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A WEEK ON THE STRIP, PRIMA E DOPO BIN LADEN
ovvero: nessuno puo' uccidere il rock'n'roll!!


Torno a Los Angeles in piena era del "terrore", cosi dicono. Certo, se ne parla, ma da qui sembra che l'America stia in piedi orgogliosa piu' che mai. A parte le bandierine fuori i finestrini delle macchine, bandierone fuori le case, "God Bless America" sui cappellini e addirittura sugli scontrini del supermarket, lo Strip e' ancora vivo e vibrante ai miei occhi. E non e' una mancanza di rispetto, ma una dimostrazione di orgoglio e resistenza. In pieno stile USA, con tanto di magliette con faccia di Bin Laden Wanted Dead Or Alive e croce sull'Alive, sconti speciali a chi mostra stelle e strisce in qualunque forma, Sunset Boulevard accende le luci e si prepara ad un'altra serata rock. Compariamo una settimana di fine maggio e una di fine ottobre, e scoprite con me se Osama e' riuscito a "terrorizzare" qualcuno da queste parti...

PRIMA..........

Eccoci qui, si atterra a LAX, le palme e il sole ci danno il benvenuto. E' un martedi 29 maggio qualsiasi. Mi sistemo al solito ostello su Hollywood Boulevard, passeggiatina turistica, continuo la "salutare" saga del junk food americano, torno alla base, e con un paio di bicchieri di rosso offerti dal gestore crollo sul divanetto della sala TV. Ebbene si, dormo anch'io. Concedetemelo! L'ultima cosa che vedo prima di chiudere gli occhi e' l'insegna del Galaxy, club attiguo al Chinese Theatre, dalla finestra della stanza.
Il sole californiano mi sveglia, primo giorno in LA, si inizia l'esplorazione. Il piano e': settimana di totale immersione nella vita notturna, da "locale". Vale a dire, bando ai grandi eventi e via con i rock club dove incontri Taime Downe che mixa e Vince Neil che beve. Signori, si parte!

Mercoledi 30 maggio:
Pretty Ugly Club
Taime Downe e i Newlydeads

Il Club si chiama in realta' Dragonfly ed e' su Santa Monica Boulevard, tutti i mercoledi presenta questa serata chiamata Pretty Ugly Club, organizzata da Taime Downe dei Faster Pussycat e classificata come industrial-glam-gothic-punk. Questa sera in particolare il locale ospita il party di lancio del nuovo album della side band di Taime, the Newlydeads, intitolato "Dead End". Esco verso le due del pomeriggio, determinata a scoprire l'esatta posizione del Dragonfly... Per chi non fosse pratico, Santa Monica Boulevard si estende da Hollywood a Santa Monica, sulla costa, circa 45 minuti di bus, ed e' a tratti popolato da prostitute e travestiti vari, non bello da percorrere alla cieca alle dieci della sera! Per strada uno strano tipo, capelli lunghi e skate, inizia a chiamarmi con diversi nomi, sta aspettando una blind date dice che risponde alla mia descrizione. Timmy, credo fosse questo il nome, mi spiega dov'e' il locale, dice che Taime e' suo amico, oltre a una serie imprecisata di nomi rock tipo Eddie Van Halen, e mi mostra la Bibbia locale, vale a dire l'LA weekly, giornale gratuito settimanale con tutto quello che ti puo' mai girare di andare a vedere mentre sei in citta'. Poi mi invita alla sua casa con piscina, io rifiuto e ci separiamo, forse ci si vede piu' tardi per andare insieme.
Vado a mangiare al Burger King (e vai, ancora junk food!) dove incontro altro capellone, questo canta musica da film, mah! Poi torno all'ostello a consultare l'LA Weekly, e praticamente ho la settimana riempita... Non vi diro' nulla ora, scoprirete tutto giorno per giorno! Arriva l'ora del Pretty Ugly. Timmy si e' offerto di venire a prendermi, non ho ben capito se con lo skate o cosa, ma e' in ritardo, e io decido per il taxi. Arrivo in tempo per l'apertura. Il locale non e' grandissimo ma e' decisamente ben aereato e carino, sicuramente ha un'apparenza piu' goth che glam comunque. La prima band di supporto inizia, dovrebbero essere gli Sparrows Point, il cantante e' un capellone alto un metro e mezzo che continua a buttarsi dal palco, gettarsi a terra tra la folla e altre insensatezze varie, genere musicale industrial-metal, troppo duro per le mie orecchie. Mi e' piaciuta di piu' la seconda band, the Mimsies, cantante donna con buona voce, look e presenza scenica, che ad un certo punto perde il top e continua a cantare tenendo un'asciugamano davanti a coprire le tette, genere punk-rock with attitude. Finalmente siamo tutti pronti per Taime Downe, io sono in prima fila, macchinetta pronta, e appare Timmy: "avresti 5 dollari per l'ingresso, gli ho dovuto lasciare la patente per entrare, Taime si e' dimenticato di mettermi in lista..." "Ah. E scusa, con cosa torneremmo a casa?" "Mmm... Taxi?" "Beh, si da' il caso che se do i soldi a te non li ho per il taxi!". Mi rigiro verso il palco. Sono stata messa in guardia da questo genere di maschio locale (ma ne esiste una forma anche a Londra), pallonaro che vive scroccando alle donne, e considerato che io sono italiana e abituata all'uomo che paga e oltretutto Timmy non e' nemmeno bello, casca male. Dopo questa nota folkloristica che trovera' ulteriori conferme, dedichiamoci ai Newlydeads.....
Il palco e' stato avvolto in un telo di plastica trasparente: dietro ad esso appaiono Taime e compagni con la prima canzone. Niente di glam nella maniera piu' assoluta, questo e' puro gothic-industrial. Intorno a me si agita una folla tutt'altro che colorata, il nero e il pvc trionfano indubbiamente, e un'armata di lesbiche mi accerchia schiacciandomi al palco. Vabbe, ne ho passate di peggiori negli ultimi giorni! Cala il telo di plastica trasparente e ci rivela finalmente in piena chiarezza e a distanza ravvicinata il nuovo Taime Downe, nel look che a quanto sembra sta usando anche con i Faster Pussycat: faccia bianca, occhiali e rossetto neri, cappello nero a tuba, capelli lunghi, lisci e neri, miniabito e calza autoreggente a strisce, stivale nero stringato al ginocchio. Tra i pezzi che ricordo "Sleeping Pill" e "Six Feet Deep" e l'unica che ho apprezzato e che ha ancora qualche traccia di glam, "Lipstick". Alla fine dello show Taime distribuisce Cd alle prime file, ne accaparro uno, non l'avrei comprato...
I miei informatori locali mi dicono che Taime ormai si diverte a fare il deejay e questo e' il suo genere, e purtroppo anche il nuovo Faster Pussycat (remix di vecchi successi) segue tristemente questa traccia. Tuttavia, la reunion live di supporto agli LA Guns dei Newlydeads porta con se' solo il look, che comunque non e' male. Staremo a vedere. Intanto, la serata prosegue sul tema industrial-goth, e io evitando attentamente Timmy fuggo fuori infilandomi nel primo taxi, destinazione letto...

Giovedi 31 maggio:
Tower Records su Sunset Strip
Nikki Sixx e Mick Mars firmano "The Dirt"

I miei amici giunti appositamente da San Diego e Orange County mi avevano avvertito di andare presto, ma chi immaginava tanta gente per un autografo?? Dei Motley Crue poi... Dimenticavo dove sono, cretina, qui i Motley Crue quasi li mettono a fianco alla mitica insegna gigante "Hollywood" sulle colline!
"The Dirt" esce oggi, prima di metterti in fila devi entrare e comprarne una copia a prezzo scontato. Beh, non e' che devi, ma siamo stati avvertiti che non si possono fare foto e Nikki e Mick autograferanno solo copie del libro.
La fila fa il giro completo del grande parcheggio del Tower, si, proprio quello dove Vince Neil ancora aspetta Axl Rose. Tutti commentiamo sul quanto ci sentiamo imbecilli ad essere li da circa due ore, ma nessuno se ne va. Finalmente arrivano, sono circa le sei. Tutti urlano ma nessuno si avvicina per non perdere il posto. La fila inizia lentamente a consumarsi...
Il momento e' arrivato, sto per entrare. Credete forse che la vostra inviata possa davvero consegnare la macchina fotografica alla security? Invece la nascondo ben bene ed entro, e devo dire che quasi tutti hanno fatto lo stesso. Per quanto riguarda i Crue, loro sembrano non saperne niente di questa regola idiota, fanno foto e autografano tutto quello che gli viene messo sotto.
Nikki e' in forma piu' che smagliante, il tempo sembra non essere passato per lui, e dire che e' quello che si e' reso protagonista degli eccessi peggiori, cominciando dall'eroina. E' tranquillo, sorridente, e devo dirlo da donna: bellissimo! Anche le mie amiche non possono staccargli gli occhi di dosso. Mi abbraccia per la foto ma c'e' il tavolo tra noi, peccato...
Mick Mars e' tutta un'altra storia: trucco bianco cadavere sotto i capelli neri, basso, e quando si alza per la foto mi fa un'impressione terribile, sembra paralizzato! Si stacca lentamente dalla sedia, tutto d'un pezzo, sembra non possa muovere il collo, hai l'impressione che vada in pezzi da un momento all'altro come una statua di porcellana. La prima cosa che mi viene da pensare e' che tutto cio' che si dice sulla "vera" eta' del chitarrista sia vero e forse anche peggio di quel che si dice, sembra in effetti un ottantenne con una severa artrite. Solo giorni dopo, leggendo la biografia, capiro': per la prima volta in "The Dirt" Mick svela il suo terribile segreto, la croce che lo ha accompagnato per tutti questi anni, una malattia ereditaria che ha scoperto di avere all'eta' di vent'anni, una rara forma che colpisce le ossa, le giunture in particolare, e porta lentamente alla paralisi. Vi rimando alla recensione del libro per dettagli. Avessi saputo prima, non gli avrei chiesto mai quella foto, immagino ora il dolore nell'alzarsi. Grazie Mick! Sicuramente il personaggio piu' reale e triste in questa grottesca narrazione...
Ci spediscono fuori mentre i nostri occhi sono ancora su Nikki. La serata e' appena iniziata su Sunset Strip...

Cat Club
Jeff Pilson + Starfuckers, alias Tracii Guns, Gilby Clarke e Slim Jim Phantom

Mi sono affidata per i piani di questo giovedi sera al mitico LA Weekly, e spulciando i vari locali mi sono saltati agli occhi i nomi di Tracii Guns e Gilby Clarke, "che c**o", ho pensato io. Andiamo a vedere.
Il Cat Club, da non confondere con la Cathouse di Riki Rachtman, e' un minuscolo club a fianco del Whisky a Go Go. Pochissimi tavoli di fronte ad un mini-palco un gradino piu' alto del suolo, un bar che se troppo affollato ti impedisce anche l'accesso ai bagni di fronte, un'altrettanto piccola balconata Vip al "piano superiore". Ma siamo sicuri di essere nel posto giusto? E chi e' questo che sta suonando un umplugged? Faccia familiare... Ma e' Jeff Pilsen dei Dokken! Ci godiamo la sorpresa e alla fine fermiamo Jeff, che si siede con noi a scambiare due chiacchiere. Stasera era qui per caso, una piccola jam session con alcuni amici giusto per divertirsi. Ci parla dei prossimi progetti dei Dokken, suoi personali ma anche di questo nuovo film che sta girando con Zakk Wylde e altre celebrita', "Rockstar". "Sara' una bomba", dice, e' un film su una rock band negli 80's...
Jeff ci saluta e lascia il tavolo, gli Starfuckers stanno prendendo posizione. C'e' uno che effettivamente sembra Gilby Clarke, anche se non ricordo benissimo la sua faccia (ne e' passata di acqua sotto i ponti...), ma dov'e' Tracii? Tradita da LA Weekly! Sigh! Per sicurezza, dopo un po' chiedo al mio amico: "Hey, ma dov'e' Tracii?", "Davanti a te!", "Eehhh?!?", "Tranquilla, anch'io non lo riconoscevo finche' non ho notato il tatuaggio!". E ora a guardarlo bene si, e' proprio lui, Tracii Guns, capelli corti e cappellino da baseball rosso, jeans e petto nudo, coperto di tatuaggi. Ho visto vecchie rockstars che non dimostrano l'eta', ma Tracii e' addirittura regredito a vent'anni! Complimenti...
Gli Starfuckers propongono tutte vecchie rock'n'roll covers e sembrano divertirsi un casino. Il batterista e' Slim Jim Phantom degli Stray Cats, che scopriro' poi essere il proprietario del Cat Club, e la ragione per cui il mini club e' sempre pieno di stars, infatti Slim Jim e' amico di mezza Hollywood e il posto si e' trasformato in un punto di ritrovo per musicisti di varie band per divertirsi a suonare insieme.
E per completare la serata, ad un certo punto un gruppo entra e va dritto alle scale per l'area Vip. Noto "laminates" al collo, alcuni con penna attaccata, quindi anche se non riconosco le facce so per certo che qualcosa (o meglio dire qualcuno) bolle in pentola... Infatti, sono i Bad Co., che hanno appena suonato all'Universal Amphitheatre e sono li solo per un drink tranquillo, ma niente da fare! Vengono pubblicamente invitati sul palco, e ci regalano i loro tre maggiori successi eseguiti insieme a Tracii, Gilby e Slim Jim.
Fine. Vado a scambiare due chiacchiere con Tracii, gli dico se posso ricontattarlo via email per Slam, "con piacere" mi dice: "Man on the moon" ha venduto benissimo in Italia. Non lo sapevo. Bene. Foto ricordo con lui e con Gilby Clarke. Un'altra serata qualunque sullo Strip.

Venerdi 1 giugno:
Paladino's
Stevie Rachelle e i Tuff

Il primo problema e' raggiungere il Paladino's senza macchina. Impossibile mi dicono, e' lontano, nella "valley". Niente e' impossibile. Chiamo l'MTA, azienda del trasporto pubblico locale, che forniti luogo di partenza e arrivo, piu' giorno e ora del viaggio, mi danno l'itinerario completo di tempi. La verita' su LA e la California e' che puoi andare davvero ovunque col trasporto pubblico, ma solo di giorno. In pratica arrivare arrivi, ma non torni indietro. Io pero' sono quella che pensa ad arrivare, perche' se ogni volta dovessi pensare al ritorno mi divertirei molto meno... e si parte, destinazione Reseda, Valley.
Il Paladino's, una volta raggiunto, e' un posto davvero carino. Bar, tavolini e anche un tavolo da biliardo, e fuori annunci di prossime band che si esibiranno, molte 80s bands sul programma come Bullet Boys o Pretty Boy Floyd, tutte il venerdi che sembra essere la serata piu' interessante.
Ci sono tre support bands, tutte un po' troppo "loud" per i miei gusti. Scopro che i Tuff si esibiscono intorno alla mezzanotte, per cui metto da parte completamente il trasporto pubblico e inizio a cercare altre strade. Fortunatamente conosco un tipo simpatico, mezzo italiano, che si offre di riportarmi a Hollywood a fine show, e anche questa e' sistemata. L'ora si avvicina, sono fuori per sfuggire all'ultima support band che davvero non e' il mio genere, quando vedo arrivare Stevie Rachelle.
La somiglianza con Bret Michaels si e' abbastanza dissolta. Stevie ha i capelli raccolti all'indietro, sembra aver messo su peso ma in quel modo molto californiano di invecchiare, con i muscoli che sembrano aumentare di massa anche nel viso (vedi Bret stesso). Mi presento, e anche lui accetta con piacere di essere contattato per Slam! in futuro. Mi da' appuntamento a dopo lo show e va a prepararsi, e anch'io rientro nel locale.
Sono compiaciuta dalla folla, non pensavo i Tuff attirassero tanta gente. Molti hanno lasciato i tavolini e sono piu' vicini al palco, ma anche da seduti la vista e' piu' che buona. Io sono ovviamente in pole position, macchina fotografica alla mano.
Stevie fa il suo ingresso in completa tenuta nera, certamente diverso dal capellone biondo delle mie vecchie foto, ma la musica non e' cambiata. Il concerto dura in tutto circa un'ora e mezza, durante la quale ci godiamo i vecchi familiari successi dei Tuff targati "late eighties", piu' alcuni dei pezzi inediti ma composti nella stessa epoca inclusi nell'ultima antologia "The History of Tuff". L'album credo sia solo reperibile via internet, ma vale la pena. Come dicevo, i pezzi sono tutti vecchi unreleased esclusi dai precedenti album, per cui il sound e' quello dei tempi antichi a noi cari. Ma c'e' di piu'. Per chi di voi ne sa qualcosa di un tale Kid Rock (recente neo-marito di mrs Pamela Lee Michaels...), e di un album chiamato "The History of Rock", Stevie lo prende in giro con estrema ironia, imitandone il titolo ("The History Of Tuff"), la copertina, il tema (anche quello di Kid Rock e' un'antologia di inediti del suo passato) e soprattutto con una versione di "American Bad Ass" ribattezzata "American Hair Band". Il testo di "American Hair Band", che chiude il concerto dei Tuff, e' senz'altro un manifesto del nostro genere rock preferito. Rachelle riesce a farci digerire una cover rap farcendola di nomi e citazioni che vanno da Pretty Boy Floyd a Mick Mars a Slash, con campionamenti di Guns'n'Roses e Twisted Sister, nonche' di "Talk Dirty To Me", e ci invita ad alzare in alto le mani al grido di "Shout shout at the devil again" durante il ritornello. Davvero un'ottima riuscita live. Da oggi, comincia quasi a piacermi Kid Rock... una canzone sola pero', quella che mi ricorda i Tuff, hehe!!
Anche questa serata hollywoodiana e' giunta al termine. Mi siedo due minuti con Stevie, nuova foto ricordo, veloce perche' e' davvero sudato come un maialino adesso. Restiamo d'accordo di risentirci via email, e per il momento ci salutiamo, devo correre se non voglio perdere il mio passaggio e dormire all'addiaccio nella Valley. Buonanotte...

Sabato 2 giugno:
Rainbow (of course!)
Mario, la storia, le stars, i wannabes...

Ed eccomi finalmente al centro della leggenda. Il Rainbow, mitico bar-restaurant-grill tra il Whiskey a Go-Go e il Key Club, meta di stars e wannabes per cena, per bere, per vedere e farsi vedere, si inizia a riempire gia' verso le otto della sera. Mi soffermo prima sulle migliaia di foto alle pareti: storiche immagini di Bret Michaels e Susie Hatton (ve la ricordate?), i Crue naturalmente, e tutte le nostri beniamini dai 70 a oggi; in cima alla porta, sorpresa, spicca una foto promo dei nostri Nasty Licks! Saluto due dei tre boss, Mike e Tony, italoamericano simpaticissimo, mi dicono che Mario e' da qualche parte li in giro. Prendo posto al mio tavolo prenotato, nel piccolo patio esterno scoperto che da' direttamente sullo Strip, il mio preferito. Mentre aspetto la mia superpizza sorseggiando un bicchiere di rosso, eccolo, colui a cui dobbiamo questa perla hollywoodiana, un punto di orgoglio per il nostro Paese, signori, ecco a voi Mario, da qualcuno detto il "Godfather del Rock'n'Roll" (qualcuno dice che il Padrino qui e' Gazzarri, che ora organizza serate rock mensili al Key Club; indaghero'...), proprietario non solo del Rainbow, ma del Whiskey a Go-Go e del Roxy. Gentile come sempre, si siede con me, mi ordina un altro bicchiere di vino e accende il suo sigaro. Mario... ma come e' iniziato tutto questo? Continuo a sorseggiare il mio Merlot e ascolto attenta, mentre la mia mente dipinge vecchie immagini in bianco e nero di quando ancora non ero su questa terra. La storia e' quella di uno dei tanti emigranti dal Sud Italia, Molise se non sbaglio, fine anni trenta. Siamo su una di quelle vecchie navi cariche di sogni, speranze e valigie di cartone che salpa in direzione America quando ancora non c'erano tanti problemi di visti. Mario e' un ragazzino di 15 anni che non parla una parola d'inglese. A scuola, i bambini lo prendono in giro, "e io cosa dovevo fare? Pum!" e mi fa il gesto di un pugno ben assestato. Piano piano, il nostro eroe si inserisce, sempre meglio, e da' dimostrazione di quella grande qualita' che contraddistingue la nostra razza: se vogliamo possiamo farcela ovunque. Non solo ci adattiamo, ma finiamo per fare ben piu' che sopravvivere. Il Rainbow e' il primo locale. Nel frattempo Mario, amante sviscerato del rock'n'roll, ha messo insieme abbastanza conoscenze in ambiente musicale da trasformare un ristorante nel punto clue dello Strip e da onorarne l'apertura con un birthday party d'eccezione: Mick Jagger. E da allora, e' storia. Dai Led Zeppelin a Jerry Springer, tutti sono passati di qui. I Cypress Hill hanno un tavolo prenotato pressoche ogni sera, e le escursioni dei vari membri dei Crue sono ormai famose.
Nel frattempo arriva la mia pizza e Mario si scusa e si allontana, il Rainbow si sta riempiendo. Mi presenta dei tipi non esteticamente attraenti ma simpatici che hanno prenotato il tavolo dopo di me, si siedono iniziando a bere, solo piu' tardi scopriro' che sono i Fear Factory. Il vino inizia a fare effetto.
Lascio il tavolo e inizio a guardarmi intorno. Seduto al patio coperto c'e' Tyla con un gruppo di gente. Arriva anche Leif Garrett, mi dicono abbia una band ora. E c'e' il cantante dei Biohazard, un altra faccia familiare del posto. Passo per il bar interno, su per le scale alla piccola pista da ballo, e' tutto pieno. Chissa' quanti personaggi ci sono in giro che, un po' per il vino, un po' per la mia vista che non e' 10/10, non riconosco affatto. E poi, e' facile confondersi: a complicarti le idee ci pensano i wannabes...
Il mio anello con le due maschere "Theatre of Pain" attira l'attenzione di Tray, un tipo conciato esattamente come Vince Neil anche se non gli somiglia molto. Mi fa sedere con lui e il suo amico, e nel giro di cinque minuti un numero imprecisato di ragazze si ferma al tavolo: qualcuna crede davvero sia Vince (sicuramente non regolari del locale), una gli fa una spassionata dichiarazione d'amore, questo mentre mi tiene abbracciata, altre sembrano interessate a me anziche' a lui, non ci capisco piu' niente ma e' come fare la foto col tipo travestito da Mickey Mouse a Disneyland... Eccomi, sono a Hollywood, al Rainbow con l'imitazione di Vince Neil! E non finisce qui. Tray mi presenta amico travestito da Bret Michaels (che anche stavolta non gli somiglia), e ad un certo punto li sento chiamarsi Vince e Bret, ci credono davvero, e sorprendentemente c'e' chi li prende sul serio. Comunque sia, sono simpatici. "Vince" mi bacia, abbraccia e mi tiene la mano tutta la sera, mi guarda come vedesse la madonna e io continuo a ridergli in faccia ubriaca. Ci sediamo al bar interno, mi tiene ancora stretta mentre io mi guardo intorno; quando mi rigiro sta baciando una tipa, senza per questo mollare il mio girovita! "Mi stavo solo facendo pagare una birra", si giustifica. Qualcuno mi spieghera' piu' tardi che e' normale qui a Hollywood. Forse per il vero Vince Neil, dico io. No, e' semplicemente la norma, mi dicono. Bah. Nel frattempo, uno stripper ben messo tenta di tirarmi via. Tray tira dall'altra parte. Io tiro via le braccia e vado in bagno, game over, il vino mi ha messo sonno! Vado fuori per una sigaretta, lo stripper mi vede e mi raggiunge, mi da' un passaggio all'ostello e mi lascia un numero di telefono. Scopriro' in seguito da amici locali che Tray e' effettivamente "famoso", una specie di figura caratteristica del Rainbow, proprio come Mickey Mouse a Disneyland; che e' uno scroccone nato, dalle birre ai passaggi, cosi come il finto Bret; che Hollywood pullula di questi tipi. A proposito: "Mickey Mouse" mi ha detto che suonava nei Britny Fox, ovviamente io l'ho presa come una palla, c'e' qualche beninformato che puo' confermare? Grazie!

Domenica 3 giugno:
Cat Club
Vivian Campbell (Def Leppard)

Oggi la prendo tranquilla, ancora mi devo riprendere dal vino e i superalcolici Bloody Mary del Rainbow. Il mio compagno di ostello ha spottato sull'LA Weekly una jam session di Vivian Campell dei Def Leppard al mitico Cat Club, e passando brevemente al Rainbow per un altro drink pre-club, torniamo al piccolo regno di Slim Jim Phantom. Molto affollato anche di domenica, non c'e' che dire.
Dopo una cover band di cui non riconosco le facce, ma visto dove sono si tratta sicuramente di facce note, Vivian prende posizione, ci introduce gli altri membri, e inizia. Grazie al cielo stavolta ho un tavolo.
Ancora una volta si tratta di vecchie cover, l'esecuzione e' senza dubbio ottima, come del resto la nostra posizione che mi permette anche di scattare qualche foto commemorativa.
Approfitto del break per scambiare due parole veloci e fare la mia classica foto turistica con il Def Leppard, riprendo il mio posto, finisco il mio drink, il locale si affolla e io sono stanca morta. Abbandono il campo.
Mi perdonerete il breve resoconto della giornata, ma in fondo e' domenica no? Tutti ci riposiamo un po'!
Un'altra notte sullo Strip si chiude. Ho visto Vivien Campbell oggi. Assolutamente niente da annotare per noi hollywoodiani. Giusto una serata qualunque...

Lunedi 4 giugno:
Viper Room
Metal Shop, Danger Kitty, Ralph Saenz

Per una losangeliana novellina come me, il nome Metal Shop passa totalmente inosservato tra i listings dell'LA Weekly, ma non Taime Downe, deejay del lunedi sera al Viper Room, che mi fa decidere oggi di andare alla scoperta del famoso locale di Johnny Depp.
Il locale non e' molto grande. L'entrata e' sulla discesa laterale; c'e' un piccolo bar a pianterreno ma praticamente tutto si svolge al piano superiore, che sarebbe poi quello all'altezza della strada. C'e' un bar piu' grande, Taime Downe e' effettivamente deejay ma nessuno balla, c'e' un palco non troppo grande all'angolo e una grande porta nera a lato per permettere ai fumatori di entrare e uscire. Ci sono pochi tavoli, per lo piu' riservati, e le "cubiste" ballano sulle spalliere dei divanetti. E' quasi tutta la sera live music, tre bands si susseguono on stage a brevi intervalli riempiti da Taime: non me ne piace nessuna, e decido di rilassarmi al bar di sotto. Ed ecco, mentre sorseggio il mio drink seduta di fronte al bancone, un tipo fighissimo, vestito da puro rocker ottantiano, capelli lunghi biondi, occhi chiari, bella faccia. Mi sorride, anzi sorride a tutti, sembra tutti lo conoscano. Ecco, ho beccato qualcun altro e non so assolutamente chi e'!
Torno di sopra, si e' riempito completamente e la gente sembra molto eccitata in attesa di questi headliners, Metal Shop. Si interrompe la musica, si apre il grigio tendone sul palco del Viper Room, signori, ecco a voi... il tipo del bar di sotto! Almeno ora so chi e'.
La band suona tutte le maggiori cover di hair bands ottantiane, dai Poison ai Ratt, passando per Warrant, Van Halen, Whitesnake. Tutti sembrano usciti da un video dell'epoca, e prendono chiaramente in giro i nostri idoli e il loro pubblico ma in chiave bonaria, ironica, divertente, e le cover sono ottimamente eseguite. Il cantante, Michael Diamond, sembra un incrocio tra David Lee Roth e Bret Michaels nel look e nell'atteggiamento, le movenze, le espressioni. Ad un certo punto, la band distribuisce posters autografati, ne arraffo uno: e' una falsa copertina del Rolling Stone che annuncia un concerto gratuito dei Danger Kitty, ma i tipi sul poster sono i Metal Shop, cosa succede? Fermo il chitarrista per chiedere se e' possibile avere un cd dei Danger Kitty o Metal Shop, e mi risponde ridendo che non ne esistono.
Successive indagini chiariranno il mistero: i Danger Kitty, come mi sembrava di ricordare, e' una hair band ottantiana che purtroppo ebbe breve vita. Non molto tempo fa, vengono assunti per un commercial di una carta di credito, e usati come immagine di qualcuno che ha scialacquato ogni risparmio viene salvato appunto dalla carta. I Danger Kitty si rimettono insieme sotto il nome di Metal Shop come cover band-parodia della generazione rock 80 e dei suoi miti e riscuotono successo crescente in California fino ad ottenere il lunedi fisso al Viper Room piu' altre serate in giro. Il biondo frontman di DK/MS e' in realta' nient'altro che Ralph Saenz, cantante per breve tempo degli LA Guns e attuale cantante degli Atomic Punks, la piu' famosa (e fedele) cover band dei Van Halen.
Lo show giunge al termine, e il locale viene evacuato dalla grande porta sulla strada. Fuori il Sunset pullula ancora di capelli lunghi, voci e sorrisi. E' un lunedi sera a LA, l'unica citta' dove il rock non ha giorni e non ha epoca.

Martedi 5 giugno:
Tower Records/Whiskey a GoGo
The Cult

Il nuovo album dei Cult "Beyond Good And Evil" esce oggi sul mercato americano. Ian Astbury e il resto della band firmeranno copie del cd, ancora una volta al Tower su Sunset, e seguira' un gig tenuto segreto fino ad oggi, un party di lancio al mitico Whiskey a GoGo.
Eccomi di nuovo al famoso parcheggio, troppo tardi quando scopro che per ottenere il braccialetto-ammissione al Whiskey dovevi venire la mattina. Ci sono solo poche persone in fila, ancora c'e' tempo, ma devo subito entrare e comprare il cd, con cui Tower Records mi consegna un gadget laminate che mi assicura l'accesso per le preziose firme dei Cult sulla mia copia. Accaparro il tutto ed esco, ho una missione da compiere, stasera saro' al Whiskey. Ve lo prometto. Con o senza braccialetto.
Mi precipito di fronte al celeberrimo rock club, la crew sta trasportando gear dentro e preparandosi al sound check. Fermo quello con piu' laminates pendenti dal collo, e gli spiego che sono li per recensire album e concerto per Slam. Il tipo, credo uno dei tour manager, si consulta con un altro dell'entourage, e sorridendo mi assicura che potro' assistere, devo solo tornare verso le otto e chiedere di lui. Fatta.
Torno al Tower, salto la fila all'italiana fermandomi a chiacchierare con una tipa che avevo incontrato prima e che e' seconda in fila, ed ecco finalmente arrivare Ian Astbury, Matt Sorum e Billy Duffy. Dopo pochi minuti ci ammettono dentro a piccoli gruppi. Mentre la band firma il mio cd scatto foto, e sento una voce alle spalle: "Hey, c'e' la piccola giornalista italiana! Ciao!": e' il manager che mi ha assicurato l'ingresso. "Ciao... Volevo essere sicura di avere qualche foto ravvicinata. Ci vediamo dopo!".
Il Whiskey a GoGo sembra pieno ben oltre la sua capienza. C'e' gente ovunque, sotto il palco, sulle scale, di fronte ai bagni. Comunque sia, vale la pena.
Ian, malgrado visibilmente invecchiato in viso, e' ancora un ottimo frontman. Capelli corti, un grande cappello, movenze che definirei orientaleggianti, gran voce. Ci porta senza denotare segni di stanchezza attraverso oltre due ore di vecchi successi e nuove proposte, e la prima cosa che notiamo con gran piacere e' che lo stile non e' cambiato, almeno per quanto riguarda i pezzi che ci vengono presentati in questa occasione. Anche l'ex Guns'n'Roses fa un ottimo lavoro Il pubblico balla e salta al ritmo di "Lil' Devil", "Fire Woman", "Rain", ma sembra gradire piu' o meno tutto. Onore al merito per aver regalato ai fans un concerto gratuito di questa durata, e soprattutto per l'estrema professionalita' dimostrata nell'esecuzione.
E' stata una lunga giornata su Sunset Strip, anzi, direi una luuuunga settimana. Da domani mi dedico alla spiaggia di Santa Monica, anche se prevedo frequenti drink e pizze da Mario. Buonanotte Hollywood, God Bless You!

CRUEL INTENTION Production® 2001