Burning Minds Music Group: Stefano Gottardi e Oscar Burato

Stefano Gottardi e Oscar Burato
Sono tra le etichette più attive in ambito Aor e Glam e da anni danno visibilità alle scena underground. C'è sembrato doveroso rendergli omaggio con un'intervista dove Stefano e Oscar ci hanno parlato della Burning Minds, dei gruppi italici e dei problemi con i lettori CD per le auto...

Sono tra le etichette più attive in ambito Aor e Glam e da anni danno visibilità alle scena underground. C’è sembrato doveroso rendergli omaggio con un’intervista dove Stefano e Oscar ci hanno parlato della Burning Minds, dei gruppi italici e dei problemi con i lettori CD per le auto…

Ciao ragazzi, prima di tutto benvenuti – finalmente – su Slam! e complimenti per tutto quello che state facendo…

Stefano: Ciao Moreno, è un piacere essere ospitati sulle scintillanti pagine di Slam!

Grazie! Prima di tutto presentatevi ai lettori di Slam!

Stefano: Siamo Stefano Gottardi, uno scribacchino rockettaro, e Oscar Burato, un fonico, che conosciutisi nel 2007 grazie alla comune passione per la musica Glam / Sleaze, un anno dopo hanno fondato Street Symphonies Records, la prima e finora unica etichetta italiana completamente dedicata al genere.

Ok, iniziamo a parlare della Burning Minds, di cosa si tratta, chi è coinvolto e qual é il suo obiettivo?

Oscar: Burning Minds Music Group nasce dalla volontà di far evolvere i nostri vecchi brands (Street Symphonies Records, LOGIC IL LOGIC Records e Atomic Stuff Promotion) all’interno di una nuova entità fortemente specializzata nel proprio settore, e riorganizzata professionalmente in maniera capillare al fine di offrire ai nostri artisti un supporto di alto livello qualitativo, che non dimentica però il lato maggiormente umano della collaborazione come spesso oggi invece tristemente accade nell’intricato mondo discografico globale. Lo staff è composto da me, proprietario dell’Atomic Stuff Studio di Isorella (BS) e responsabile wharehousing, Stefano Gottardi, Promotion/Label Manager dell’intero gruppo, e di una terza figura (che annunceremo ufficialmente in un prossimo futuro), la quale si muove al nostro fianco dal lato A&R e nella gestione dei contenuti di tutto il mondo Burning Minds. Dietro al nostro semplice moniker si nasconde una Music Company moderna e strutturata, la quale può contare su ben dieci differenti business partners, necessari a coprire tutte le fasi che si celano dietro alla creazione e allo sviluppo di uno studio album sino al suo rilascio sul mercato. La distribuzione delle uscite è poi assicurata da tre differenti società che si muovono a livello internazionale, ovvero Sound Trek Distributions (per l’Italia), AnderStein Music (per il Giappone) e Plastic Head Distributions (per Europa e resto del mondo). AnderStein Music, inoltre, in caso di uscite di particolare qualità, ha la facoltà di proporci un contratto di licenza esclusivo per la stampa di edizioni dedicate al mercato giapponese, comprensive di materiale bonus. L’obiettivo primario è quello di offrire agli artisti le competenze ed il supporto necessario per dare visibilità e promozione alla propria musica, creando anche una vera e propria rete di collaborazione e condivisione tra gli appartenenti al nostro roster. A questo pro Burning Minds è già scesa in campo a più riprese nell’organizzazione di eventi live di un certo livello all’interno della nostra penisola, il prossimo dei quali sarà il Rock Temple Festival in arrivo il 29 di questo mese al Legend Club di Milano.

Stefano Gottardi e Oscar Burato

Qual é stata la difficoltà più grande che avete incontrato per realizzare questo progetto?

Oscar: Burning Minds Music Group ha necessitato di mesi e mesi di ininterrotto lavoro per essere lanciato sul mercato, a partire dalla riorganizzazione generale dei vecchi brands al fine di inserirli con una prospettiva totalmente nuova in questa rinnovata e promettente realtà. La prima vera e propria rivoluzione ha riguardato la creazione del nostro nuovissimo sito internet, ora riorganizzato professionalmente per contenuti, e sviluppato dalle sapienti mani dell’amico e partner WStudio Design, che i più conoscono nella persona di Denis Abello, caporedattore di Melodicrock.it (il sito ufficiale di Burning Minds è raggiungibile all’indirizzo www.burningmindsgroup.com). Il passo successivo è stato quello di riorganizzare i vecchi brands con l’affiancamento di due marchi nuovi di zecca, operazione che ci ha permesso di riorganizzare il nostro roster in maniera chiara e settoriale, così da indirizzare i fans in maniera semplice ed intuitiva sulla tipologia di uscite incluse in ogni singola etichetta (Street Symphonies Records per il Glam / Sleaze / Hard-Rock, Art Of Melody Music il Rock Melodico, l’AOR e la musica Westcoast, LOGIC IL LOGIC Records per il Metal e Sneakout Records come base operativa per tutti gli artisti underground e di nuova levatura). Attorno a tutto questo, Atomic Stuff Promotion rappresenta il contatto unico e diretto per la promozione e la diffusione mediatica di tutti i contenuti a firma Burning Minds, offrendo comunque i propri servizi e le proprie competenze anche a band ed artisti non direttamente collegati al nostro roster discografico.

Come avviene la selezione dei gruppi su cui puntate e cosa deve (e non deve) fare una band per entrare nel vostro roster?

Oscar: Il problema principale degli artisti oggi è quello di investire il proprio budget in maniera del tutto sconsiderata e poco mirata, scelta che altro non può fare se non ridurli ad avere tra le mani prodotti di qualità altalenante e pieni di difetti, impossibili da piazzare in maniera sensata sul mercato discografico attuale. Il caso più tipico a cui andiamo incontro è quello di gruppi che hanno indirizzato il proprio budget per la registrazione di un EP, il quale contiene solitamente solo 6 o 7 tracce con evidenti problemi di sound, contraddistinte da testi in lingua inglese infarciti di errori, il tutto poi accompagnato da grafiche “casalinghe” di basso livello qualitativo. Ora, un prodotto di questo tipo è già in partenza insalvabile e non ha nessuna possibilità di distinguersi nell’affollato mercato internazionale, rimanendo per di più un gioco fatto da amici che può risultare buono solo per essere venduto ai conoscenti dopo l’esibizione tenuta alla festa patronale del proprio paese.
Ovviamente prodotti di questo tipo non mancheranno di trovare l’interesse di etichette senza scrupoli pronte a spillare buone quantità di denaro agli artisti dietro promesse senza alcuna base reale, ma la realtà è invece che nessun fan di quella musica al mondo spenderà il proprio agognato e sudato denaro di fronte a lavori di tale livello. Per entrare nel nostro roster bisogna scegliere semplicemente una tra queste due strade: proporre un full-length di almeno 10 tracce con tutti gli elementi già enunciati prima curati a dovere in ogni dettaglio, oppure proporre del materiale ancora in fase embrionale, che il nostro staff valuterà al fine di proporre dei pacchetti professionali in cui sono inclusi registrazioni, mix/mastering, produzione, revisione dei testi in inglese, grafiche e tutto quanto connesso all’uscita sul mercato internazionale di un album professionale. Dimenticavo un’ultima importante considerazione: per noi sono infinitamente importanti le persone ancor prima degli artisti, quindi evitiamo molto volentieri di avere a che fare con teste calde a cui mancano il senso dell’umiltà, dell’autocritica e della condivisione del proprio lavoro.

Parlatemi delle ultime, e delle future pubblicazioni…

Stefano: L’ultimissima in ordine di tempo è stata il secondo disco di Michael Kratz “Live Your Life”, uscito su Art Of Melody Music a Marzo. Michael è un artista piuttosto noto in Danimarca, dove ha suonato la batteria con una famosa Pop band di nome Kandis fino al 2012, quando ha deciso di dedicarsi al suo progetto solista in veste di cantante. Si tratta di un album AOR / Westcoast con ospiti del calibro di Steve Lukather (Toto), Michael Landau, Dom Brown (Duran Duran), David Garfield, Christian Warburg (Paul Young) e Alessandro Del Vecchio (Revolution Saints, Hardline). Il primo di giugno usciranno due CD, uno su Sneakout Records, “Fallen America” dei Pacino, una Alternative Rock band con una vecchia conoscenza dietro al microfono, almeno per chi segue la nostra attività, Mattia degli X-Ray Life, ed uno su Street Symphonies, “Scaryman” degli svedesi Lipz, che consiglio caldamente ai lettori di Slam in quanto trattasi di una piccola perla Glam come ormai non se ne sentono più molte. A luglio avremo un’altra interessante uscita, il debut di una Alternative Rock / Metal band fiorentina di nome Orphan Skin Diseases, mixato e masterizzato da Oscar presso il suo Atomic Stuff Recording Studio. Dopo l’estate arriveranno alcuni piccoli grandi botti su Art Of Melody e Street Symphonies, fra cui il disco solista di Gianluca Firmo, mastermind dei Room Experience. Non posso fare altri nomi, ma per chi ama Melodic e Hard Rock ci saranno delle belle sorprese.

Ottimo! Quali canali usate per la promozione e quali sono le differenze sostanziali per promuovere un disco in Italia e all’estero?

Stefano: Ci affidiamo molto alla rete, social e webzine. Personalmente sui social ci scampo, sia per gestire le varie pagine delle nostre etichette, che per promuovere notizie, video e streaming vari su gruppi e pagine dedicate, dove è più facile avere un riscontro diretto del reale interesse del pubblico. Ovviamente curiamo tutta la parte relativa alla stampa con l’invio delle nostre newsletter ad una fitta rete di contatti costruita in dieci anni di lavoro e costante ricerca. Non tralasciamo però la carta stampata, dove negli ultimi mesi siamo stati presenti con varie inserzioni pubblicitarie, sia in Italia che all’estero. Non vengono trascurate nemmeno le radio, web e non, a cui non facciamo mancare mai le nostre uscite. Anzi, colgo l’occasione per invitare chiunque volesse iniziare una collaborazione in questo senso a scrivere a promotion@atomicstuff.com parlandoci del suo sito/programma radio. Credo che la vera differenza, in Italia come all’estero, la faccia la qualità del prodotto che si sta offrendo che, se abbinato ad una campagna promozionale professionale e dedicata, non passa mai inosservato nonostante l’affollamento del mercato.

Quale titolo ha venduto di più e dove? Il mercato giapponese è ancora tra i più ricettivi?

Stefano: Degli oltre cento CD pubblicati dal 2008 ad oggi, ne sono usciti già nove da quando abbiamo fondato Burning Minds, e di questi alcuni sono andati particolarmente bene, come ad esempio il debut omonimo degli aorster Airbound su Art Of Melody, esaurito e poi ristampato, oppure quello dei rocker svedesi Aerodyne, “bruciato” in un mese. Altri dischi che ci stanno dando particolari soddisfazioni sono le altre due uscite di Art Of Melody, “XXenty” dei Mindfeels e “Live Your Life” di Michael Kratz. Titoli che hanno venduto parecchio in passato direi che sono quelli ormai fuori catalogo come Absynth Aura, Hollywood Killerz e Echotime su LOGIC IL LOGIC Records, Sin’ Sound su Atomic Stuff Records, e Johnny Burning, Killer Klown, The Upperclass Bastards, Peep Show, Vietcong Pornsurfers, Pompei Nights e il tributo a Dave Lepard su Street Symphonies Records. Mi spiace dover constatare, però, che si sia sempre venduto meglio all’estero, dove anche band nostrane sembrano essere più apprezzate che qui da noi. Il Giappone, poi, è una storia a sé. Alcuni lavori ad esempio hanno goduto di una release dedicata con bonus track nella terra del Sol Levante: Absynth Aura e Pompei Nights in passato e Viana, Airbound, Mindfeels e Michael Kratz in tempi recenti grazie al nostro partner AnderStein Music.

Siete d’accordo con me che chi oggi acquista dischi lo fa per feticismo come il sottoscritto e poi per comodità se li ascolta da Spotify? …Il disco fisico ha ancora senso nel mercato musicale?

Stefano: Non saprei, personalmente non ho mai aperto Spotify se non per motivi di lavoro. Non ho mai smesso di acquistare dischi e niente mi dà soddisfazione come ascoltarne uno sul mio impianto stereo. Persino sulla macchina ascolto ancora i CD. Ti racconto un piccolo aneddoto: quando sono andato in concessionaria a comprare la mia attuale automobile, alcuni anni fa, il venditore al quale domandai se l’autoradio avesse il lettore di serie mi rispose che aveva soltanto la presa USB per la chiavetta, essendo il supporto fisico totalmente superato. Alla mia espressione contrariata ne seguì una filippica in cui il malcapitato provò a convincermi della bontà della sue affermazioni, al che gli dissi che non avrei acquistato la vettura. Mi rispose che non c’era problema, avrebbe fatto montare un autoradio con il lettore: devo essere stato convincente, anche perché ero assolutamente serio nelle mie affermazioni!

ahaha, non sei il primo che mi racconta una cosa del genere… Per ora la mia macchina resiste e non mi sono ancora trovato di fronte a qusto problema…

…Detto questo, sì, il disco fisico ha ancora senso, anche se non si può negare che siano perlopiù le persone della mia generazione, quelle cresciute negli anni Settanta, Ottanta e anche prima ad esserne degli avidi consumatori. Ogni tanto vedo anche qualche giovane, nei pochi negozi rimasti o alle fiere del disco, e questo mi dà qualche piccola speranza per il futuro. Non si venderà più tanto come una volta, ma posso affermare senza timore alcuno di smentite che se un bel giorno Art Of Melody o Street Symphonies decidessero di diventare delle label digitali abolendo del tutto il CD, farebbero incazzare una cospicua fetta dei loro affezionati clienti…

Volendo sognare, anche se è già sotto contratto con una major, con quale gruppo vorreste lavorare?

Stefano: Sono un sognatore, ma anche una persona coi piedi per terra, di conseguenza mi rendo conto che non potremmo mai competere con una major, anche solo numericamente. Preferisco quindi cercare di portare avanti il progetto nel migliore dei modi e di trovare qualche futuro big scavando nell’underground di oggi. Dare voce a qualche artista che rischierebbe di finire nelle mani sbagliate ed essere testimone in prima persona del suo piccolo successo è già una bella soddisfazione, anche se non nego che mi piacerebbe crescere ancora un po’ come label: stiamo lavorando duramente ogni giorno anche per questo.

I Bon Jovi sono appena stati inseriti nella Rock And Roll Hall Fame, cosa mi dite? Anche voi avete fatto fatica a riconoscere Alec John Such?

Stefano: So bene di rischiare di rendermi altamente impopolare dicendo la verità, ma non sono uno a cui piace girare troppo attorno alle cose: nel corso degli anni ho sempre preferito le band underground, quindi anche nel Glam / Sleaze / Hard Rock che mi piace tanto, ho seguito poco i big. I Bon Jovi non son mai stati fra le mie band preferite, né ho mai amato particolarmente i loro dischi, a parte forse 7800° Fahrenheit che trovo davvero bello. Di conseguenza non ho la più pallida idea di che faccia avesse o abbia oggi Alec John Such, mi spiace!

Capito… Chi candidereste allora per la prossima edizione del Rock And Roll Hall Fame?

Oscar: Personalmente credo che i tempi sarebbero maturi per vedere i Def Leppard finalmente insigniti di questa onorificenza, in particolare per la loro caparbietà nell’affrontare con successo tutti i traumi personali che li hanno visti coinvolti come band nel corso della loro più che rispettabile carriera.

Stefano: Per i motivi di cui sopra, non mi sono mai interessato alla Rock and Roll Hall of Fame, ma se dovessi indicare qualche nome direi senza dubbio Nazareth, The Sweet e Blue Öyster Cult che non mi risulta siano mai stati introdotti.

Due righe per sponsorizzare un po’ il Rock Temple Festival?

Oscar: Il Rock Temple Festival è un evento che rappresenta un’occasione davvero speciale, e cioè quella relativa alla prima calata italica di sempre degli AORsters canadesi Boulevard. Il Festival nasce da un’idea del mailorder online Rock Temple, un vero e proprio punto di ritrovo degli appassionati di musica specializzato nella vendita di uscite legate al mondo del rock e del metal a 360°. Tra Rock Temple e Burning Minds Music Group esiste una stretta collaborazione professionale, essendo Rock Temple lo shop ufficiale di tutti i prodotti a firma Burning Minds, e proprio da questa collaborazione (e grazie anche al supporto di Rocker Sound Agency) è nata la prima edizione del Rock Temple Festival, un evento che promette di diventare negli anni un appuntamento fisso e di culto per tutti gli amanti delle sonorità AOR e limitrofe. Oltre ai Boulevard, presenti come detto nella loro prima ed unica data italiana, sul palco saliranno altri tre nomi già ben noti nei circoli del rock melodico tricolore, di cui due provenienti proprio dal roster di Burning Minds: Soul Seller, Mindfeels e Airbound. Tutti i dettagli sull’evento sono disponibili a questo link: bit.ly/2I5IhWb.

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