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The Razor Boys “Atlanta 1978”
I Razor Boys si possono considerare antesignani di quel sound che occupa la zona grigia tra pulsioni Punk e svisate Metal, tipico di certo Sleaze/Glam, una sorta di missing-link tra le NY Dolls e gli Heart Throb Mob, passando per tutto il lerciume glitterato che sta nel mezzo.
Motley Crue “Shout At The Devil”
Tony Corpse ha respirato vizi e virtù del Sunset Strip californiano in prima persona e come musicista assieme ai suoi Willow Wisp, agli AstroVamps e adesso con i PMS. Nessuno meglio di lui ci può parlare del più grande album di glam metal di sempre: “Shout At The Devil” dei Motley Crue.
Revolution Hazy “Radio Slaves”
Non ci sono i fuochi d’artificio, ma i Revolution Hazy ci regalano canzoni godibili per glamster insaziabili.
Sister Whiskey “Liquor and Poker”
È un peccato che l’avventura dei Sister Whiskey sia durata così poco, perchè ai rocker americani non mancava nulla, soprattutto il talento.
Thunderfoot “Southern Discomfort”
Il puzzo di sudore e fumo, il profumo del bourbon e della carne alla brace, mischiato all’odore della polvere da sparo e ai gas di scarico delle Harley, sono le atmesfere che si colgono ascoltando i Thunderfoot.
Wicked Kin “Born Killers”
Prevedibili e per nulla originali, i Wicked Kin incisero un disco gradevole frutto della “rottamazione” grunge degli anni 90.
Jesse Camp “Jesse & The 8th Street Kidz”
In un 1999, dominato dal Nu-Metal, Jesse Camp riaccese in me la speranza di rivedere il Rock And Roll, quello divertente e scanzonato, sul tetto del mondo.
Edan “Dead Flowers”
In un contesto familiare composto da un padre rockstar e da una sorella modella/attrice, Edan Everly, cerca di portare avanti il mestiere paterno in un momento storico difficile per il rock and roll.
Slam St. Joan “Saved By Grace”
Conosciuti nel Midwest con il nome di Valentino, cambiarono nome in Slam St. Joan e si buttarono nella mischia, con la speranza che il vento di Chicago tenesse lontane le nubi grigie provenienti da Seattle.