I Derelitti “Come Non Ci Fosse Un Domani”

Non è che io sia un grande amante del “Rock Italiano”, anzi, diciamo pure che per me è un ossimoro, tanto che mi piace pensare che quelle poche band che ascolto ed apprezzo, tipo Francesco-C o i Rats di “Indiani Padani” (quanto vorrei ne esistessero dei “raw mixes Liga free”), non rientrino nella categoria ma suonino del rock CANTATO in italiano.

Se vi sembra una sottigliezza del c***o e non cogliete la differenza, sgombrate please, che di rock’n’roll non capite una mazza! Io con le lagne emiliane che vanno per la maggiore non mi ci trovo, e se mi chiedete cos’è il rock a quelle latitudini, vi rispondo senza mezzi termini: Jany James, Le$ter ed Iggy (quello con la bottiglia, mica quell’altro di Detroit!),

Capirete quindi che se quattro rocker torinesi con i contro-cazzi partoriscono un disco in vinile giallo, in 300 copie numerate a mano (mia per “default” è la Nr. 69, crepate d’invidia!), attingendo al putridume proto-punk di New York, Hell-sinki e Detroit possono pure cantare in austro-ungarico che il risultato è garantito!

E’ un gran sollievo sentire finalmente la voce di Sweetmauro, dandy decadente invasato da demoni glamour d’altri tempi, incisa in modo decente, ormai non ci speravo più, non dimenticherò mai le sue performance con i Pouty Lips, ma godo come un riccio anche ascoltando i vecchi pezzi in italiano delle Croste, di cui i Derelitti sembrano figli illegittimi.

Un altro mio feticcio è Simo, il chitarrista degli Hollywood Killerz qui in veste di bassista, la cui mente deviata, mi ci gioco le palle, ha concepito la perversa “Mi Esplode La Testa”, che altri non è che una malsana rivisitazione di “Good Morning Headache” dei grandiosi Smack. Geniale! Claude ne sarebbe orgoglioso!

Gli altri due loschi figuri, che non ho il piacere di conoscere, sono Dum, cantante dei Flowers’ Circle ed Il Broda, cantante dei Penniless, che si occupano egregiamente di chitarra e batteria, in un gioco di scambio di ruoli particolarmente riuscito.

In ogni dannato microsolco di questo piccolo gioiello si respira il sudiciume rock’n’roll più tossico e perverso, trafugato senza tante sottigliezze a Stones e New York Dolls (“Tu Mi Nuoci”, “Eliminailaria”, “Vedo Non Vedo”), a Iggy & the Stooges (“Tutto Quello Che”, “Livida Sbronza d’Amore”), a Dead Boys (“Derelitta”), a Johnny Thunders (la Toxic Park version di “Derelitta”), ed Hanoi Rocks (il riffing di “Mi Svendo”, incisa anche con Tozzo dei Linea 77, è sghembo quanto quelli di Andy McCoy).

I testi sono crudi e diretti, maleducati e nevrotici, le melodie sbronze e deviate portano prepotentemente alla ribalta polverose memorie del Max’s Kansas City, del Mercer Arts Center e della Bowery, della Motor-City e della Londra dei bei tempi, altro che “Via Emilia”!
E due parole per l’artwork del disco le vogliamo spendere? Nah, si commenta da solo, se non ve ne innamorate perdutamente gettate la spugna, il rock (quello “vero”) non fa per voi. Ah, dimenticavo: per voi decerebrati che vi siete liberati del giradischi perché “out”, c’è pure un codice per il download digitale, bischeri…

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