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Hollywood Killerz

hollywood killerz 2018
"The Starving Sound" è l'ultima release degli Hollywood Killerz, dopo qualche mese dalla sua uscita abbiamo scambiato qualche email con lo storico frontman Harry Kill Kill e il chitarrista Simo.

“The Starving Sound” è l’ultima release degli Hollywood Killerz, dopo qualche mese dalla sua uscita abbiamo scambiato qualche email con lo storico frontman Harry Kill Kill e il chitarrista Simo.

Ci siamo lasciati con il Glam Attakk e rieccoci qui. Bentornati su Slam!, come state?

(Simo) Benone! Abbiamo quasi terminato la nostra trasformazione in bradipi: ecco spiegato il motivo per cui rispondiamo a questa intervista in colpevolissimo ritardo!
(Harry) Siamo vivi e abbiamo ancora voglia di infilarci nelle nostre giacche di pelle per buttar fuori un po’ di rock ‘n’ roll, quindi direi decisamente bene!

Partiamo parlando del nuovo disco. Lo avete descritto come un “disco per chi venera come divinità pagane Johnny Thunders, Dee Dee Ramone e Stiv Bators“… ci avrei aggiunto anche Demolition 23 e un paio d’altri nomi, ma poco conta… di cosa siete più soddisfatti a questo giro rispetto ai precedenti?

(Simo) Registrare questo disco è stato parecchio divertente. Per “The Starving Sound” abbiamo registrato batteria, basso e guitarre ritmiche in presa diretta, per dare un feeling più live alle canzoni. Successivamente abbiamo messo parti di guitarra, assoli, voce… e poi abbiamo chiamato un po’ di amici a fare i cori: Tony (che en passant suona assieme a Livio nei SOAB), Dolzan e Riccardo. Inoltre abbiamo avuto due ospiti illustri come Paolo Angelo Parpaglione e Andrea Scavini a suonare rispettivamente sax e piano in “Filthy”.
Abbiamo registrato il disco dal nostro amico Dano presso il suo studio The Deepest Sea, divertendoci assieme a lui a mischiare Marshall, Orange, coni Greenback e casse Davoli, naturalmente bevendo duemila birrette e fumando altrettante sigarette. Del mastering se n’è occupato Collin Jordan, a Chicago, e questo è un altro aspetto di cui sono molto soddisfatto: aver avuto a che fare con Collin è stato molto gratificante, e il risultato finale decisamente soddisfacente. Inoltre, questo è il primo disco degli Hollywood in cui Steve ha suonato la batteria, e devo dire che il ragazzino ha fatto proprio un ottimo lavoro, visto e considerato che nei nostri due lavori precedenti hanno suonato Roby Vitari e Lollo, mica due stronzi qualsiasi! Un’altra delle cose di cui sono veramente soddisfatto è aver messo su disco alcune canzoni che ho scritto in un periodo un po’ turbolento della mia vita… alla fine sono un po’ come delle fotografie di un momento, una sorta di personalissimo diario a cui affido ricordi ed emozioni.

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(Harry) Ogni disco viene registrato con un mood diverso in base al periodo della nostra vita sia come singoli elementi che come band, per quanto mi riguarda in questo “The Starving Sound” ho buttato dentro un impeto più oscuro, una nitida disillusione riguardo la realtà sia nel modo di cantare che nelle liriche. Non mancano certo momenti più beffardi tipici del nostro songwriting come in Black Coffee Song, ma in linea di massima il sound è un po’ più cupo rispetto ai precedenti lavori. Quello che abbiamo curato di più rispetto al passato sono soprattutto i cori sia durante il songwriting che nell’esecuzione e per questo devo ringraziare Tony, Andrea e Riccardo che hanno fatto davvero un ottimo lavoro.

So che avete rinunciato alla stampa su vinile per un pregiato digipack…

(Harry) Purtroppo siamo stati costretti a rinunciare al vinile per questioni di budget. Siamo consapevoli che Il CD vive un periodo non troppo felice nelle vendite ma alla fine io ci sono particolarmente affezionato, nei 90s tutti i dischi che ho amato sono praticamente usciti solo in quel formato. Fare uscire un digipack ci sembrava più divertente che non un classico Jewel Case e quindi la scelta è stata piuttosto immediata.
(Simo) Rinunciare al vinile è stato doloroso, ma necessario. Pensa che inizialmente insistevo per fare uscire il disco esclusivamente in vinile e digitale, come avevamo fatto con I Derelitti.
Ad ogni modo, abbiamo poi deciso di optare per il digipack, visto che finora non ne avevamo mai fatti. Devo dire che il risultato finale è perfetto, soprattutto grazie al contributo grafico di Harry che è sempre una spanna sopra a tutti.

Filthy” di Nick Curran & The Lowlifes come cover, scelta insolita… a quando “Forever Young” dei Tyketto?

(Simo) Penso che se mai mi azzardassi a suonare un pezzo dei Tyketto finirei per sputarmi addosso guardandomi allo specchio, per poi darmi fuoco dopo essermi cosparso di benzina!
(Harry) Ahahahah Aaron Christo no?

…A parte gli scherzi, come mai questa scelta? Di chi è stata l’idea?

(Simo) È stato Dome a proporre questo pezzo. L’abbiamo provata in sala prove, e dal momento che il risultato finale ci è piaciuto, abbiamo deciso di registrarla e inserirla nel disco.
(Harry) È un pezzo rock ‘n’ roll diretto, viscerale, divertente, l’abbiamo provato una volta in sala prove e ci siamo divertiti a portarlo avanti, poi in fase di registrazione l’abbiamo impreziosito aggiungendo il sax e il piano come ricordava Simo poco fa, dal vivo è un po’ più furioso, ma è sempre un pezzo che fa muovere il culo ai presenti senza che nemmeno se ne accorgano.

Concerti. Com’è la situazione e dove vi potremo vedere dal vivo?

(Simo) Suoniamo quando capita, per lo più affidandoci alla nostra rete di amicizie e contatti.
Non abbiamo agenzie di booking, non mandiamo email, non telefoniamo mai a nessuno, ci presentiamo ai locali ma poi finiamo per bere e cazzeggiare e facciamo di tutto tranne che prendere date. Ma va bene così… non abbiamo nessuna smania di suonare ovunque e a qualsiasi condizione, ci interessa divertirci e passare una bella serata, e basta. L’unica cosa che ci interessa è sfondare i timpani dei presenti, e direi che ci riusciamo abbastanza bene. Per fortuna ci sono persone che si sbattono e mandano avanti locali e situazioni, nonostante le mille difficoltà che si incontrano con l’organizzazione di musica dal vivo. Ne approfitto per salutare e ringraziare Glaze, Tommy, Machno, Giulio, Dario, Marco e i ragazzi de Last One To Die Crew, Raffaella e Haron, Andrea e Mattia, i ragazzi del centro Hibou… e tutti i nostri amici in giro per l’Italia che si danno da fare animati da pura passione.

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Ricordo che anni fa avete suonato anche un pezzo dei Nasty Licks dal vivo… c’è un pezzo di un gruppo italiano che avreste voluto aver composto voi?

(Simo) Ci sono diversi pezzi di band come Thee STP, Peawees, Leeches etc etc che amo alla follia… ma preferisco che siano stati loro a comporli, e a colpirmi. Del resto c’è un motivo se adoro queste band, no?
Di recente, grazie a delle interessanti conferenze tenute a Torino da parte del mitico Lele Roma, ho scoperto Enzo Maolucci. Ecco, in quel momento ho pensato che mi sarebbe piaciuto aver ripreso la sua “Torino che non è New York” assieme ai Derelitti… me la sono subito immaginata in testa, son sicuro che sarebbe stata una vera figata!

(Harry) Lessons degli STP, Don’t knock at my door dei Peawees e Ten Minute Girl dei Crackhouse per citare le prime che mi vengono in mente, ma se scavo me ne vengono sicuramente molte altre. I Nasty Licks invece sono un pezzo di cuore, nelle nebbiose campagne piemontesi un gruppo di disadattati che alla fine degli anni ‘80 se ne esce con un gruppo simile è un inno al coraggio e insieme alla folli. “All Alone” potremmo anche rifarla prima o poi…

La scena melodic rock in Italia sembra essere molto viva, ma a parte qualche – eccellente – eccezione, il movimento sleaze glam sembra vivere un po’ una fase di stallo o sbaglio? …poche idee e tanti cloni…

(Harry) A me non sembra nemmeno ci sia un movimento “sleaze glam”, ci sono poche band totalmente concentrate su se stesse formate da musicisti che ormai sono più attenti alla perfezione dell’esecuzione live che non all’attitudine, elemento che di fatto era invece la vera anima di questo genere, più che in stallo come dici tu mi sembra che la festa sia finita ormai da un po’, aspettiamo che qualcuno organizzi il prossimo party, fino ad allora.

Parlando con un amico eravamo concordi nel dire che tra il 2002 e il 2007, la scena sleaze glam in Italia era tra le più “calde” d’Europa insieme a quella Scandinava. Siete d’accordo? Senza essere dei patetici nostalgici, qual è il ricordo più bello di quel periodo?

(Harry) Dopo un digiuno totale di sleaze durante gli anni ‘90 all’inizio del millennio per una serie di congiunzioni astrali ci sono stati un sacco di ragazzi che si sono avvicinati al genere, anche se noi italiani dobbiamo faticare il triplo per essere apprezzati fuori dai nostri confini. Negli anni che hai citato era più divertente suonare in giro per l’Italia, c’era più entusiasmo anche solo per organizzare delle serate live, tutta roba DIY intendiamoci, ma sembrava che lentamente qualcosa potesse capitare, invece è tornato tutto alla normalità abbastanza in fretta.
(Simo) La cosa più calda di quel periodo è stata il forum di Slam ahaha!

So che siete dei divoratori e appassionati di musica, ma siccome conosco l’odio che c’è nel cuore di Simo, vi chiedo quali sono i gruppi più osannati, ma che vi hanno sempre fatto cagare?

(Simo) Osannati è una parola grossa… ma penso che nel mucchio posso pescare tranquillamente i Crashdiet, che mi fanno venire l’orticaria solo a nominarli. Avrebbero dovuto sparire dopo il primo disco, e invece continuano a rompere i coglioni, ste merde…

(Harry) I Ratt, anche se non posso parlare di odio o disprezzo, sono uno di quei gruppi che stranamente non mi ha mai appassionato, ci ho provato più volte ma mi hanno sempre lasciato indifferente, diciamo che vivo benissimo anche senza ascoltarli.

Recentemente sono passati in italia gli L.A. Guns, avete avuto modo di vederli? Cosa ne pensate di questo revival anni 80?
(Simo) Cazzo no, non sono potuto andare, ma spero di poterli rivedere a breve, prima che litighino di nuovo e formino cinque versioni diverse della band! Per me questo revival ci sta eccome, frega un cazzo se lo fanno per soldi, per pagare i divorzi o perché non sanno come ammazzare il tempo perché non li fanno entrare in bocciofila. Lo scorso anno ho rivisto i Guns N Roses a Parigi ed è stato fantastico. È stata l’unica volta in cui mi sono commosso a un concerto, ma rivedere i miei eroi di gioventù è stato veramente emozionante, oramai avevo perso ogni speranza.

(Harry) Nemmeno io sono riuscito a vederli anche se mi avrebbe fatto molto piacere, ho apprezzato la reunion su disco e sono convinto che dal vivo abbiano ancora il loro perchè. Per quanto riguarda il revival degli 80s sono un po’ combattuto, se da un lato mi piace poter rivedere artisti che ho amato molto nei miei anni di formazione dall’altro sono dispiaciuto che un certo tipo di rock ‘n’ roll si sia arenato lì, a parte qualche eccezione le nuove generazioni non sono riuscite ad imporsi e quelle vecchie ripropongono le stesse vecchie ricette per sbarcare il lunario, non vedo più quell’energia che dovrebbe essere peculiare di questo genere, oggi quella vitalità si è spostata su altri lidi e forse è giusto così, anche se mi lascia un po’ d’amaro in bocca.

Ho visto su Facebook che si sono riuniti per un concerto anche i Trash Brats, a questo punto spero in una reunion anche dei Big Bang Babies…. Voi su quale reunion puntate?

(Simo) Io sono già felice di aver rivisto dal vivo i Gluecifer, all’Azkena Rock Festival di quest’anno, e devo dire che sono stati veramente devastanti. Spero di cuore che vadano avanti a suonare. Poi è tornato sulle scene anche Hank (ex Turbonegro), e sono ansioso di sentire il disco che uscirà, il singolo nuovo è una bomba. Magari vado controcorrente, ma spero non ritorni nei Turbonegro. Ora come ora non avrebbe senso: oramai Tony Sylvester si è messo a suo agio, ha smesso di urlare e iniziato a cantare, e devo dire che quando li ho visti st’estate in compagnia dei Gluecifer mi ha finalmente convinto anche sui pezzi di repertorio.

(Harry) Shake The Faith e Toilet Boys. Se per i primi la cosa è impossibile nutro qualche speranza per i secondi.

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