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“American Circus” è uno di quei casi dove avrebbe giovato avere qualche pezzo in meno per alzare la media voto finale. Sì, perché a fine ascolto le canzoni che vanno a segno sono più o meno la metà e con ciò non intendo dire che le rimanenti siano di basso livello, ma sono le altre ad avere una marcia in più.

Non sono sicuro che il nome Violet Gibson sia stato preso dall’attentatrice di Mussolini, sta di fatto che come lei, sparano subito un gran bel colpo che colpisce il bersaglio con l’opener “Go Ahead”, brano che ci lascia intravedere subito le ottime capacità del gruppo parmense, con un pezzo che ci porta alla mente i Velvet Revolver.

Nella title-track i cinque pigiano sull’accelleratore portandosi su territori più heavy ed è qui che la band mi piace meno, potenza e incisività  in questo caso non vanno a braccetto.

Mi piace invece molto la voce di Matthew Brodtsy, che mi esalta soprattutto in un paio di lente come “She Feels Alive” e “Forget About The Rain”. Delle rimanenti tracce segnalo “Game Of Sorrow”, “Your Balls On Fire” e “I Wish I Could”, quest’ultima con un refrain che sa di già sentito, ma sarà proprio per questo, che mi è piaciuta al primo ascolto.

Della cover di “Superstition” ne avrei fatto anche a meno, ma ciò non influisce sul mio giudizio finale che rimane positivo.

 


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