The Razor Boys “Atlanta 1978”

The Razor Boys "Atlanta 1978"
I Razor Boys si possono considerare antesignani di quel sound che occupa la zona grigia tra pulsioni Punk e svisate Metal, tipico di certo Sleaze/Glam, una sorta di missing-link tra le NY Dolls e gli Heart Throb Mob, passando per tutto il lerciume glitterato che sta nel mezzo.

Ho messo subito gli occhi su quest’album, spinto dalla curiosità e da un’insana voglia di “completezza”, che mi sprona a cercare anche i tasselli più piccoli e sconosciuti del fantastico carrozzone Glam Rock delle origini, meglio se declinato nelle forme Glam/Proto Punk. Si tratta per lo più di spulciare riviste, libri, siti web a tema (MA con una certa credibilità, serve un minimo d’esperienza per sgamare i troppi ciarlatani…), prendendo avidamente nota dei nomi minori, del periodo in cui erano attivi, della zona e, soprattutto, di eventuali testimonianze discografiche lasciate ai posteri. Ovviamente, il più delle volte, senza avere la più pallida idea di come e cosa suonassero, se non “de relato”.

Nel caso specifico, dopo essermi scervellato per ricordare dove avevo sentito nominare i Razor Boys, spulciando inutilmente le varie fonti, sono giunto alla conclusione che il nome fosse scritto su qualche flyer (quando li trovo sul web li scarico e li conservo, il problema è tenere in ordine gli archivi…), probabilmente per qualche apertura di rilievo nella natia Atlanta. Comunque sia, il disco è arrivato e finalmente posso farmene un’idea di persona.

Cominciamo subito dicendo che il disclaimer “1st PUNK LP from the Deep South” è un tantino fuorviante. Il luogo comune, agevolato da certa “stampa” dell’epoca, di buttare nel calderone “Punk” qualsiasi Rock N’Roll band post-76, è potenzialmente dannoso e divisivo. Toglierà parecchia visibilità ai Thundertrain di Boston, per esempio, che di Punk avevano solo l’attitudine e piuttosto erano il prototipo dello Street Rock che esploderà nel 1987, solo una decina d’anni in anticipo…
Come spiega alla perfezione il chitarrista Ronnie Razor in un’intervista rilasciata all’indomani della release, per loro il termine più corretto è probabilmente Glam-Punk, dove per “Punk” s’intende sostanzialmente l’attitudine, il modo di porsi. Nascono infatti nel 1975 con l’intento di suonare Hard Rock dal taglio metallico, duro, sporco e veloce e fin dal primo show del 1976 non lesinano certo make-up, abbigliamento appariscente e pose androgine, influenzati anche da NY Dolls, Stooges, Teenage Lust ed altre Glitter Rock band che nel biennio 1973-74 passarono per Atlanta.

The Razor Boys

Non solo atteggiamento ed attitudine sono decisamente anomali in queste lande popolate da gente rude ma concreta e tradizionalista, anche il sound è una ventata di aria fresca per orecchie abituate a cantautori e Southern Rock alla Allman Brothers o Lynyrd Skynyrd, tanto da procurare ai ragazzi un nutrito e fedele seguito locale, che gli consentirà di aprire, tra gli altri, per Ramones, Dead Boys ed AC/DC con Bon Scott.

L’approccio allo strumento è piuttosto crudo ed abrasivo, ma il riffing è articolato e Ronnie non lesina ottime incursioni chitarristiche corroborato da una sezione ritmica che pompa e picchia come una coppia di buttafuori in anfetamina. Il cantante Chaz Westbrook è validissimo e sempre sul pezzo, le melodie ed i ritornelli sono abbastanza curati e contengono parecchi spunti interessanti. Si possono considerare antesignani di quel sound che occupa la zona grigia tra pulsioni Punk e svisate Metal, tipico di certo Sleaze/Glam dal piglio DIY (NO, l’Hair Metal NON esiste, capre!) che si prenderà buona parte del Sunset Strip nella decade successiva. In soldoni, una sorta di missing-link tra le NY Dolls e gli Heart Throb Mob (o i Guttersluts, tanto per rimanere su band dal suono molto “Underground”), passando per tutto il lerciume glitterato che sta nel mezzo.

Il risultato non è affatto male, per essere il frutto di due sessioni di registrazione del 1978, effettuate con un 16 piste in un piccolo studio di Stone Mountain… Certo con un sound più pulito ed una produzione adeguata il risultato finale sarebbe stato molto più accattivante, perché i brani sono tutti godibili ed alcuni sono piccole gemme grezze.
L’opener “Toys”, ripulita quanto basta, potrebbe far parte del repertorio dei primi Faster Pussycat; “Shakin’ It All The Time”, che spiazza iniziando con un riffone Hard Blues ala Grand Funk, si trasforma in un rock n’roll anfetaminico con melodia e ritornello che non sfigurerebbero affatto su un album dei Trash Brats o degli Hollywoood Teasze.
Get Rich Quick” invece fa tanto The Zeros (quelli Viola, of course) e “Shitface” potrebbe essere un outtake di “Keeping Up with the… Joneses”, una di quelle band talmente fighe che ovviamente nel mainstream non si caga nessuno. In chiusura troviamo “High School”, un brano composto dal chitarrista con la sua prima band liceale, Ronnie & the Rippers, trascinante e ribelle come si conviene ad un inno adolescenziale e probabilmente una delle highlight in versione live.

Per me è da mettere in saccoccia e non fatevi frenare dal fatto che sia solo in vinile, perché porta in dotazione il link per scaricarlo in alta qualità. Io vi ho avvisato.

 

HoZac Records 2017
www.facebook.com/RazorBoys1978/
hozacrecords.com

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