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Electric Guitars – “Rock’n’Roll Radio”

Piacevole sorpresa dietro a questo strambo progetto tutto danese (…questo è già il terzo album!) a firma Søren Andersen, chitarrista eclettico che ha collaborato con Glenn Hughes, Marco Mendoza e Mike Tramp e Mika Vandborg, altro chitarrista attivo in svariati progetti con i Love Shop, Claus Hempler e Justin Hawkins. A completare la squadra il bassista Peter Kjøbsted e il batterista Morten Hellborn. Sotto l’egida dei fratelli Binzer dei grandissimi D.A.D. che si occupano della produzione e delle parti vocali del singolo “Headless Chicken”, confezionano questo bell’album di pesante e oscuro hard rock con grandi riff e ancor più grandi ritornelli. Nonostante il nome qua non ci sono masturbazioni chitarristiche fini a se stesse…qua c’è del fottuto rock’n roll come va fatto…ne più, ne meno.

…“I need more rock n roll on the radio, turn it up now let it overload” il tutto su una base semplice semplice che scimmiotta i migliori Ac/Dc, questa è la title track “Rock n Roll Radio” e canzone iniziale di questo disco: riff zozzi, campanaccio e tempo tenuto con il piede.

Gran bel pezzo “False Flag Operation” dove vengono fuori le radici anni settanta dei protagonisti, con chitarre fumanti ed un grande chorus urlato a squarciagola.

La voce grattugiata ed inconfondibile del leader dei D.A.D. fa capolino nell’hard rock muscolare di “Headless Chicken” che sembra un estratto dei primi album della storica band danese.

L’oscurità cupa e la pesantezza dei primi Sabbath esplode sulfurea in “Swagman”, accentuata dalla voce filtrata e da un ritornello polveroso e arrugginito.

Si torna dalle parti dei fratelli Young con la scialba “Splinter”, anche la più melodica e zuccherosa “Bambi On Ice” non regala particolari sussulti pur avendo dalla sua parte una linea melodica alquanto pop.

La felina lentezza di “Homewrecking Woman” fa rialzare di scatto la testa al disco dopo un paio di episodi meno riusciti…ottimo brano tra il Glenn Hughes solista degli ultimi anni e la sua gioventù nei Deep Purple dei tempi d’oro. Ancora riffoni pesanti su un coretto melodico in “Stay Under The Radar” per finire con “Back To You” che passa e se ne va in modo ruffiano ma senza slanci.

La band mescola sapientemente svariati ingredienti su uno scheletro da arena rock anni ’80…stoner, metal, anni ’70 perfino rock alternativo quasi grunge anni ’90. Ma gli chef sapienti presenti in questo progetto conoscono bene i dosaggi per cucinare un piatto prelibato per gli amanti dell’hard rock senza macchia.

(2017 – Mighty Music)

MATTEO TREVISINI

 

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