più grandi spazi, ma la verve compositiva lo fa risultare un Ep interessante.
Moreno Lissoni

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DECEIT
'Deceit'
Self Produced 2010

Formazione varesina nata nel 2009, i Deceit debuttano, dopo un rodaggio di poco più di un anno passato a coverizzare Foo Fighter, Pearl Jam e Alice in Chains, con 5 pezzi propri che, pur senza dimenticarsi di pagare tributo alle suddette bands, dimostrano come i ragazzi abbiano già una propria personalità ben distinta ed orientata verso sonorità  più moderne: su tutte l'opener “Riff @ 1”, rabbiosa ed ammiccante, ricorda da vicino quanto proposto più di recente dagli italianissimi The Fire. Ottima la produzione,d'altra parte la scelta di pubblicare solo 5 pezzi si giustifica probabilmente con l'alto standard qualitativo che la band si è autoimposta per il proprio debutto, oltre che con la dichiarata intenzione di puntare molto sulle performance live. 
Scopro inoltre che Deceit significa frode, inganno… pensando a quale è stata l'ultima, grande truffa del rock n roll, il monicker non può che essere ben augurante! See you on stage…
Simone Piva

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TRAUMATISME
'Horrorwood Rocks! 2'
Self Produced 2010

La Francia negli ultimi mesi ha fatto parlare di sè più per la figuraccia mondiale della squadra di Domenech, di Carla Bruni e Nicolas Sarkozy e della vicenda legata ai rom, piuttosto che della musica. Dopo aver partorito nomi come Freddy Lynxx, Tipsy Wit e  più recentemente, Koritni, Sparkling Bombs, Blackrain, Shannon (giusto per fare qualche nome), arriva anche il progetto di Nicolas Tifagne con i suoi Traumatisme.
Prodotto dal connazionale Divine degli Undercover Sluts, arriva con un secondo album che trae ispirazione dagli '80, in particolare in riferimento a gruppi come Twisted Sister, Mötley Crüe, Misfits, Poison e Alice Cooper.
Dieci pezzi sostenuti e lanciati a briglia sciolta sorretti  da pregevoli soluzioni, purtroppo penalizzate da una registrazione non proprio da major, ma ugualmente in grado di dare un'idea abbastanza precisa sul percorso che ha imboccato il musicista transalpino.
Moreno Lissoni

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WILDROADS
'EP'
Self Produced 2010

I Wildroads sono una band toscana al proprio esordio discografico, cinque canzoni raccolte in un ep dove hanno convogliato un'evidente passione per l'Hard&Heavy.
Nati nel 2001 da un'idea del - bravo - chitarrista Nik Capitini, raggiungono una formazione stabile solo nel 2007 con l'ingresso del cantante Michael Cavallini e, due anni più tardi, del bassista Alex Lupo e del rientrante batterista Simone Baldi.
A completare la formazione troviamo l'altro chitarrista, Giulio Antonelli, che insieme a Capitini forma un'ottima coppia di axe-men e ce lo dimostrano in tutta la durata del lavoro dove l'hard rock ottantiano si avvolge all'heavy più classico.
Tra le canzoni segnalo il party metal della title-track e "Re-Live My Life", traccia che vede alle tastiere Freddy Delirio, che sulle pagine di SLAM! conosciamo principalmente per essere il vocalist degli H.A.R.E.M., quest'ultimo oltre all'ospitata, si è occupato dell'intera produzione del disco, dandogli - scusate la ripetizione - quel tocco H.A.R.E.M.-iano.
Al di la di qualche clichè, si tratta sicuramente di un esordio più che positivo. Promossi.
Moreno Lissoni

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H.A.R.E.M.
'Kings Of The Night'
Self Produced 2010

Amo la Toscana. Amo le pappardelle al cinghiale, i borghi medievali e le sagre. Amo il suo panorama e le persone... e se mi chiedessero dove vorrei passare la mia vecchiaia, sicuramente sarebbe in un casolare sperso tra quelle colline.
E’ proprio dalla Toscana che arrivano gli H.A.R.E.M. che avevo lasciato con il DVD The Dirty Dozen... Of Year!! e a distanza di 3 anni tornano con un nuovo album dopo Shake Me del 2003.
Nonostante i cambi di formazione il gruppo toscano tiene botta da 16 anni e ritorna con Kings Of The Night, a mio avviso, il miglior lavoro della loro produzione, con un sound molto più moderno rispetto all’ultima release, ma sempre all’insegna di un granitico hard rock figlio di Zio Alice e parente del Vince Neil solista.
Pezzi più tirati (“I'm not Afraid”) si alternano a brani più sculettanti (“Dear Rock n Roll”), ma in generale un disco “massiccio” e ben suonato dove le impressioni finali sono positive.
Saranno di supporto ai Jetboy, date un’occhio al loro sito e segnatevi le date.
Moreno Lissoni

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THE.MAIN.ATTRACTION
'In Spite Of All'
Self Produced 2009

Alternative rock e post punk con rimandi tanto all’hard rock di scuola ACDC-iana, quanto al punk più classico, con puntatine verso l’indie” è una descrizione del sound dei The.Main.Attraction trovata navigando sulla rete e devo dire che ci sta tutta anche se la prima e l’ultima parola mi fanno storcere un pò il naso perchè ascoltando In Spite Of All si denotano buoni spunti, ma a volte suoni troppo “acidi” e “moderni” non mi fanno apprezzare al 100% la loro proposta.
Mi piacciono comunque il tiro e le  idee del gruppo attivo dal 1994 e approdato di recente nell’agenzia Alkemist Fanatix, che si fa apprezzare con l’operner “Tic-Toc”, con l’ipnotica “Broken record player”, nelle punkettone “Diesel band” e “Chandra”.
I The.Main.Attraction mi danno l’idea che stanno seguendo un percorso cercando la via per trovare il proprio sound, la strada mi sembra quella giusta, ora non resta che aspettare che la band si amalghimi ulteriormente e faccia del suo meglio per riuscire il tale intento.
Moreno Lissoni

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DOGHOUSE SWINE
'Faster Side Of Normal'
Banned Records  2010

Era un pò di tempo che non mi arriva un bel press kit vecchia maniera, con cartelletta professionale con stampe della biografia, foto, adesivi e 2 CD, uno con il video del singolo "Bitch", clip diretto da Dave Neabore (già al lavoro con i Dog Eat Dog) e con la partecipazione dell'attrice Ruby LaRocca e l'altro con l'esordio discografico Faster Side Of Normal, ed è proprio di questo che vado a parlare...
Nove le tracce presenti se non si conta l'intro, un sound vigoroso che mischia una massiccia dose di punk con il rock and roll più incazzato e una parte minore di sleaze metal.
Qua e là spuntano dei cori femminili e l'organo nella sguaiata  "Ginger's 55 (2010)", ma il CD rimane su standard abbastanza aggressivi, dove si fanno notare la già citata "Bitch", "Always With Me " e "Go To Hell".
Il "tiro" di certe composizioni  mi ha fatto ricordare i "nostri" Jolly Power (ora Martinelli e Lucky Chiva mi scriveranno dicendomi che non capisco un cazzo di musica... come dargli torto), quindi se vi ho incuriosito, fatevi un giro al canile dei porci!
Moreno Lissoni

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BLACK ROSE
'Cure For Your Disease'
Self-Produced 2010

Nati agli inizi degli anni 80, gli inglesi Black Rose e usciti con una serie di release all’insegna di un classico NWOBHM, tornano con questo Cure For Your Disease. Il disco parte con l’hard rock della title-track e si capisce da subito che le influenze si sono spostate dall’altra parte dell’Oceano, song dal buon tiro e decisamente orecchiabile. Un pò sottotono la successiva "Sign Of The Times", ma il disco riprende quota con l’heavy rock di "Twice Shy Once Bitten” e i class metal di "Fight For Your Life" e "Doghouse".
Pausa lenta con la solita ballata strappamutande di "Baby Believe Me” per poi tornare a premere sull’acceleratore con "Love Addiction", la danzereccia "Killing Yourself To Live" e la Eighties "Killing Yourself To Live".
Chiudono l’album "Rock Renegades" (che ha qualche riferimento - neanche troppo velato - agli Scorpions), "Take It Easy" e "So Predictable", pezzi che potranno soddisfare gli estimatori dell’hard & heavy ottantiano.
Moreno Lissoni

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www.hydronika.it

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HYDRONIKA
'Attraverso'
Self Produced 2010

Ormai vendere i CD sembra diventata un’impresa, sembra che ormai solo vecchietti come il sottoscritto si perdono nei negozi e nelle fiere sperando di trovare la chicca del caso, mentre le nuove generazioni si pavoneggiano di quanti giga di musica hanno sul loro hard disk e che probabilmente non ascolteranno mai.
Penso sia per stare a passo con i tempi che gli Hydronika (gruppo napoletano attivo dal 2004), hanno deciso di distribuire gratuitamente tramite download (ecco il link) il loro secondo album Attraverso e sono quasi certo che questa scelta gli aiuterà a far girare più velocemente la loro musica che, nel caso dell quintetto parteneopeo, si tratta di un rock cantato in italiano.
Ho sempre sostenuto che chi fa rock debba cantare in inglese, ma devo anche ammettere che gli Hydronika sanno il loro mestiere e che anche questa scelta gli sarà sicuramente d’aiuto in un paese come il nostro.
Dopo l’intro della title-track arriva “Semplice Vedere”, hard rock melodico dai cenni arabeggianti, “Atilal” invece, sarà per la timbrica vocale di Alessandro Sarnataro, è una ballata che mi ricorda molto i The Calling e così tutte le altre 7 tracce presenti si rifanno al classic rock senza mai tradire la tradizione nostrana.
Non mi voglio dilungare troppo, scaricate il loro disco e dategli un’ascoltata!
Moreno Lissoni

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FALLINGICE
'Meatsuit'
Ukdivsion Records2010

Dalla biografia leggo che questo trio nasce addirittura nel 2001 quando il loro pezzo “Another Day” fu inserito all'interno di Coop for music, una compilation di giovani emergenti nella scena indie, distribuita nelle edicole in 20 mila copie in allegato a Rockstar. Nel 2006 vengono notati dalla Red House Recordings che co-produce Lymph, loro primo Ep, grazie al quale arriva il contratto con l’etichetta inglese Ukdivision Records che mette sul mercato anche questo Meatsuit, album prodotto da Alessandro Paolucci (Baustelle, Prozac+, Raw Power) e che ruggisce un rock di stampo alternativo, non proprio indicato per il classico utente di SLAM!, ma consigliato a chi ama le sonorità rock americane degli ultimi anni, chitarre “grosse”, cantato corrosivo e sezione ritmica incalzante!
Moreno Lissoni

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SHABBY TRICK
'RnR Raiser'
Rock Over Record 2010

Per chi ha qualche annetto come il sottoscritto l'esordio discografico degli Shabby Trick "Bad Ass" nel 1989 rimane come il punto di partenza di quella che poi sarebbe diventata la scena glam/sleazy italiana e il fatto di ritrovarli nell'anno di grazia 2010 non può che essere prima di tutto una sorpresa ma soprattutto una soddisfazione.
Eh si, perchè dopo 21 anni la band è tornata con un disco davvero interessante e ricco di spunti, dopo che il precedente lavoro "Piercinality" era passato abbastanza inosservato.
Prima di tutto uno sguardo alla line up che insieme ai veterani Max Bronx (chitarra) e Andrea Castelli (basso) presenta i nuovi innesti Mick Box (voce) ex Sex for Cash e il batterista Brian Ancillotti (batteria) dai Jolly Rox, due giovani rocker che hanno portato decisamente una ventata di energia all'interno delle canzoni.

E' lampante come all'interno di questo ritorno ci siano due anime ben riconoscibili, ovvero una che punta diretta ad un certo sound alla Black Label Society ( l'opener "Stop" con l'ospite Bud Ancilotti alla voce è devastante in questo senso ) e una più smaccatamente figlia dell'hard/sleazy di matrice americana di fine anni '80 (Sleazy Lover su tutte).
Assolutamente vincente la produzione, potente ma allo stesso tempo bella ruvida, lontana anni luce da certe produzioni iper pompate e fredde degli ultimi periodi.
E' cosi un piacere ascoltare le 11 canzoni che compongono il cd, passando dalle atmosfere tipicamente festaiole di "RnR Raiser", FnRocka" e della trascinante "Bills to Pay" alla ballata "The Last Chance" , mentre "Boogie Bluesie Lucy" mantiene le premesse del titolo, risultando alla fine una delle cose meglio riuscite dell'intero cd.
Complimenti davvero a Max, Andrea e ai nuovi Mick e Brian, gi Shabby Trick sono tornatie non faranno prigionieri...
Federico Martinelli

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GYNGER LYNN
'Baby's Gone Bad'
Eonian Records 2010

Dopo l'omonimo esordio discografico pubblicato lo scorso anno dalla Eonian Records, ritorna la band di Chicago con Baby's Gone Bad, lavoro composto da ben 16 tracce (tra queste anche "Wanna Be Your Lover " già ascoltata nella precedente release) e con materiale risalente ai primi anni 90.
Si parte con il glam punkettoso di “Take Me Away” si prosegue con “Need To Know” dove si respirano certe atmosfere figlie dei Lillian Axe per poi tornare a sonorità più sbarazzine con “Baby's All Talk”.
”Along The Way” è una delle tre ballad (la mia preferita rimane “Way Of the World”) e il disco va via abbastanza liscio senza troppi intoppi anche se la registrazione non è proprio da major. Preferisco la band quando si affaccia su territori più festaioli, piuttosto che in cavalcate class metal  (“Stay With Me”) ed è così che mi ascolto volentieri  ”Need A Little Love”, “Lonely, Lonely” e “Bad Luck”.
Un disco di cui si può fare a meno, destinato esclusivamente ai talebani dell’hair metal.
Moreno Lissoni

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SWEET SYBIL
'Sweet Sybil'
Eonian Records 2010

Gli Sweet Sybil sono uno di quei gruppi che comparivano di sovente nelle liste di demo trading che mi capitava di leggere all'epoca degli scambi di casetta, ora, a distanza di 22 anni dalla loro nascita tornano con un album per la solita Eonian Records che raccoglie l'EP di 6 pezzi del 1991, più brani che vedono sedere dietro alla consolle Johnny K, conosciuto per aver lavorato con Disturbed e Avenged Sevenfold e una nuova composizione acustica intitolata “You & I”.
E’ lo street rock vagamente Pussycat-iano di “Remember When” ad aprire i battenti, per poi lasciare spazio alla scanzonata “#69”, song che fa battere il piedino e che viene arricchita dalla presenza di fiati. La stralunata “Downtown Suicide” esce un pò dagli schemi classici per ripercorre la strada dei Jane's Addiction, mentre con “Walkin’ Talkin’” si ritorna a far festa come ai bei tempi del Sunset Strip.
Il pezzo ruffiano del disco prende il nome di “Alone With You” è invece l’acustica “You & I” a chiudere il CD, che riporta a galla un’altra di quelle band che non ce l’ha fatta.
Moreno Lissoni

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MARIO PERCUDANI
'New Day'
Tanzan Music 2010

Progetto solista per il chitarrista Mario Percudani, conosciuto su SLAM! per la sua presenza nei melodic rocker HungryHeart. “New Day”  è il titolo della sua nuova release che lascia da parte il party rock per dei suoni più intimisti che vanno a raccogliere le note nelle radici della musica americana, tra blues e West Coast e tra Aor e jazz.
James Taylor, Jackson Browne, Eagles e Crosby, Stills, Nash & Young sono alcuni dei nomi che saltano fuori leggendo le sue note biografiche, un album davvero ben suonato ed interpretato che si fa apprezzare soprattutto in brani come “In My Old Shoes”, “You Can Run”, “I’ll Be There For You” e nella cover di “God Bless The Child” (della vocalist Billie Holiday).
Mario Percudani raggiunge quindi l’obiettivo di produrre un disco che esalterà i fautori del rock romantico e d’afmosfera, una ricetta semplice, ma che ha sempre il suo fascino...
Moreno Lissoni

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THE PROJECT
'This Side Up'
Self Produced 2010

The Project e’ il primo nome scelto dai Velvet Revolver nella loro prima incarnazione, ma qui non si sta parlando della band di Slash e Duff, ma di un promettente quartetto di musicisti di Trieste, nato nel 2008 e che annovera tra le influenze il classic-rock degli '80 e '90 e gruppi come Incubus, Red Hot Chilli Peppers, No Doubt, Green Day e Offspring.
Se a qualcuno questi nomi potrebbero far storcere il naso, consiglio di ascoltarsi il CD perchè il cocktail tra classico e moderno è davvero ben riuscito e in certi episodi potrebbero per certi versi andarsi a collocare nella fascia coperta da SR-71, Lit o di quella schiera di gruppi
che hanno per l’appunto unito il “vecchio” con il “nuovo”, una rifrescatina di Bon Jovi e Guns N’ Roses.
La “This Side Up”, “Because I'm Wrong”, “Hard To Say Goodbye”, “Life's A While”, “(Don't wonna) Waste My Time”, “Down On Your Knees”, “Sun Will Shine” e “Black Label Blues” sono le composizioni che preferisco e se fossi in loro, proseguirei su questa strada. Promossi!
Moreno Lissoni

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Nikki Sixx / Ian Gittins
'The Heroin Diaries - Un anno nella vita di una rockstar allo sbando'
Chinaski Edizioni 2010

A 3 anni di distanza dalla sua pubblicazione, grazie alla Chinaski Edizioni, esce anche nel nostro paese la versione italiana dei diari di Nikki Sixx che, cavalcando il successo di The Dirt dei Motley Crue, recupera nei suoi scatoloni gli scritti risalenti al periodo più altalenante della sua vita dove, all'apice del successo della sua band, si contrapponeva la dipendenza dalle droghe.
Dipendenza, alcolismo, cocaina, depressione, eroina, psicosi sono gli aggettivi più usati nelle pagine del libro, a cui hanno contribuito a ricamarlo i commenti dei suoi compagni di sventura:
Tommy Lee: Tutti quanti ci trovavamo di tanto in tanto in quel posto buio e merdoso, ma a Nikki la cosa piaceva molto più che a noi;
Vince Neil
: Nikki passava un sacco di tempo in bagno a farsi in vena durante le registrazioni di Girls, Girls, Girls, e a me andava bene – era in momento ideale per registrare le mie parti vocali;
Mick Mars
: Quando mi dissero che Nikki era morto, la mia reazione fu “sapevo che quello stupido coglione avrebbe fatto una fine del genere prima o poi”;
Slash: Ogni tanto uscivo con Nikki e il suo stile di vita aveva un nonsochè che mi attraeva mormosamente. I miei anni tossici erano stati squallidi e sporchi, mentre mi sembro che Nikki avesse escogitato un modo figo e affascinante di essere un eroinomane;
Bob Rock: Nikki e Tommy decisero di vestirsi da boscaioli canadesi... Indossarono delle camicione di flamella e dei baffi finti;
Rick Nielsen
: Nikki Sixx era un grosso orsacchiotto dal sorriso innocente. Sapeva suonare il basso a malapena, davvero... ma questo non ha mai fermato nemmeno Gene Simmons;
Alice Cooper: Non pensavo che Nikki Sixx sarebbe sopravvisuto al terzo disco dei Motley Crue- Gente come me, Bowie ed Elton John siamo tutti professionisti dello sballo, ma Nikki si spingeva oltre – usava gli aghi, come noi non abbiamo mai osato fare. Conoscevo bene Jim Morrison, e Nikki me lo ricordava molto. Quando Jim morì a 27 anni non rimasi scioccato perchè era morto, ma perchè era riuscito a durare così tanto.

Nikki Sixx poi ci spiega i motivi di questo libro: "Perchè ho deciso di pubblicarlo e mostrare al mondo che cazzo di schizzato stronzo e psicotico ero all’apice del successo?
Beh, semplice. Se la persona che legge questo libro si convince poi che non vale la pena di ripercorrere la mia stessa strada, allora vale la pensa di condividere il mio inferno personale con lei. Inoltre, parte dei profitti sarà destinata a un’associazione benefica che ho fondato assieme a Covenant House per aiutare i bambini scappati di casa, chiamata “Running Wild In the Night” www.covenanthouse.org
"
Ad aiutare il bassista nella stesura del libro, troviamo Ian Gittins, giornalista che ha prestato la sua penna a riviste come Q, Melody Maker, The Guardian, Daily Telegraph, Time Out e New York Times.
Moreno Lissoni

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MASS
'Sea of Black'
Escape Records 2010

Autori di una delle reunion meglio riuscite degli ultimi anni con Crack of Dawn del 2008, tornano sul mercato i bostoniani Mass con questo Sea of Black prodotto ancora una volta da Martin Kronlund. Questo nuovo lavoro inizia esattamente dove aveva finito il precedente album, riconsegnandoci una band davvero in forma smagliante e desiderosa di continuare a produrre musica di alto livello.
Si comincia con “Falling from Grace”, tipica hard rock song dall'incedere poderoso, con richiami agli Stryper degli ultimi anni, band che peraltro è stata molte volte accostata ai Mass.
“The Right Side” è un mid-tempo piuttosto atipico per gli standard della band, quasi epico nel suo coro-solo centrale. Molto bella è “All the Year Gone” , approccio acustico e ritornello molto indovinato, mi ha ricordato i Firehouse dei bei tempi. “Coming Home” è un altro bel pezzo con struttura semi-acustica in cui emerge la bravura di Louis St. August, cantante versatile e a suo agio sia nei pezzi più hard rock che in quelli più melodici, come ben evidenziato anche nella ballad “More Than a Friend”.
Citazione a parte per la title track posta in chiusura di cd, cinque minuti e mezzo di ottimo Heavy melodico, con un break centrale molto aggressivo e molto eighties...
Ripeto quello che avevo scritto un paio d'anni fa, tra le band di non primissima fascia riunitesi i Mass sono tra le migliori, non solo per quello fatto in passato ma per quello che ancora possono dare.
Federico Martinelli

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HUNGRYHEART
'One Ticket To Paradise'
Tanzan Music/Sony 2010

Ritornano i melodic rocker Hungryheart che prenotano un biglietto di sola andata per l'Aor Heaven. Dopo il promettente esordio, il gruppo lombardo ci regala un'altro lavoro di ottima fattura, ben composto e suonato e che si avvale del contributo di Michael Voss, Alessandro Del Vecchio e Nicolo Fragile (se state leggendo SLAM!, è inutile che vi elenchi il background di questi musiciti).
Gli Hungryheart non sembrano aver pretese di rivoluzionare il mercato discografico perchè il loro sound pesca senza vergognarsi dai gruppi che popolavano le rock charts americane a cavallo tra gli anni 80 e i 90, quindi un class-rock a stelle e strisce (o hair metal vedete voi), che abbraccia sia il lato più melodico del genere (Bad English e Bon Jovi, giusto per fare dei nomi) che quello più "sleazy", in questo caso il termine è più legato ad un certo tipo di attitudine piuttosto che ad un fattore musicale.

E’ l’hard rock melodico di “Stand Up” ad aprire i battenti, ma è quando premono un pò sull’accelleratore che a mio avviso danno il meglio come ad esempio nelle yankee “Boulevard Of Love”, “Just A Little Closer” e nella stessa title-track, ma anche nella polverosa “Love Is The Right Way” dove compaiono le ombre dei Badlands.
Tra le altre canzoni c’é da segnalare le catchy “A Million Miles Away”, “Let's Keep On Tryin'”, “Get Lost” e la scelta scaltra della cover di "Man In The Mirror" di Michael Jackson.
One Ticket To Paradise strizza l'occhiolino ai Danger Danger di Screw It e Cockroach, ai Firehouse e White Lion, ma anche a gruppi come Tyketto, Trixter e Johnny Lima, chi sostiene ed ascolta questo tipo di musica, troverà pochi punti deboli, ma se proprio vogliamo essere pignoli, si potrebbe discutere sull'abuso di qualche clichè a livello compositivo, ma il difetto più grosso forse è solo... che è uscito con 20 anni di ritardo.
Moreno Lissoni

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WHEELS OF FIRE
'Hollywood Rocks'
Avenue Of Allies/Frontiers Records 2010

A seguire le orme degli Hungryheart, altro gruppo nostrano dedico a sonorità tipicamente Bon Jovi-ane (pre-Keep The Faith) sono i Wheels Of Fire, progetto  nato dal singer  Davide Barbieri nel 2006 dopo che il suo maestro di canto, Michele Luppi ha dato il suo benestare producendo l’intero album.
Hollywood Rocks contribuisce a celebrare lo scanzonato melodic rock Americano portato alla ribalta da gruppi come White Lion (“What I Want”) o Danger Danger (“Everywhere I Go”).
“Live Again”, “The Reason” e “Rock The World” tra i brani meglio riusciti, ma tutto il disco si mantiene su buoni standard riuscendo ad inserirsi nella schiera dei validi gruppi italiani che propongono queste sonorità.
In conclusione un pregevole esordio che terrà incollati allo stereo i nostangici dei gruppi citati o dei vari Winger, Mr. Big, ecc.
Moreno Lissoni

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POISONHEART Y
'Welcome To The Party'
Self Produced 2010

Per il sottoscritto la scena glam/sleaze bresciana è sinonimo di Maxx Dolls, ma da qualche tempo a questa parte troviamo diverse band che cercano di tenere alta la bandiera del genere e questa volta è il turno dei Posionheart, quartetto nato nel 2004 e che cita Kiss, Poison, Twisted Sister,  Hanoi Rocks e Cinderella tra i propri maestri.
A parte un tributo ai clichè ottantiani (look e copertina del genere nel 2010 credo se la possano permettere solo gli Steel Panther) il CD presenta dei buoni spunti con il loro street metal che ricalca senza troppa originalità le sonorità californiane di quella decade.
La title track d’apertura mi porta alla mente i Jolly Power dell’era sleaze, così anche la seguente “Lovehouse” ricalca le stesse “attitudini” della precedente anche per via del cantato, mentre è con “Baby Strange” che compaiono le similitudini con i gruppi di Michael Monroe e Tyla.
La WASP-iana “Sexy Hospital” e “Hellectric Loveshock” hanno qualche punto in meno rispetto alle precedenti, Welcome To The Party è quindi un’inizio promettente, ma per cercare di emergere dalla “massa” bisognerebbe iniziare a scrollarsi di dosso certi stereotipi.
Moreno Lissoni

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MAESTRO ALEX GREGORY
'13 Jokes For Heavy Metal Mandolin'
Steroids Records 2000

Fender Stratocaster e Gibson Les Paul per il pulistrumentista inglese con diploma italiano di musica classica e un CD strumentale che darà soddisfazioni agli smanettoni delle 6 corde.
Sapendo fare giusto qualche power chords e i riff più ignoranti della storia del rock and roll, questo disco non entrerà di certo nella mia top-list, ma di carne al fuoco devo dire che ce sia, anche perchè il chitarrasta è un curriculum davvero inviadiabile alle spalle.
Il Maestro segnala "Ritchie Blackmore, Allan Holdsworth, Jan Akkerma" tra le sue fondi di ispirazione, se cercate un nuovo virtuoso per la vostro collezione, fate un salto sulle sue pagine web.
Moreno Lissoni

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ACEY SLADE & THE DARK PARTY
'The Dark Party'
Trash Pit Records 2010

Non ho idea dove voglia arrivare Acey Slade con questi Dark Party, non so se il progetto è solo un divertimento o se voglia seriamente imbucarsi in un mercato più ambio giocando a fare i Placebo... Bah!
Sin dal primo ascolto The Dark Party mi ha lasciato alquanto perplesso, il rocker di New York per me è quello dei Vampire Love Dolls, dei Murderdolls, dei Trashlight Vision, dei Dope non questo che fa il verso al Marylin Manson più commerciale ("She Brings Down the Moon") o che rifà (neanche troppo bene) la cover di "She Sells Sanctuary" dei CULT.
Dark, elettrocnica, pop, rock e glam messi insieme, a volte questi mix possono stenderti sul pavimento, ma temo che non sia una di quelle volte.
Moreno Lissoni

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SLAGSTERZ
'...So In Love With The Rock 'n' Roll World'
Self Produced 2010

Singolo di tre pezzi per Spinx B'stard (ex Swindle-A-Go-Go e Salvation Star Brigade) e il suo nuovo progetto denominato Slagsterz dove chiama alla base un po' di rocker svedesi: John Priest (SALVATION STAR BRIGADE), Dallas Chrome (ex-STARLET SUICIDE/LEADED FUEL) e il batterista Pepz.
Lords Of The New Church, Clash, Hanoi Rocks, insomma i soliti nomi per un prodotto che al momento non dice molto, ma che potrebbe dare qualche spunto interessante in un'ipotetico full lentgh.
Moreno Lissoni

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JETBOY
'Off Your Rocker'
Rumble Records 2010

Ho avuto la fortuna di conoscere il chitarrista Billy Rowe in un concerto degli American Heartbreak a Milano, era il 2002 (?) e le parole "reunion" e "Jetboy" facevano solo ridere, ma nella vita mai dire mai, se si sono riformati i Led Zeppelin e se gruppi decimati dalle scomparse dei membri continuano con un solo elemento originario, non vedo perchè il gruppo di San Francisco non possa riunirsi per celebrare la loro dignitosa carriera, che li ha visti protagonisti "secondari" della storia di Guns N' Roses e Hanoi Rocks.
Della band di Axl Rose infatti si ricorda uno dei primi concerti proprio di supporto ai Jetboy e la morte del bassista 21enne Todd Crew, trovato defunto nella stanza di Slash durante un tour in Europa e dei secondi la presenza di Sam Yaffa nella band all'epoca del disco d'esordio. Se la momoria non mi inganna, avrebbero dovuto aprire lo show degli Hanoi Rocks all'indomani della morte di Razzle, ma non vorrei sbagliarmi...

Dopo lo scioglimento del 1992 si sono riuniti il 22 giugno del 2005 in occasione di un concerto al Key Club di Hollywood, ma solo ora sono tornati ufficialmente insieme con la pubblicazione di questo Ep composto da 6 tracce: 3 nuove composizioni e 3 tracce dal vivo. E' "Perfectly Wrong" la prima delle tracce inedite, song che attinge dal repertorio degli AEROSMITH d'annata, seguita da "Going Down (Above The Clouds)", street hard rock di scuola AC/DC-iana e "Dogs Gotta Roam" (rock stradaiolo di vecchio stampo).
I pezzi versione live sono "High Gear" e "Crank It Up" estratte da Make Some More Noise uscito nel 1999 per la Perris Records, e in chiusura "Losin' Streak" estrapolata da A Day In The Glamorous Life, uscito l'anno precedente sempre per l'etichetta texana. Bentornati!
Moreno Lissoni

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SISTER HYDE
'Sister Hyde'
Heart Of Steel 2010

Nascono a Seattle da un cantante inglese e da un chitarrista canadese ed escono per un'etichetta italiana... non male come inizio per questo gruppo formato appunto dal vocelist Hyde, conosciuto come Ted Axe pioniere della scena punk alla fine degli anni 70 con i The Action. Ad accompagnarlo in questa sua nuova avventura troviamo Mitch Sidwell (Bureaucrats), Jeff Monette (Bushpilots) e Glen Russell (Good2Go) che lasciano da parte borchie e creste per indossare lustrini e makeup.
La song d'apertura "You Look Better On My Space" ci fa subito intendere di che pasta sono fatti: glam rock che indossa i panni di KISS, ZIGGY STARTDUST, ALICE COOPER e T-REX, che alterna zuccherosi coretti a mid-tempo più "rustici" e che per derivazione, mi portano alla mente i californiani Spiders And Snakes.
Una bella sorpresa quindi, che ci regala ottimi episodi come in "Isolate", "Pills And Liquor", "Rolla Costa", "Punk Is Dead" e "Jennifer Maerz's best Friend", 17 tracce in totale, forse inserirle solo una decina avrebbe giovato ulteriormente al già positivo giudizio finale.
Da ora in poi il "glam canadese" non verra' più solo associato a Pretty Boy Floyd (quelli di Tommy Floyd!), Robin Black o Dik Trickle (giusto i primi nomi che mi sono venuti in mente), ma si dovrà obbligatoriamente citare anche i Sister Hyde!
Moreno Lissoni

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THE JOYSTIX
'So Low City'
Self Produced 2010

Ep per i punk rocker ungheresi Joystix, nati nel 2005 dagli ex membri dei Sonicdollz e gia' con una discreta discografia alle spalle.
Non ci vogliono molte righe per descrivere So Low City, lavoro di onesto punk rock’n’roll che ha nelle vene Stooges, Ramones, New York Dolls e he può fare compagnia ai vari Hellacopters, Backyard Babies e in certi casi, Wildhearts.
Nuova formazione (al basso ora troviamo Zoli Marton e alla chitarra Andras Greff), ma "vecchie" sonorità, un EP piacevole per chi ama il sound nord europeo.
Moreno Lissoni

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NO CHROME
'Among The Dust'
Self Produced 2010

Apro subito la parentesi semiseria: capisco che c'è la crisi, che mandare in giro promo per il 90% dei casi non si ha un riscontro, ma la prima cosa che voglio dire al trio di Cuneo e' quella di presentarsi con una biografia stampata e non scritta a mano perchè nel 2010, se non si fa finta di essere un minimo prefessionali, si rischia solo di finire in uno scaffale insieme ad altri 100 CD.
Chiusa la parentesi semiseria e il tentativo di dispensare consigli ai No Chrome, dico subito che, essendo abbastanza vecchio, ricevere lettere scritte a mano, mi fanno ripensare agli inizi di SLAM! quando viaggiava tutto via posta e le interviste si facevano su fogli di un quaderno che sarebbe servito per la scuola... Anche questo Among The Dust mi riporta indietro a quel periodo anche per una resa sonora non di certo impeccabile, ma che lasciava intravedere la voglia e il desiderio di dire "Ohh, noi suoniamo ancora Rock And Roll e vogliamo solo divertirci!".
Mi sembra questo il mood dei No Chrome, 3 Harleysti che senza troppe pretese, tra una birra e l'altra attaccano il loro strumenti e suonano del ruvido hard rock... se inizieranno a fare sul serio, bisognerà mettere a posto un pò di cosine, ma per ora va bene così, come disse qualcuno, "è solo rock n' roll!".
Moreno Lissoni

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STEVE SALUTO
'Resurrection'
Heart of Steel Records 2010

Quasi contemporaneamente all'uscita del debut album della Famiglia Superstar arriva anche questo album solista di Steve Saluto da Treviso, chitarrista con all'attivo collaborazioni con artisti italiani e stranieri come Elio e le Storie Tese, Massimo Riva, Buddy Miles, Phil Palmer e molti altri.
“Resurrection” è una sorta di best dei suoi due album usciti nel 2006 e nel 2008, che lo hanno visto collaborare con Richie Kotzen, che infatti ritroviamo alla voce in 8 delle 16 canzoni che compongono questo lavoro.
Da un punto di vista stilistico direi che sicuramente Kotzen è una delle influenze maggiori del chitarrista italiano, anche se va detto che la ricerca di uno stile personale è captabile tra le varie canzoni del cd.

Da rimarcare sicuramente l'approccio molto al servizio della canzone e mai fne a se stesso, che collocano Saluto tra la schiera dei chitarristi che cercano prima di scrivere una bella canzone che dimostrare quanto siano bravi...
Tra le cose meglio riuscite vi segnalo “Too Late”, la quasi funky “ One Life”, “Right Man” con uno spettacolare Kotzen alla voce e cori fenmminili e “I Keep Waiting” slow di classe sopraffina.
Federico Martinelli

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DANNIE DAMIEN
'The boxer and the boozer'
Self Produced 2010

A solo un'anno di distanza dal precedente A Cowboy No One Gets, torna il musicista pugliese con il terzo full lentgh, un disco più intimista rispetto al passato e con un notevole miglioramento da parte di Damien dietro al microfono, così come la costruzione dei brani rimane di buona fattura, ma ahimè rimangono anche delle pecche a livello sonoro del prodotto. Vero trattasi di autoproduzione, ma con le decine di CD che mi arrivano, posso assicurare che si può fare di meglio, e che si deve fare di meglio per valorizzare a pieno pezzi come "Where there's a winner" (pezzo che può portare alla mente certe cose di Robby Valentine per il massicio uso dei tasti d'avorio), "Lonely" (cantanta da Angelo Casagrande) o "A song about you".
Per concludere posso dire che The boxer and the boozer segna dei progressi dalle precedenti release, offre dei buoni spunti per gli amanti del rock melodico, ma con una resa sonora migliore, sarebbe stato un qualcosa di molto più emozionante e convincente.
Moreno Lissoni

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