Tra il 2003 e il 2006, grazie a Slam! e a un cospicuo gruppo di band che suonavano hard rock, ho avuto la possibilità di conoscere numerose persone: alcune diventate poi i miei migliori amici, altre sono cresciute, hanno sfornato figli e sono scorparsi dalla circolazione e altre ancora, hanno continuato nel loro piccolo a organizzare concerti e a suonare nei locale della penisola.
Tra i vari personaggi di quella “stirpe”, ricordo piacevolmente Nick e i suoi Side-One, che avevo perso di vista dopo un brano inciso con la Nord-Est Rock And Roll Family al completo. Dopo diversi anni, rieccolo ricomparire nella mail del mio Facebook con un nuovo gruppo dove suona il basso: i Black Mama!
Al primo impatto, la copertina mi ha fatto temere di trovarmi di fronte a suoni estremi, ma per fortuna sono stato subito rincuorato dalla foto, o meglio, dal look della band e subito dopo dalla loro musica, un heavy rock che mi ha sorpreso, sia a livello musicale che compositivo, con un disco che sembra tutto, fuorchè che italiano.
La title-track funge da intro ad “Hellbound”, brano tra Skid Row e Sven Gali più duri, hangbangin invece con “10 Sec To Rise” e poi via con “King Kong Man”, uno dei migliori episodi del lavoro, a mio avviso ipotetico singolo del gruppo.
Il CD è un sesseguirsi di schiaffoni “metallici” e carezze “sudiste”, un intruglio sonoro composto da Pride & Glory, Down e street metal, che ha l’unico momento di pausa nel lento conclusivo “The Ghost Of The White Road”, che corona l’ottima prova del gruppo veneto.