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Jackyl: Rock’n’Roll chainsaw 

Jackyl
Grazie alla loro attitudine spaccona e al loro mix di hard rock e southern metal, i Jackyl sono riusciti ad illuderci che gli anni 90 non siano mai esistiti.

Il Sonoria era un festival che si teneva a Milano a metà anni 90 e la prima edizione rimane uno dei miei più grossi, e tormentati, crucci concertistici. Perché? …perché ci suonarono Aerosmith, Whitesnake, Huey Lewis And The News, Blind Melon, Timoria, Sass Jordan, Pride And Glory e Jackyl, e io non ci andai!

Ma soprattutto perché a quel festival io arrivai ai parcheggi, ma poi, per qualche motivo che ho volutamente rimosso, me ne sono andato con qualche scusa sul costo del biglietto …il tormento raggiunge il suo culmine quando penso alle foto che mi fece vedere un’amica insieme ai Jackyl, che giravano tranquillamente tra la gente.
Basta pensarci o il mio stomaco inizia a bruciare come Pompei dopo l’eruzione del Vesuvio.

Ma chi sono i Jackyl?

Sono un gruppo di Atlanta nato nel 1990, con una lunga gavetta in giro per i locali della Georgia e che, grazie alla loro attitudine spaccona e al loro mix di hard rock e southern metal, si fecero presto notare dalla Geffen Records.
Quintali di spavalderia, fanno guadagnare rapidamente alla band la fama di gruppo selvaggio e volgare, e dopo neanche un mese dalla firma del contratto, terminano le registrazioni dell’omonimo disco d’esordio ai celebri Rumbo Studios in California.
Prodotto dal concittadino Brendan O’Brien (AC/DC, Neil Young, Aerosmith, Black Crowes, ecc.) “Jackyl” dovette farsi strada a spallate nelle classifiche americane dominate dai gruppi grunge.
Diventa disco di platino grazie a successi radiofonici come “Down On Me”, “When Will It Rain”, “I Stand Alone”, “Redneck Punk”, ma è soprattutto grazie a “The Lumberjack” e al suo assolo di… motosega!
Non solo umorismo adolescenziale, ma grandi pezzi di hard rock orecchiabile e chiassoso, figlio di Black Oak Arkansas, Ted Nugent, AC/DC e Rose Tattoo.

A causa di doppi sensi fin troppo espliciti, la KMart (una celebre catena di grandi magazzini americani), si rifiutò di vendere l’album, così la band si esibì provocatoriamente nel parcheggio del negozio.
Dopo questa bravata studiata dal marketing, seguirono i tour di spalla a Aerosmith, Kiss, ZZ Top, Ted Nugent, e i video in rotazione su MTV ne consolidarono la notorietà.

 

Sempre con i riff degli AC/DC e l’odore di gamberoni fritti, nel 1994 i Jackyl tornano sulla scena del crimine con “Push Comes To Shove”. La gang tira un po’ il freno a mano sui testi, ad eccezione di “Rock A-Ho”, ma continua con la consolidata formula collaudata, sfoggiando nuovamente la motosega in “Headed For Destruction”. Prodotto dal noto Bruce Fairbairn (Loverboy, Aerosmith, Blue Öyster Cult, Bon Jovi, AC/DC) il disco si guadagnò il disco d’oro (nonostante la scarsa promozione delle Geffen dovuta alla brutta reputazione che si erano fatti) e si esibirono in una delle manifestazioni più chiacchierate del periodo, Woodstock ‘94 di fronte a 325.000 spettatori.
La tenace title track dà inizio all’album, che prende slancio con le zoticone Dixieland”, “Secret Of The Bottle”, “I Could Never Touch You Like That”, “Back Down In The Dirt” e “I Want It”.

 

Dopo i diverbi con la Geffen, la band firmò con la Mayhem Records per la registrazione del disco dal vivo “Night Of The Living Dead” registrato a Dallas nel capodanno del 1995 e pubblicato esclusivamente in Europa. Dopo meno di un anno, il loro scopritore, John Kalodner, gli trovò un contratto con la Epic Records e nel 1997 danno alle stampe “Cut The Crap” con in regia due pesi massimi del settore: Mike Fraser (AC/DC, Metallica) e Kevin Shirley (Aerosmith) e con Brian Johnson degli AC/DC, co-autore e ospite nel singolo “Locked And Loaded”.
A livello di vendite il disco non decollò, ma rimane un’altra ottima prova dei Jackyl che si affidano come sempre ad un hard rock tradizionale, fatto di buon umore, alcool ad alta gradazione e motoseghe.

 

Contrasti con l’etichetta fanno passare i Jackyl alla piccola Shimmer Tone Recording Company che mette sul mercato la raccolta di b-side dal titolo “Stayin’ Alive”, ancora una volta prodotto da Mike Fraser e con la presenza di diverse cover (“Live Wire” degli AC/DC, “Gimme Back My Bullets” dei Lynyrd Skynyrd e “Nobody’s Fault” degli Aerosmith), insieme a una serie di tracce registrate dal vivo. In contemporanea, la Geffen pubblicò la compilation “Choice Cuts”, un greatest hits anche qui con la presenza di due cover: “We’re An American Band” dei Grand Funk Railroad e “I Am The Walrus” dei Beatles.

Una band da guinness

Il tempo di finire due volte nel “Guinness Book of World Records” nella categoria “The Hardest Working Band in Rock ‘N’ Roll” per aver suonato 100 show in 50 giorni e 21 concerti in sole 24 ore, che Jesse James Dupree si chiude in studio per registrare il materiale che finirà sul suo primo disco solista intitolato “Foot Fetish”, album non troppo distante dalle sonorità proposte con la sua band: southern rock con i soliti testi osceni e qualche esperimento blues e funk, ma senza l’utilizzo della motosega.

 

Jesse James Dupree Foot fetish

 

Da segnalare “Mainline”, “Devil’s Advocate”, “I Gotcha” e una nuova versione di “Do Let Not Go There” (cover già edita su “Cut The Crap”).
Nello stesso periodo Jeff e Chris Worley fondano i Super V e pubblicano “Three Headed Monster” insieme allo scomparso vocalist Virgil Hamilton, mentre il bassista Tom Bettini gira raduni biker con i N2O e Cattleaxe.

Nuova line-up

In occasione dei tour estivi del 2001 arriva al basso l’ex Brother Cane Roman Glick e con una line up rinnovata tornano in studio per mettere insieme i pezzi che compongono “Relentless”, un altro pesante tributo a AC/DC e Blackfoot, con un disco più ispirato del precedente, con i solidi ritmi boogie del sud, accesi da Dupree.
Brian Johnson approfitta di qualche Bud per collaborare a “Kill The Sunshine”, canzone che potrebbe facilmente essere inserita anche nel catalogo della band australiana.
Ovviamente non sarebbe un album dei Jackyl senza almeno un assolo di motosega, così ecco arrivare la title track e una serie di brani come “If You Want It Heavy”, “I’m On Fire”, “Vegas Smile”, “Billy Badass” e “The More You Hate It” che danno il bentornato alla band.

Nel 2003 la Universal Music / Geffen Records mette a catalogo i Jackyl nell’acclamata serie di best of “20th Century Masters – The Millennium Collection”, ma la reputazione di live band incendiaria viene sancita con “Live At The Full Throttle Saloon” su Sanctuary Records, un CD/DVD con l’esibizione del 2003 al leggendario raduno annuale di motociclisti di Sturgis, in South Dakota.

 

Il frontman torna nel 2008 con i Jesse James Dupree & Dixie Inc. e “Rev It Up e Go-Go”, un album diviso tra canzoni in linea con le sue vecchie produzioni e altre dallo stile country, con il consueto e divertente cantante che fa più i Kentucky Headhunters che gli AC/DC.
Dopo la parentesi solista, due anni più tardi è il momento di “When Moonshine And Dynamite Collide”, con i fuorilegge della Georgia, che rimangono fedeli alle loro radici e al sound che gli ha sempre contraddistinti: rock and roll ad alto voltaggio, dove scalano la classifica delle band politicamente scorrette.
Dall’iniziale “Loads Of Fun”, proseguendo con “I Can’t Stop”, “She’s Not A Drug”, “Get Mad At It”, “Deeper In Darkness”, fino ad arrivare a “Full Throttle”, i Jackyl continuano a macinare riff e volgarità.
Non mancano anche qui le cover: “Just Like A Negro” dei Mother’s Finest e la loro stravagante versione di “Mercedes Benz” di Janis Joplin.

 

 

Dupree lavora su più fronti: aiuta il figlio Nigel a pubblicare il disco “Up To No Good” per la sua etichetta, la Mighty Loud Inc., con la quale pubblicherà anche il settimo lavoro da studio dei Jackyl, “Best In Show”, dove la sua band offende e spara le loro munizioni in pezzi come “Better Than Chicken”, “Screwdriver”, “Encore (It Makes My Bic Dig Her)”, “Horns Up” e “Golden Spookytooth”.
Anche in questa release non mancano le cover: “Cover Of The Rolling Stone” di Dr. Hook (con una batteria a-là “We Will Rock You”) e “It’s Tricky” dei Run DMC.

A proposito del figlio di Jesse James Dupree, apro una piccola parentesi perché i più attenti, lo avranno visto alla batteria nel video di “Lookin’ For Love, Ready For War” dell’ex Biters Tuk Smith And The Restless Hearts, dove fa un cameo anche il frontman dei Jackyl.

 

 

Dopo “10 Live”, i Jackyl restano fedeli alle loro armi e fanno ruggire i Marshall con “Rowyco”, dieci tracce alimentate da birre, Ted Nugent ed AC/DC, fatte per essere cantate durante un redneck spring break.

Nel 2020 altro disco dal vivo dal titolo “Family Reunion – Live In Kansas City“, registrato durante l’esibizione della band il 21 dicembre 2019 al The Midland e disponibile solo attraverso il loro fan club.

Ascoltando i Jackyl sembra che gli anni 90 non siano mai esistiti.

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